E ora Destination Italia va a prendersi i “turisti di ritorno”

E ora Destination Italia va a prendersi i “turisti di ritorno”
13 Maggio 13:44 2024 Stampa questo articolo

Si scrive turismo di ritorno. Si legge crescita e sviluppo. Ne sono convinti il tour operator Destination Italia e la Confederazione degli italiani nel mondo (Cim), che hanno annunciato una nuova partnership, presentata presso la Camera dei Deputati dalla presidente di Destination Italia Dina Ravera e dal presidente nazionale della Cim, l’onorevole Angelo Sollazzo, alla presenza dei deputati eletto nella Circoscrizione Estera Christian Di Sanzo, per il Nord America, e Fabio Porta, per il Sud America.

Obiettivo della collaborazione, passare dalla filosofia sul turismo delle radici alla sua realizzazione pratica, con lo sviluppo organizzativo e associativo, come ha spiegato la presidente Ravera: «L’Italia è oggi il territorio più amato nel mondo ma non attrae il turismo di alta gamma quanto fanno altri Paesi, ad esempio la Francia. Il turismo fa il 13% di Pil, è vero, ma si può arrivare tranquillamente al 15, che vuol dire 159 miliardi in più all’anno. Oggi la quota dei turisti stranieri in Italia è pari solo alla metà, ma il mondo è immenso. È il turismo di alta gamma che ti cambia l’economia, basterebbero 10 milioni di turisti in più rispetto ai 130 milioni che oggi abbiamo. Come fare ad attrarli? Andando nel mondo».

La partnership, prosegue Dina Ravera, «nasce proprio per unire chi, come noi, sa attrarre questa fetta di turismo con chi, come la Cim, conosce gli italiani nel mondo e vanta una rete eccezionale. Per noi è un onore valorizzarla al meglio. Dal mio punto di vista, farò tutto il possibile per valorizzare la rete Cim e portare valore all’Italia».

«Ci occupiamo di incoming in Italia e lavoriamo prevalentemente con stranieri, quindi inconsapevolmente abbiamo già trattato tanti italiani nel mondo, ma non lo avevamo fatto con questa ottica – osserva nel corso del suo intervento Rita Baccarelli, dirigente Destination Italia – Ci siamo fermati e abbiamo studiato il percorso da seguire. Stiamo partendo con una linea di prodotti che si occupano di far sentire il visitatore sempre più italiano, che sia di origini italiane o meno. Vogliamo dare importanza alle destinazioni cosiddette minori, che minori non sono, perché proprio da queste spesso partivano gli italiani».

Vera novità del progetto, la possibilità di andare a ricercare le proprie origini, come anticipato da Baccarelli: «Abbiamo lanciato sul mercato tre tipologie di prodotto. Innanzitutto i viaggi individuali per chi vuole riconnettersi alle proprie radici. Siamo in grado di ricercare le sue origini e fargli fare un viaggio che non è solo sensoriale ma introspettivo, di ricerca, di comunità. In secondo luogo i viaggi di gruppo, per chi ha origini italiane ma, pur non avendo ancora la possibilità di andare a cercare le esatte radici, sente questo attaccamento all’Italia. A queste persone mostreremo l’Italia degli italiani e non dei turisti. Infine, i viaggi per chi ama il made in Italy, il nostro modo di vivere, un bacino di utenza enorme. Per noi oggi inizia il turismo delle radici, ma è un filone da cui non ci staccheremo più».

Per l’onorevole Di Sanzo, «si attiva una nuova convenzione, una nuova risorsa fondamentale per il turismo delle radici e per la rilevanza del mondo degli italiani all’estero e degli italo discendenti. Quando parliamo di turismo parliamo di risorse economiche. Venti milioni del Pnrr sono destinati al turismo delle radici, noi auspichiamo un maggiore coinvolgimento delle associazioni italiane nel mondo, che hanno un ruolo chiave per raggiungere, in maniera capillare, le persone più interessate nel mondo».

«L’Enit considera un’utenza di turisti di ritorno di circa ottanta milioni di persone, ma pochi in Italia sanno chi siano gli italiani nel mondo, come e dove vivono – ricorda Sollazzo – Dobbiamo dire con molta chiarezza chi siamo e che cosa offriamo. L’errore fatto fino ad oggi è che si è fatto turismo di ritorno pensando a ciò che abbiamo in Italia. Se vogliamo usare nel modo giusto queste risorse del Pnrr dobbiamo guardare all’estero, a chi vuole venire in Italia e a che cosa cerca. Il 70% degli italiani nel mondo sono imprenditori. Possono essere anche turisti? Decisamente sì».

Gli oltre 80 milioni di italiani, oriundi e discendenti, in numero sempre maggiore vengono a visitare il Belpaese. Dal Brasile con trenta milioni di italiani, dall’Argentina con venti, dagli Usa con diciassette, fino ai tre milioni in Europa, la presenza degli italiani nel mondo costituisce una grande ricchezza per il Paesi di accoglimento e per la stessa Italia. «Si tratta di un turismo spesso di alta gamma, imprenditori e professionisti che rappresentano oltre la maggioranza della presenza degli italiani nel mondo. Gli ultimi dati ci confermano che dei 69 milioni di turisti del 2018 almeno 40 di questi erano oriundi italiani – prosegue Sollazzo – Come Cim possiamo vantare di avere un elemento indispensabile: i nostri oriundi nel mondo, anche di terza e quarta generazione, che amano ritornare in Italia alla riscoperta delle proprie radici. L’accordo con Destination Italia rafforza pienamente tale determinazione. Ora, dopo gli studi e le ricerche, occorre passare alla pratica».

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Barbara Laurenzi
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