Forwardkeys, Ponti: «Dal recupero alla crescita del travel» – L’intervista

13 Novembre 14:16 2023 Stampa questo articolo

Entro la fine dell’anno il traffico aereo mondiale sarà molto vicino al recupero totale, rispetto ai numeri del 2019. Ma rispetto a prima della pandemia, i flussi di viaggiatori sono cambiati molto grazie a nuove destinazioni che hanno visto crescere i visitatori e Paesi dai quali quest’anno sono partiti meno passeggeri rispetto a quattro anni fa. Questi gli elementi principali del report che Forwardkeys, la società che analizza il traffico aereo mondiale e ne ricava i trend per i prossimi mesi, ha presentato al Global Summit di Kagili, in Rwanda, dove si è svolto l’incontro mondiale organizzato ogni anno dal Wttc, il World travel and tourism council.

Nell’ultimo trimestre dell’anno, comunque, si sta registrando un recupero più netto, nonostante le ultime ripercussioni sul trasporto aereo legate al conflitto in Israele. Mentre i primi nove mesi vedono un -27% (sempre a confronto con il 2019), tra ottobre e dicembre questa cifra si riduce a -13%. L’Africa e il Medio Oriente arrivano addirittura in positivo: +2%, mentre nel resto dell’anno erano arrivati a -14%.

A pesare su tutto il panorama, comunque, è l’area asiatica: pressoché dimezzati gli arrivi (-45%) tra gennaio e settembre. Nel trimestre in corso si vede un netto recupero: -25%.

Ma quali sono le aree che riservano le maggiori sorprese nell’immediato futuro? Cosa cambierà nel turismo mondiale, secondo quanto ci suggeriscono i dati che arrivano dalle compagnie aeree? Ecco come ha risposto (QUI IL VIDEO) a L’Agenzia di Viaggi Magazine il vice president insight di Forwardkeys, Oliver Ponti, a margine del Wttc Global Summit.

Voi fate il lavoro del veggente che prevede l’andamento del traffico aereo da qui a un anno. Ma come si fa a fare previsioni quando ci sono avvenimenti come quelli che stanno sconvolgendo gli equilibri internazionali da un anno a questa parte?
«Prima di tutto, non si tratta di magia, ma di ricavare indicazioni da una gran mole di dati. Sono le informazioni che arrivano dalle compagnie aeree e dalle imprese del settore dalle quali possiamo comprendere chi volerà, dove e quando. È questo che fa Forwardkeys. E cosa vediamo in questi dati? Prima di guardare al prossimo anno, analizziamo l’anno in corso perché, avendo informazioni in tempo reale, sappiamo cos’è successo finora e abbiamo tutte le informazioni sulle prenotazioni che riguardano quello che succederà fino alla fine dell’anno. Questo ci dà un quadro abbastanza fedele della situazione attuale in termini di recupero del settore viaggi. Su una scala globale, questo recupero sta proseguendo ma ha subìto un’accelerazione negli ultimi tre mesi. Alcune regioni globali stanno già passando dalla fase di recupero a quella della crescita. E questo potrebbe essere il caso dell’Africa e del Medio Oriente, per esempio. Abbiamo alcune regioni che sono ancora molto indietro ma stanno facendo progressi, come l’Asia e il Pacifico. Le Americhe sono decisamente indietro, rispetto alla loro posizione pre pandemica. L’Europa sta rientrando, ma ha subìto l’impatto negativo del conflitto in Ucraina e della pressione inflazionistica. Comunque, da quel che vediamo, per la fine dell’anno dovremmo essere molto vicini ai livelli di quattro anni fa».

Ma ci sono due conflitti. Uno iniziato nelle ultime settimane e uno quasi due anni fa.
«Ovviamente, questo condiziona la domanda nel settore dei viaggi; ma finora in un ambito piuttosto localizzato. Se guardiamo alle conseguenze del conflitto in Ucraina ci rendiamo conto che l’effetto immediato è sui Paesi confinanti. Quelli del centro e dell’est Europa, l’area dei Balcani, la Finlandia. Ma il resto d’Europa non ha conseguenze importanti nonostante abbia ancora un effetto significativo sulla possibilità dei viaggiatori provenienti dall’Asia di raggiungere l’Europa, dato che molte compagnie aeree europee non possono volare sulla Russia. Questo vuol dire che il viaggio dura di più e che crescono i costi, dovendo consumare più carburante. Il recente conflitto in Israele ha avuto finora un impatto vicino alla stessa Israele e riguarda le regioni vicine. Penso alla Giordania o all’Egitto, per esempio, che ha delle conseguenze pesanti per chi lavora nel turismo. E negli ultimi mesi stavano andando davvero forte».

