Lentissimi anni Venti.
Ma il turismo accelera

Lentissimi anni Venti. <br>Ma il turismo accelera
17 Giugno 07:00 2025

L’attuale fase di crescita economica è la più debole dalla crisi del Covid-19. Lo ha certificato l’ultimo rapporto dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Pochi giorni prima, era stato il World Economic Forum (Wef) a lanciare l’allarme sull’outlook. Poi, è arrivata la Banca mondiale, che non solo ha tagliato le sue previsioni, ma ha avvertito che gli anni ’20 potrebbero registrare la crescita più lenta dagli anni ’60 del secolo scorso. Nazionalismo economico, dazi, rapporti tesi tra gli Stati Uniti e i partner commerciali, inflazione, calo della fiducia dei consumatori: tutto sembra indicare che sarà un periodo complicato, anche per l’industria del turismo. Ma sarà davvero così?

RALLENTAMENTO MONDIALE

L’Ocse ha rivisto al ribasso le sue previsioni sul Pil globale e sulla crescita della maggior parte delle principali economie del G20, avvertendo che sarebbero «essenziali» dei nuovi accordi sul commercio per rilanciare gli investimenti ed evitare un aumento dei prezzi. La crescita globale dovrebbe attestarsi al 2,9% nel 2025 e nel 2026, dopo il 3,3% del 2024; a marzo, le previsioni erano per una crescita, rispettivamente, del 3,1% e del 3%. Il dato ha sempre superato il 3% dal 2020, quando la produzione crollò a causa della pandemia.

MA IL TRAVEL AVANZA

Quello a cui stiamo assistendo «avrà un effetto anche sul turismo, ma non invertirà l’andamento attuale: il settore è in straordinaria crescita», ha commentato Pier Ezhaya, general manager tour operating Alpitour World, parlando con L’Agenzia di Viaggi Magazine. Il World Travel & Tourism Council (Wttc) prevede che il settore dei viaggi a livello globale crescerà significativamente, quest’anno, riaffermando il suo ruolo di pilastro delle principali economie: i viaggiatori spenderanno come non mai. La spesa dei visitatori internazionali dovrebbe raggiungere la cifra record di 2.100 miliardi di dollari nel 2025, superando di 164 miliardi di dollari il precedente massimo registrato nel 2019. Quest’anno, si prevede che l’industria del turismo contribuirà all’economia globale con un massimo storico di 11.700 miliardi di dollari, pari al 10,3% del Pil globale. Saranno creati 14 milioni di posti di lavoro, per un totale di 371 milioni a livello globale: più della popolazione degli Stati Uniti.

LA FRENATA USA

A proposito di Usa, la crescita economica nei 50 Stati rallenterà in modo particolarmente brusco, passando dal 2,8% dello scorso anno ad appena l’1,6% nel 2025 (a marzo, era stata prevista una crescita del 2,2%) e all’1,5% nel 2026. Un periodo di inflazione più elevata rispetto alle iniziali previsioni impedirà alla Federal Reserve di ridurre i tassi d’interesse nel 2025, secondo l’Ocse, mentre il presidente Donald Trump continua a chiedere un taglio del costo del denaro. Le previsioni di marzo precedevano gli annunci di Trump. Già allora, l’Ocse avvertì di un «impatto significativo» dei dazi e della conseguente incertezza politica. Trump ha poi parzialmente ridotto alcuni dazi, ma l’aumento del tasso tariffario effettivo medio degli Stati Uniti è ancora «senza precedenti», dal 2,5% a oltre il 15%, il più alto dalla Seconda guerra mondiale. Anche se l’amministrazione Trump portasse i dazi sulla maggior parte dei partner commerciali al 10%, ciò ridurrebbe la crescita economica del Paese dell’1,6% in due anni, secondo il rapporto. La crescita su scala globale si contrarrebbe di quasi un punto percentuale, nello stesso periodo. «Co- me ha detto Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, più dei dazi fa male l’incertezza: non sappiamo cosa accadrà. Meglio una cattiva notizia certa», ha commentato Ezhaya.

Gli annunci di Trump hanno avuto anche un effetto sul turismo incoming statunitense: secondo l’ultimo rapporto del Wttc, gli Stati Uniti sono l’unica economia, tra le 184 analizzate, per cui si prevede un calo dei ricavi dal turismo nel 2025 (-12,5 miliardi); ricavi che non torneranno ai livelli pre Covid prima del 2030. «Non pensavo che [l’agire di Trump] avrebbe influito, ma sono stato smentito: le persone stanno riducendo i viaggi negli Stati Uniti, preferiscono altre mete», ha aggiunto Ezhaya.

IL DOLLARO E L’EUROPA

La debolezza del dollaro, che ha perso il 10% dall’inizio dell’anno, pesa invece sulle scelte dei turisti statunitensi: «Meno Europa, più Caraibi e Messico», ha detto Ezhaya. I dati pubblicati il 10 giugno dalla European Travel Commission (Etc) hanno mostrato che solo il 33% degli intervistati negli Stati Uniti ha in programma di visitare l’Europa, quest’estate, contro il 40% dell’anno scorso. Il turismo in Europa, comunque, vive un momento positivo: secondo il rapporto della Etc relativo al primo trimestre del 2025, i viaggi internazionali verso l’Europa hanno registrato arrivi superiori del 4,9% e pernottamenti del 2,2% rispetto ai livelli del 2024, per un aumento del 14,9% dei visitatori e del 10,2% dei pernottamenti rispetto al 2019. Per l’Italia, gli arrivi sono aumentati dell’11,7% e del 9,6% rispetto al 2019 e al 2024, i pernottamenti del 18,2% e dell’8% (dati relativi solo a gennaio).

