Luxury hospitality, Deloitte: “L’Italia è il Paese in cui investire”
Tempi d’oro per l’Italia dell’ospitalità di lusso: secondo lo studio The Italian Luxury Hospitality: Time to Elevate? di Deloitte, il nostro Paese potrebbe diventare il principale polo di sviluppo dei luxury hotel nei prossimi tre anni, con il 70% degli operatori e degli investitori intervistati che dichiara l’intenzione di effettuare investimenti entro i prossimi tre anni.
L’indagine, svolta tra oltre 900 operatori e investitori dell’ospitalità intervistati in Italia e all’estero, ha rivelato una crescente attrattività, come sottolinea Angela D’Amico, partner e real estate sector leader di Deloitte:«Nel settore real estate, gli hotel di lusso e, più in generale, di alta gamma stanno vivendo una fase di crescita eccezionale, diventando protagonisti di un mercato dove eleganza e performance si fondono, e affermandosi come una delle categorie di investimento immobiliare più redditizia. Dalla survey emerge un clima di forte ottimismo tra operatori e investitori riguardo alle performance operative delle strutture e ai rendimenti attesi: circa 7 operatori intervistati su dieci stimano una crescita annua del fatturato medio del settore compresa tra il 6% e il 20% nel triennio 2025-2027, sottolineando la fiducia nella capacità del luxury hospitality di generare elevate performance».
L’ITALIA AL TOP DELLE PREFERENZE
Alla domanda su quali siano i Paesi più interessanti per investire sull’hôtellerie di lusso, ben il 59% del campione intervistato individua l’Italia come principale polo di sviluppo dei luxury hotel in Europa nei prossimi tre anni. Un’evidenza che conferma l’elevata attrattività del nostro Paese per nuovi investimenti nel segmento, sostenuta da una consolidata reputazione internazionale nel settore dell’hospitality.
L’interesse verso altri mercati risulta invece marginale, senza che emergano destinazioni di rilievo comparabile. Il divario osservato, difficilmente ipotizzabile fino a pochi anni fa, delinea oggi una realtà consolidata e una concreta opportunità di crescita per il mercato italiano. Inoltre, il 70% degli operatori e degli investitori intervistati dichiara l’intenzione di effettuare investimenti nel Paese entro i prossimi tre anni. Soltanto una quota marginale del campione (5%) esclude del tutto la possibilità di investire nel mercato italiano.
A spingere gli investimenti sono le attese di una redditività sopra la media: oltre la metà degli operatori intervistati (52%) prevede per il mercato italiano del luxury hotel una crescita annua del fatturato compresa tra il 6% e il 10% nel prossimo triennio. Un ulteriore 25% del campione stima addirittura un incremento superiore al 10%, segnalando aspettative particolarmente positive per il segmento.
«Dal punto di vista geografico – aggiunge Benedetto Puglisi, director real estate & hospitality di Deloitte – l’Italia si conferma il mercato più attrattivo in Europa, grazie a una combinazione unica di fattori: un patrimonio culturale e paesaggistico ineguagliabile e una reputazione consolidata come destinazione di eccellenza».
Per gli analisti di Deloitte, il riposizionamento nel segmento di alta gamma rappresenta molto più di una semplice riqualificazione immobiliare: è un vero e proprio processo di trasformazione, che ridefinisce l’essenza stessa degli hotel. In questo percorso, elementi chiave quali il design, il giusto dimensionamento, l’offerta dei servizi, le politiche Esg diventano leve fondamentali che consentono di personalizzare il soggiorno degli ospiti.
GLI INVESTIMENTI PREVISTI
Oltre la metà degli investitori (53%) prevede di allocare più di 100 milioni di euro nel triennio e il 22% è disposto a superare i 200 milioni. Questa grande disponibilità di capitale è imprescindibile per realizzare un processo di riposizionamento adeguato nel segmento luxury, ma si scontra però spesso con la disponibilità delle famiglie proprietarie a cedere il proprio asset o a entrare in partnership con investitori istituzionali.
LE DESTINAZIONI PIÙ GETTONATE
Analizzando nel dettaglio le diverse destinazioni italiane, le città come Milano, Roma, Venezia e Firenze rimangono i mercati più attrattivi per le strategie di sviluppo di investitori e operatori. Seguono le località balneari e lacustri già associate al lusso – come la Costa Smeralda, la Costiera Amalfitana, Portofino o il Lago di Como – che, pur caratterizzate da una stagionalità marcata, continuano ad esercitare un forte appeal turistico internazionale.
Poi, le località montane: nonostante una domanda più circoscritta, alcune destinazioni di rilievo nelle Alpi registrano una crescita. Le città secondarie risultano invece residuali tra le preferenze, sebbene alcuni operatori si stiano progressivamente orientando verso questi mercati, alla ricerca di alternative alle destinazioni già sature.



