Ita-Lufthansa, ultimatum Ue: “Cedere il 30% dei voli su Milano Linate”

Ita-Lufthansa, ultimatum Ue: “Cedere il 30% dei voli su Milano Linate”
20 Maggio 10:05 2024 Stampa questo articolo

Ventiquattro ore per salvare l’operazione Ita Airways-Lufthansa. Scade infatti domani, 21 maggio, il termine entro il quale i due vettori dovranno fornire la loro posizione alle “raggelanti” condizioni poste dalla Commissione Ue.

Come riporta il Corriere della Sera, per dare il via libera all’acquisizione da parte del Gruppo tedesco del 41% del vettore italiano (a fronte di un versamento di 325 milioni di euro) e procedere poi alla definitiva fusione, Bruxelles chiede esplicitamente il rilascio del 30% dei collegamenti su Milano Linate operati da Lufthansa e Ita, pari a 60 voli giornalieri, cosa che equivale a un abbassamento della loro quota-mercato, dal 66% al 46%, oltre alla rinuncia di alcuni voli dall’Italia verso il Nord America e il Giappone. No comment da parte del ministero dell’Economia, Ita e Lufthansa.

Di fatto, con questa risposta la Commissione Ue ritiene insufficienti le controproposte che agli inizi di maggio Lh-Ita avevano presentato a Bruxelles: un pacchetto di remedies che riguardavano la cessione di 162 slot settimanali su Linate e 112 slot settimanali su Fiumicino, che equivale alla rinuncia al 12% delle quote-mercato, ben lontano dalle richieste dell’Ue.

Inoltre nel dossier Lh-Ita venivano indicate anche le aerolinee – ovvero easyJet e Volotea – alle quali passare la gestione di otto rotte intra-europee (in particolare su Belgio, Svizzera, Austria e Germania), con l’impegno ad assicurare la stessa connettività per tre anni sui collegamenti intercontinentali tra il nostro Paese e il Nord America. Infine, la garanzia di tenere separato il lungo raggio di Ita da quello di Lufthansa e l’offerta ad Air France, Iberia, British Airways di sottoscrivere intese per portare clienti nei loro hub.

L’irrigidimento inatteso di Bruxelles è sicuramente uno scoglio durissimo da superare, a meno che Lufthansa non reputi il ‘matrimonio’ con Ita un passaggio chiave per il suo sviluppo e accetti tutte le condizioni. Il pallino è infatti in mano soprattutto al Gruppo Lh che – dati alla mano – sarebbe il vettore con il maggior numero di sacrifici operativi da sostenere. Così come è altrettanto vero che Ita – come ha esplicitamente dichiarato il ceo di Ryanair, Michael O’Leary – non può permettersi di rimanere sola per affrontare l’ambizioso piano industriale che prevede un suo ampio sviluppo da qui al 2030.

Vale anche la pena ricordare che l’intera operazione Ita-Lufthansa – come riportato recentemente dai media economici nazionali – ha un valore complessivo che oscilla tra i 750 e gli 800 milioni di euro, che il vettore tedesco dovrebbe versare almeno in tre tranche per finalizzare una fusione che includerebbe anche il passaggio del vettore italiano dall’attuale aggregazione SkyTeam all’universo Star Alliance, anche se la migrazione dovrebbe comunque sottostare a una serie di tappe di avvicinamento,  perché il riconoscimento e calcolo dei bonus e delle miglia acquisite impegna sistemi automatizzati diversi e interessa milioni di passeggeri-clienti fidelizzati.

È chiaro che un clamorosa bocciatura dell’Antitrust Ue al matrimonio Ita-Lufthansa scatenerebbe una bagarre politica, che cova da mesi sotto la cenere, perché verrebbe letto come una decisione contro l’Italia. E infatti, puntuale, da Bologna arriva la secca presa di posizione del ministro delle Infrastrutture e trasporti, Matteo Salvini: «Non capisco perché a Bruxelles invece di occuparsi di cose seriamente importanti si occupino di danneggiare l’Italia. La bocciatura del rilancio di Ita sarebbe un atteggiamento assolutamente ostile nei confronti del nostro Paese».

«Non vorrei – prosegue ancora il vicepremier – che a Bruxelles qualcuno giocasse allo sfascio, perché rischiano il posto di lavoro migliaia di lavoratori e lavoratrici e ci avrebbero fatto perdere tempo per mesi per niente. Ci dicono che dobbiamo associarci ad altre imprese europee e poi magari a Bruxelles o a Parigi decidono che questo non va bene. Non possono essere ancora i cittadini italiani a pagare altri milioni di euro per una compagnia di bandiera».

L'Autore

Andrea Lovelock
Andrea Lovelock

Guarda altri articoli