COSA SI DICE DELL’ITALIA

Per l’Italia, l’Ocse prevede che la crescita del Pil rallenterà leggermente dallo 0,7% del 2024 allo 0,6% nel 2025, per poi tornare allo 0,7% nel 2026. L’aumento dei salari reali sosterrà la domanda dei consumatori. Gli investimenti saranno stimolati dall’attuazione dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). I volumi delle esportazioni sono destinati a restare stabili a causa di politiche commerciali più restrittive e della debolezza della domanda nei principali mercati europei. Dominano i rischi al ribasso, tra cui la risposta incerta di investitori e datori di lavoro agli sviluppi politici globali. Per quanto riguarda il turismo, «guardando all’estate 2025, tra giugno e settembre, secondo alcune stime, sono previsti circa 65,8 milioni di arrivi (+3,4% rispetto all’anno precedente) e 267,4 milioni di pernottamenti (+2,1%), per una spesa turistica diretta di circa 38 miliardi di euro», ha commentato Benedetta Brioschi, responsabile scenario food&retail e sustainability di Teha Group.

VECCHIE E NUOVE ABITUDINI

Gli statunitensi stanno intanto ridimensionando i piani di viaggio nel proprio Paese, o stanno aspettando il prezzo giusto per prenotare. Le prenotazioni estive degli hotel sono stabili o in calo rispetto al 2024; le prenotazioni per i voli sono in diminuzione, nonostante il calo delle tariffe aeree. Società come Delta Air Lines, Marriott International e Booking Holdings hanno ritirato o abbassato le loro previsioni annuali per il 2025, a causa del calo della domanda negli Stati Uniti. Airbnb ha segnalato una riduzione delle finestre di prenotazione, perché i consumatori adottano un approccio “attendista” e prenotano i viaggi in prossimità della partenza. Anche in Italia c’è un ritorno del last minute? «No, le persone non aspettano. Perché non sempre al viaggio last minute corrisponde un vantaggio economico. Può crearsi qualche opportunità, ma si opera in modo diverso: le persone vogliono pianificare, scegliere in anticipo la meta e, prenotando in anticipo, trovano prezzi più bassi», ha commentato Ezhaya.

POTENZIALI E RISCHI DELL’AI

L’intelligenza artificiale (Ai) è destinata a guidare la prossima ondata di trasformazione economica, liberando un potenziale di crescita significativo, ma introducendo anche seri rischi. Quasi la metà (46%) dei principali economisti interpellati dal Wef prevede che l’Ai produrrà un modesto incremento del Pil reale globale, pari a 0-5 punti percentuali, nel prossimo decennio, mentre il 35% prevede guadagni di 5-10 punti. Nonostante il suo potenziale, restano le preoccupazioni: il 47% prevede un calo dell’occupazione nel prossimo decennio, rispetto al 19% che prevede un aumento. «Come in passato internet, è un treno che arriva: o ci sali sopra o ti investirà. Mi aspetto una rivoluzione che cambierà l’approccio di utenti e aziende. Si andrà verso servizi più personalizzati, maggiore sincronia tra cosa cerchi e cosa trovi. È anche vero che potrebbe esserci una ricaduta sull’occupazione e questo non deve essere sottovalutato. Noi, in Alpitour World, stiamo già facendo un grosso investimento nell’Ai», ha affermato Ezhaya.

IL DECENNIO CHE VERRÀ

Il Wttc prevede che, entro il 2035, l’industria del turismo contribuirà all’economia globale con 16.500 miliardi di dollari, pari all’11,5% del Pil mondiale. Si tratta di un tasso di crescita del 3,5% annuo, superiore al 2,5% dell’economia nel suo complesso. Recentemente, Mark Hoplamazian, ceo di Hyatt, ha dichiarato: «Viaggiare è diventato un bisogno umano. Non è un bene voluttuario che va e viene». «Sono d’accordo al 100%: è un bene primario. Le tensioni, lo stress, le cattive notizie generano il bisogno di parentesi felici. La gente vuole spostarsi, si spende molto meno per il lusso e si spende di più per esperienze autentiche ed esclusive», ha commentato Ezhaya. Ed è vero «soprattutto per gli italiani», ha dichiarato Brioschi, perché le vacanze restano un «bene necessario. I consumatori, più che rinunciare del tutto, adattano le proprie abitudini: scelgono periodi più brevi o strutture meno costose. I dati Istat di aprile segnalano aumenti consistenti nei prezzi delle strutture ricettive: +5,6% per gli alberghi e +4,9% per le pensioni. L’effetto sarà quindi più visibile nella rimodulazione della domanda, piuttosto che nella sua contrazione. La vacanza è un “diritto da difendere”, anche a costo di sacrifici in altri ambiti. Viaggiare, oggi, è parte integrante dell’identità individuale, più che un lusso occasionale».

L'Autore

Patrizio Cairoli
Patrizio Cairoli

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