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L’Italia chiude ChatGpt. E il travel
saluta (per ora) il suo nemico-amico

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Vita breve (almeno per ora) per ChatGpt in Italia. Il sito web dell’applicazione di intelligenza artificiale generativa sviluppato da OpenAi è ora irraggiungibile nel nostro Paese: a stopparne provvisoriamente, e con effetto immediato, le attività è il Garante della privacy, che ha aperto un’istruttoria contestando la raccolta illecita dei dati degli utenti italiani.

Sul sito web di ChatGpt, si spiega come si stia lavorando attivamente “per ridurre i dati personali nella formazione dei sistemi di intelligenza artificiale come ChatGpt, perché l’obiettivo è che l‘intelligenza artificiale impari a conoscere il mondo, non i privati. La regolamentazione dell’Ai è necessaria”.

Da OpenAi auspicano un lavoro sinergico con il Garante al fine di raddrizzare il tiro del proprio tool, che promette importanti applicazioni anche nel mondo del turismo e che proprio di recente ha inserito i primi plugin dei big player online come quelli di Kayak ed Expedia.

Qui la nostra intervista a ChatGpt, a cui abbiamo rivolto – solo poche settimane fa – “sette domande scomode sul travel”.

Quello del Garante in Italia contro ChatGpt è il primo intervento a livello mondiale di tale entità. Il Garante rileva la mancanza di un’informativa agli utenti, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali.

Nel comunicato del Garante si legge che “ChatGpt, lo scorso 20 marzo, aveva subito una perdita di dati riguardanti le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento. Come peraltro testimoniato dalle verifiche effettuate, le informazioni fornite non sempre corrispondono al dato reale, determinando quindi un trattamento di dati personali inesatto. Da ultimo, nonostante il servizio sia rivolto ai maggiori di 13 anni, l’Autorità evidenzia come l’assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti esponga i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza”.

OpenAi, che non ha una sede nell’Unione ma ha designato un rappresentante nello Spazio economico europeo, deve comunicare entro venti giorni le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto dal Garante, pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo.

PAROLA AGLI ESPERTI

Intanto, dal MarketHub di Hotelbeds ad Amsterdam, Raphael Zier, cofounder e ceo della piattaforma di viaggi PerfectStay, definisce ChatGpt disruptive come lo è stato Google. «Gli utenti si aspettano sempre più contenuti personalizzati e accessibili rapidamente. La fiducia nelle macchine e nell’intelligenza artificiale migliorerà notevolmente, ChatGpt sarà più potente di Google e trasformerà il turismo. Lo si vede già dalla nuova e ultima versione, la numero 4». Anche Saurabh Daga, associate project manager of disruptive tech at GlobalData, rimarca l’efficacia di ChatGpt 4, «in grado di accettare input non soltanto di testo ma anche di immagini e video».

Secondo quanto dichiarato da OpenAI, il nuovo modello sarebbe in grado di rispondere alle richieste con un’accuratezza del 40% superiore rispetto alla precedente release.

L’editore americano BuzzFeed, ad esempio, sta usando l’intelligenza artificiale per scrivere guide di viaggio. Gli articoli sono scritti con l’aiuto dell’assistente Ai Buzzy the Robot. In cima a ogni articolo c’è un disclaimer che indica che l’articolo è stato scritto in collaborazione di Buzzy.

L’INDAGINE SEMRUSH

Semrush, piattaforma che opera nella gestione della visibilità sul web, ha analizzato le ricerche online correlate a ChatGpt, per indagare quali siano le principali curiosità e preoccupazioni a riguardo.

La prima cosa che appare evidente è il grande interesse da parte degli utenti in Italia, al punto da essere nella top 10 (al 9° posto) tra i Paesi del mondo con il maggior volume di ricerche online su ChatGpt, con oltre 25.5 milioni di digitazioni.

La fascia d’età che sembra essere maggiormente interessata a questa tecnologia è quella tra i 25 e i 34 anni, che rappresenta il 48%, seguita dalla forbice 18-24 anni (35%). Il pubblico è principalmente maschile (90%), con un buon livello di istruzione (il 48% ha una laurea o un titolo post-laurea).

«Non possiamo negare che l’intelligenza artificiale stia entrando prepotentemente in molti ambiti della nostra vita, privata e professionale – ha spiegato Chiara Clemente, marketing manager Italia di Semrush – Certo, se utilizzata nel modo sbagliato, questa tecnologia potrebbe avere effetti negativi sulla società, e i timori degli esperti sono più che comprensibili. Ma non possiamo negare che si tratta di un’importante opportunità di progresso, che sarebbe da pazzi ignorare o sottostimare. Non credo che l’intelligenza artificiale rimpiazzerà completamente delle professioni, ma di certo potrebbe cambiare il modo in cui queste vengono svolte, rendendo i risultati sempre più rapidi e performanti».

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