E il 6 agosto 2025 Matteo Salvini si emozionò. Il Cipess – Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile – ha detto sì al progetto definitivo del Ponte sullo Stretto. Cantieri al via tra settembre e ottobre, annuncia con orgoglio il ministro del Trasporti, che ne ha fatto il suo cavallo di battaglia: «Se ne parla dagli antichi romani». Che però non dovevano fare i conti la pioggia di ricorsi attesa a breve. E puntarono sulle triremi.
Fatto sta che Salvini ha percorso il primo passo concreto di uno dei piani più chiacchierati della storia dell’ingegneria contemporanea – lunghezza 3,3 km, costo previsto 13,5 miliardi di euro – rimesso al centro del dibattito politico dal governo guidato da Giorgia Meloni, presente in conferenza stampa. «Obiettivo primo attraversamento nel 2032-33», puntualizza il vicepremier.
Il progetto comprende un’articolata documentazione presentata dal ministero delle Infrastrutture e trasporti. A Webuild – socio di maggioranza della società di progetto Eurolink Scpa che ha in carico progettazione definitiva, esecutiva e costruzione dell’opera – il compito di fugare dubbi, con una serie di Faq, su quello che si appresta a diventare, spiega il ministro, «il Ponte a campata unica più lungo al mondo: oggi il primato è della Turchia, poi Giappone e Cina».
Veniamo ai particolari, illustrati da Salvini, che ci tiene a premettere: «I cantieri saranno impermeabili alla ‘ndrangheta. Un’infrastruttura del genere è un acceleratore di sviluppo, non farà da volano solo a Calabria e Sicilia, ma verranno coinvolte tante aziende lombarde. Sarà una parte della soluzione dei problemi del Mezzogiorno in Italia, se sarà ultimata l’Av in corso di progettazione da Salerno a Reggio Calabria».
Al pubblico, però, interessa un dato, in particolare: «Il risparmio di tempo – svela il ministro – sarà di oltre due ore e mezza: oggi i treni, passeggeri e merci, impiegano tra i 120 e 180 minuti, si scenderà a 15 minuti».
Poi Salvini rivendica la bontà del progetto e rimarca la resilienza di chi ci ha sempre creduto: «Questo non è un punto d’arrivo, ma di partenza, che arriva dopo due anni e mezzo di lavoro costante, dopo qualche centinaio di riunioni a tutti i livelli. Non si era mai arrivati all’approvazione del progetto definitivo con l’intera copertura economica garantita e la condivisione dei territori con le Regioni».
Sulle acque dello Stretto non incombono più Scilla e Cariddi e i mostri della burocrazia, ma ad incresparle ci pensano l’opposizione, le associazioni ambientaliste e il comitato cittadino di Messina, che ribadiscono un “No” secco al Ponte. E il comitato dichiara guerra a Roma: “Ora ‘finalmente’ partono i ricorsi”. Sarà un caso, ma Messina segnò l’inizio della Prima guerra punica. Corsi e “ricorsi” della storia.

