Frena l’inflazione, ma Confindustria cauta: «Economia debole»

Frena l’inflazione, ma Confindustria cauta: «Economia debole»
18 Dicembre 10:51 2023 Stampa questo articolo

Un regalo di Natale anticipato, giusto in tempo per gli ultimi doni da piazzare sotto l’albero. L’inflazione ferma la sua corsa in Italia e le famiglie tornano a spendere: a novembre l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato una diminuzione dello 0,5% su base mensile e un aumento di 0,7% su base annua, rispetto al +1,7% di ottobre. A certificarlo i dati Istat, che si era orientato su una stima preliminare di +0,8%, come riporta il Sole 24 Ore. Confindustria prende atto della frenata, ma resta cauta a fronte dell’ottimismo sfoggiato da mercati finanziari e da esponenti del governo: «L’inflazione cala, ma le difficoltà di industria e servizi sono ancora evidenti, quindi l’economia è debole».

L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,7% per l’indice generale e a +5,1% per la componente di fondo. La frenata – sottolinea l’Istat –  è dovuta soprattutto ai prezzi dell’energia, sia non regolamentati (da -17,7% a -22,5%) sia regolamentati (da -31,7% a -34,9%), e, in minima parte, al rallentamento degli alimentari lavorati (da +7,3% a +5,8%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +4,6%) e di quelli relativi ai trasporti (da +4,0% a +3,5%).

Dopo essersi annullata a ottobre, la dinamica tendenziale dei prezzi dei beni scende su valori negativi (-1,4%), mentre quella dei servizi rimane su valori positivi, ma con un ulteriore rallentamento (da +4,1% a +3,7%), determinando un ampliamento del differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni (+5,1% dai +4,1 di ottobre).

Continuano a rallentare in termini tendenziali i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +6,1% a +5,4%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +5,6% a +4,6%). La diminuzione congiunturale dell’indice generale si deve principalmente ai prezzi degli Energetici non regolamentati (-3,8%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-1,3%), di quelli relativi ai trasporti e degli Energetici regolamentati (-0,7% entrambi). Effetti solo in parte compensati dall’incremento dei prezzi degli alimentari non lavorati (+0,8%). L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) diminuisce dello 0,6% su base mensile e aumenta di 0,6% su base annua, in ulteriore decelerazione da +1,8% di ottobre (la stima preliminare era +0,7%).

Intanto, Federturismo fa notare che sono i dati da record del turismo a sollevare l’economia italiana, come conferma la congiuntura flash del centro studi di Confindustria, fotografando l’ultimo trimestre del 2023. Dall’analisi emerge che a settembre la spesa dei viaggiatori esteri in Italia è cresciuta dell’11,8%, +24,5% rispetto al 2019, e che a fine 2023 gli introiti da turismo straniero supereranno i 50 miliardi di euro.

«Sono numeri che, in un anno caratterizzato da tensioni geopolitiche, con tassi d’interesse ancora alti che hanno frenato gli investimenti e i consumi, con una ripresa che fatica a partire, confermano l’apporto determinante che il turismo genera per l’economia del Paese e che per questo merita di essere aiutato e potenziato – nota la presidente di Federturismo Confindustria, Marina Lalli – Nonostante, alcuni istituti di ricerca indichino per i primi mesi del 2024 una leggera flessione dei flussi turistici, soprattutto per la componente domestica, noi restiamo fiduciosi e ci auguriamo che, al contrario, il 2024 sarà ancora una volta un anno in grado di sorprenderci. Resta molto forte la voglia di Italia all’estero e su quella componente dobbiamo continuare il percorso virtuoso intrapreso dal nostro Paese».

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