L’Asia è molto importante, visto che da lì viene un gran numero di passeggeri, ma è difficile prevedere cosa faranno. È una cultura molto diversa, quindi anche se voi avete i numeri delle prenotazioni, riuscite a capire in anticipo dove vorranno andare l’anno prossimo? Cosa attrae i turisti asiatici?
«Quello è un continente davvero molto vario e ci sono degli schemi molto diversi sull’andamento dei viaggi e delle prenotazioni. Se guardiamo a Cina, Giappone, Sud Corea, India: sono tutti diversi. Non hanno lo stesso profilo in termini di visitatori e non hanno le stesse preferenze riguardo le destinazioni. Ma una cosa è certa: la gente preferisce viaggiare soprattutto all’interno della propria regione. Quindi, molti viaggi che iniziano in Asia sono diretti verso destinazioni asiatiche. Quando, però, si parla di lungo raggio, penso che gli addetti ai lavori osservino con attenzione quello che sta succedendo in Cina; un mercato che si sta riaprendo e sta ripartendo lentamente. Più lentamente di quanto sperassimo, ma comunque riparte. E sta ripristinando i collegamenti aerei; il che vuol dire che per la gente volare sarà più facile e conveniente di adesso, eliminando il collo di bottiglia. E io terrei sott’occhio anche l’India. Una popolazione numerosissima e dinamica anche nel viaggiare all’estero. C’è una classe media molto forte che vuole scoprire il mondo. Adesso leggiamo che le compagnie aree indiane, come Air India o IndiGo, stanno facendo investimenti consistenti in nuovi aerei per arrivare a gestire flotte molto ampie. Da lì arrivano gli ordini più grossi per nuovi aeromobili che dovranno essere consegnati entro cinque anni. Questo vuol dire che presto vedremo molti più viaggi che partono dall’India verso il resto del mondo. Ma anche al contrario. E renderà quel Paese centrale più di quanto lo sia adesso. È un mercato con un potenziale enorme».

Si è da poco concluso il Global Summit del Wttc in Rwanda ed è stato previsto che nei prossimi 10 anni l’Africa crescerà molto velocemente. Ma in che condizioni si trovano le compagnie aeree? Vede i segnali di una crescita delle destinazioni africane?
«Stiamo osservando lo sviluppo dei collegamenti aerei e vediamo che quelli a lungo raggio tendono a recuperare più rapidamente di quelli intra regionali. Ma per la fine dell’anno saranno entrambi ai livelli del 2019 o anche oltre. Questo vuol dire che il futuro si presenta radioso. Certo, per i collegamenti interni al continente, tornare ai livelli del 2019 non significa arrivare a una situazione ottimale. Ci sono problemi seri quando si vedono i singoli collegamenti e i Paesi africani devono ancora realizzare la politica dei cieli aperti che avevano annunciato diversi anni fa. Quindi, penso che ci siano grandi possibilità di crescita, a condizione che i Paesi collaborino per sviluppare i viaggi verso il continente».

Quindi, non un singolo Paese, ma tutto il continente?
«Esatto. E penso che alcune attività, come per esempio, i safari, siano tra quelle che possono coinvolgere più Paesi con i viaggi motivazionali. È quello che è successo con il lago di Vittoria; dove c’è una collaborazione tra diverse nazioni. Penso che questo possa accelerare il processo, rendere i viaggi più facili senza barriere tra una destinazione e quella successiva e incentivare l’attrattività del continente, dando quindi vantaggi anche ai singoli Paesi».

Economico o lussuoso, qual è il trend attuale?
«Le compagnie aeree stanno scommettendo su maggiore lusso».

Le low cost stanno scomparendo?
«No, è sicuro che le low cost non andranno a morire. Ci sono ancora, Ma le compagnie cercano di massimizzare i guadagni per ogni passeggero e vediamo che c’è un interesse crescente verso le opzioni di viaggio premium. Vediamo sempre più persone che scelgono di viaggiare nelle prime file o prendono dei posti con degli extra. E questo consente alle compagnie di aumentare i ricavi».

L'Autore

Giampiero Moncada
Giampiero Moncada

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