L’allarme di Cto San Marino «Senza interventi il settore muore»

L’allarme di Cto San Marino «Senza interventi il settore muore»
16 Dicembre 11:20 2021 Stampa questo articolo

Il Comitato Turismo Organizzato (Cto) di San Marino si unisce al grido di allarme lanciato da Astoi a Fiavet, Fto, Aidit, Assoviaggi e Maavi e richiede interventi mirati e tempestivi per salvare il settore. Dati alla mano emerge un quadro desolante.

Tra le richieste delle associazioni ci sono innanzitutto ristori a fondo perduto con percentuali e importi utili al sostegno delle attività (minimo 5% delle perdite di fatturato tra 2019-2021), sostegno alla liquidità con garanzie statali 100% e finanziamenti agevolati, proroga della cassa Integrazione guadagni (causa 5), spalmatura delle perdite di esercizio, contenimento dei costi del personale di rientro dalla CIG, proroga pre-ammortamento finanziamenti agevolati.

«Lo stato deve fare la sua parte: il turismo non è un capriccio – dichiara Luca Ruco, rappresentante Cto San Marino – chiediamo ai segretari Lonfernini (Lavoro) e Gatti (Finanze) di ascoltare le nostre istanze. Le nostre aziende stanno morendo, nell’indifferenza delle istituzioni. Pare che nessuno, a San Marino come in parte in Italia, abbia coscienza della gravità della crisi in cui versano tour operator e agenzie di viaggio. Da febbraio 2020 a dicembre 2021 è stato perso oltre il 90% dei fatturati di gran parte dei nostri associati. Siamo al collasso, con urgenza servono ristori coerenti alle perdite e azioni concrete. Il governo si deve assumere la responsabilità di mettere in sicurezza il turismo organizzato o la colpa di averlo lasciato morire».

Secondo le stime ufficiali Italiane i viaggi verso l’estero registrano nel 2021 una flessione del 92%, mentre il business travel ha perso tre quarti del proprio giro d’affari e il settore eventi perde l’80% del proprio business. Anche l’incoming è crollato, la presenza di stranieri ha subito un calo del 54%, mentre il turismo scolastico è ancora bloccato..

«Tra i drammi della possibile disoccupazione nel settore, (circa 400 famiglie) emerge anche un dato importante- continua Ruco- in un momento in cui l’occupazione femminile è tra le più colpite: 283 sono le donne, oggi impiegate, che potrebbero perdere il lavoro. Senza un immediato intervento del governo si chiude la storia di un intero settore che negli ultimi 50 anni ha sempre contribuito all’economia del nostro Paese».

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