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Garavaglia e i nodi del turismo italiano

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Rimuovere le ultime restrizioni (mascherine sugli aerei e sui treni) per allineare l’Italia agli altri Paesi competitor, fronteggiare l’emergenza personale con uno strumento contrattuale ad alta flessibilità e cominciare ad attrarre investimenti dall’estero: queste le priorità e gli impegni che il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha rilanciato nel corso di un convegno organizzato da Assoturismo-Confesercenti dedicato al “ritorno” del turismo.

«Per una concreta ripartenza – ha dichiarato Garavaglia – dobbiamo avere le stesse regole degli altri Paesi e parlo dell’obbligo delle mascherine sugli aerei e sui treni, che può scoraggiare i visitatori stranieri. Così come occorre assecondare i primi confortanti segnali di stagione: il dato più importante è proprio la ripresa delle città d’arte, passate da un tasso di riempimento del 23% del maggio 2021 a un 48%, che è molto promettente».

«Però – ha aggiunto Garavaglia – non possiamo essere soddisfatti: agli inizi dell’anno l’Italia risulta prima nei desideri e a fine anno risulta solo quinta negli arrivi: c’è qualcosa che non funziona bene. E allora cosa fare? Occorre investire per migliorare la qualità delle strutture ricettive. La volontà tra le imprese c’è: basti pensare che un bando di 600 milioni di euro con i primi fondi a disposizione, ha fatto registrare 3 miliardi di richieste. Altro punto su cui si sta investendo è l’hub digitale, in buona parte rivisitato, e a ottobre avremo a disposizione una app per essere in linea con i competitor».

«Il nostro – prosegue il ministro – è un settore che ha enormi margini di miglioramento: stiamo giustamente puntando su nuovi asset come il cicloturismo, con enormi potenzialità (in Germania questo settore vale 20 miliardi di euro e da noi soltanto 5). Cercheremo di fare di più anche nella promozione».

Ma Garavaglia ha toccato anche il tema caldo della mancanza di personale per la stagione estiva: «C’è una emergenza effettiva e sarebbe un peccato perdere clienti perché non ci sono addetti. Nell’immediato vogliamo trovare tutte le possibili soluzioni: è vero che degli aventi diritto al reddito di cittadinanza almeno due terzi non è impiegabile, ma un terzo sì. La mia proposta di consentire la cumulabilità può essere una soluzione; altra alternativa un contratto stagionale più lungo; nuove modalità di incentivi nei contratti stagionali. I voucher possono servire perché la loro assenza mette fuori gioco molti soggetti come gli studenti che potrebbero lavorare ma non hanno strumenti flessibili come appunto i voucher. Troveremo comunque la quadra a breve».

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