L’anno zero di Alitalia: il piano Lazzerini-Caio

L’anno zero di Alitalia: il piano Lazzerini-Caio
18 Dicembre 17:26 2020 Stampa questo articolo

L’occasione unica di ripartire da zero, senza zavorre e con un mercato tutto da esplorare perché «la storia del trasporto aereo ci servirà fino a un certo punto, con la pandemia tutto è cambiato e cambierà. Per questo siamo una startup, ma non saremo mai una low cost. E dico basta alle rotte dove non si guadagna». Così Fabio Lazzerini, amministratore delegato di Ita-Italia Trasporto Aereo, presenta online il piano industriale 2021-25 per l’Alitalia che verrà, insieme al presidente Francesco Caio.

Le parole d’ordine sono discontinuità con il passato, innovazione digitale verso e per il cliente, scalata a piccoli passi. Perché Ita – con Lazzerini che si augura di rilevare il marchio Alitalia «un brand fortissimo e un asset meraviglioso» – deve scalare il mercato, deve essere un vettore con un obiettivo di crescita sostenibile nel medio periodo con creazione di valore e occupazione stabile. Adesso andremo ad aprire un dialogo sia in Italia che in Europa, ma forti di aver definito una linea credibile e non fantasiosa, che si pone obiettivi alla portata anche se sfidanti», ribadisce Francesco Caio.

IL PIANO NEL DETTAGLIO. Un mini-Alitalia solo nel primo anno di attività però, con l’ambizione di crescere a doppia cifra già nel 2022, e di giocare un ruolo da protagonista nel futuro del trasporto aereo. Il piano Lazzerini-Caio, che lunedì verrà presentato al Parlamento, rispetta le anticipazioni uscite in questo giorni e conferma una ripartenza con 52 aerei e 5.200-5.500 dipendenti poggiando le basi per una compagnia flessibile nei primi due anni con grande attenzione alla sostenibilità economica. Nelle previsioni di Lazzerini l’iter burocratico per il decollo della compagnia prevede le prime operazioni ad aprile 2021 e una holding generale (Ita) per il servizio voli con due bracci operativi: uno per l’handling e uno per la manutenzione degli aeromobili. Le due controllate al 100% avranno bilanci autonomi, così potranno essere verificati costantemente l’andamento e il rispetto dell’equilibrio economico-finanziario.

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«Partiremo con 52 aeromobili, di cui nessuno di proprietà, per arrivare nel 2025 con 110 velivoli dei quali il 39% sarà di proprietà: l’occasione sarà quella di rinnovare la flotta in versione green con aeromobili di ultima generazione – rimarca Lazzerini – A fine piano industriale avremmo circa 9.500 dipendenti, un network con 93 rotte e speriamo di raggiungere i 3,4 miliardi di euro di ricavi. Il target di break even per Ebit e Ebitdar è fissato per il 2023».

LE ALLEANZE E GLI HUB. Intanto, però, sperando che tutti i segnali di ripresa del settore si avverino e che il piano industriale della nuova Alitalia abbia un iter facile, l’obiettivo più sensibile per il 2021 è quello di ottenere ricavi per 920 milioni con 8 milioni di passeggeri da trasportare (da aprile a dicembre, ndr). Una mini compagnia aerea che, secondo Lazzerini e Caio, farà il grande salto proprio l’anno successivo. «Nel 2022 vogliamo raddoppiare questi indicatori con 86 aeromobili e 17 milioni di pax: una crescita che sarà dettata dai volumi e non da un aumento dei prezzi medi – ricorda l’amministratore delegato – nei primi due anni vogliamo essere estremamente flessibili, operando solo rotte profittevoli in un network dinamico e con una struttura dei costi sempre pronta a essere aggiornata. Inoltre, in questo periodo inizierà il percorso per definire l’alleanza industriale (o Delta-Air France-Klm oppure Lufthansa, ndr) che dovrà essere fondamentale per un mercato sempre più in fase di consolidamento».

Se tutto andrà come previsto, quindi, nei successivi tre anni (2023-2025) la nuova Alitalia dovrebbe sprigionare il suo potenziale costruito nel primo biennio. Restano centrali i ruoli di Fiumicino e Linate, mentre Malpensa potrebbe avere una rilevanza per il cargo. Sull’integrazione aereo-treno, invece, Lazzerini è molto cauto: «Ci saranno sicuramente accordi commerciali e di codeshare con il sistema ferroviario, ma è ancora prematuro per parlare di intermodalità vera e propria».

IL NODO DEI SINDACATI. Durante la conferenza online, però, i sindacati hanno già espresso il loro parere negativo a mezzo stampa: “un piano non condivisibile in quanto assolutamente inaccettabile per noi – sottolinea la nota di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto Aereo – Con poco più di 50 aerei si va verso l’avvio di una mini compagnia, contraddistinta da un piano insoddisfacente da tutti i punti di vista, industriale ed occupazionale. Si riducono i collegamenti, soprattutto il lungo raggio, le attività di volo. Sparisce dal piano il cargo e ci sono inevitabili riflessi sulle attività di manutenzioni e sui servizi di handling”.

In tempo reale Lazzerini risponde però, che « i sindacati hanno fatto un commento, che è assolutamente legittimo, sulle loro preoccupazioni in termini di occupazione, che sono preoccupazioni che abbiamo anche noi. Vogliamo avere un approccio graduale per garantire una evoluzione e un percorso possibile e profittevole della compagnia perché le aziende profittevoli assorbono occupazione, rilanciano occupazione e creano occupazione». A rimarcare quindi, che la startup Alitalia è pronta a decollare con il sostegno di tutti, ma un sacrifico iniziale andrà fatto in ogni caso.

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L'Autore

Gabriele Simmini
Gabriele Simmini

Giornalista. Specializzato in trasporto aereo e ferroviario, economia, agenzie di viaggi, tecnologia ed estero. Segue convention e fiere internazionali.

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