Ponte sullo Stretto, venti contrari: chieste 239 integrazioni al progetto

Ponte sullo Stretto, venti contrari: chieste 239 integrazioni al progetto
18 Aprile 11:50 2024 Stampa questo articolo

Non tira aria buona sullo stretto di Messina. Il progetto che porterà alla realizzazione del famigerato ponte tanto declamato dal ministero delle Infrastrutture Matteo Salvini, che ne sta facendo il suo vessillo, è un percorso minato. Le polemiche non si placano anche se stavolta il fuoco amico, se così si può definire, arriva proprio dall’interno delle mura di Palazzo Chigi, dal dicastero dell’Ambiente, guidato da Gilberto Pichetto Fratin di Forza Italia. Il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Mase, alla prima riunione della Conferenza dei servizi per la costruzione dell’opera che riunisce tutti i soggetti interessati per sveltire le procedure (imprese, ministeri, enti locali), ha chiesto alla società responsabile della realizzazione dell’opera, la Stretto di Messina Spa, ben 239 integrazioni di documenti.

Per il dicastero di Pichetto Fratin la documentazione presentata dalla concessionaria è superficiale, insufficiente e non aggiornata, e va approfondita su tutti i fronti. Tra l’altro molta parte della documentazione è illeggibile. In 42 pagine di relazione i tecnici della Commissione Via-Vas, incaricati di effettuare la valutazione di impatto ambientale dell’opera, hanno chiesto nuove informazioni su ogni aspetto del progetto. Le richieste di integrazione di documenti riguardano la compatibilità coi vincoli ambientali, la valutazione dei costi e benefici, la descrizione di tutti gli interventi previsti, il sistema di cantierizzazione, la gestione delle terre e rocce di scavo. Il Mase chiede dati più approfonditi e aggiornati sul rischio di maremoti, sull’inquinamento dell’aria, sull’impatto del Ponte sull’ambiente marino e di terra e sull’agricoltura, sulle acque, sui rischi di subsidenza e dissesto, sulla flora e sulla fauna, sul rumore e i campi magnetici, sulle aree protette di rilevanza europea Natura 2000.

Lo stop ha destato il clamore generale e si è levato ancora una volta il coro di protesta dall’opposizione, dalle associazioni ambientaliste e comitati dei residenti che da tempo si oppongono alla realizzazione dell’opera.

Ma i responsabili del governo Meloni hanno serrato le file e gettato acqua sul fuoco. Il Mase si è preoccupato di precisare che quello da tutti interpretato come uno stop, in realtà sarebbe uno step procedurale, una consuetudine operativa prevista per qualunque progetto. Lo ha fatto in persona il ministro Gilberto Pichetto Fratin che ha commentato asettico: «Con queste istanze abbiamo dato via alla procedura di Valutazione di impatto ambientale. La richiesta di integrazioni è atto tipico della prima parte di ogni procedimento di Via».

Poi, per spegnere ogni polemica, ancora una puntualizzazione dal ministero: «Il progetto del ponte ha superato il primo step, quello della Commissione Via-Vas, che ha avanzato un numero di chiarimenti in linea con procedure per opere assimilabili (per alcuni impianti petroliferi e per alcune altre infrastrutture il numero di chiarimenti richiesti è stato anche maggiore). La richiesta di integrazioni non è un giudizio di merito finale ma soltanto la prima tappa tipica del procedimento di Via. La procedura di Via va avanti con celerità e ogni attenzione possibile, nella consapevolezza comune, in primis all’interno del governo, che il ponte sullo Stretto dovrà essere un’opera utile, sicura e sostenibile».

A ruota è seguita la dichiarazione dell’ad della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, che ha chiarito che sull’opera non è stata posta «nessuna pietra tombale, nessuno stop, le richieste sono legittime a fronte di un progetto che vale 13,5 miliardi, che prevede il ponte sospeso più lungo al mondo e che opera su 13 siti ambientali protetti».

Blinda il progetto il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, e vicepremier, Matteo Salvini, che va avanti per la sua strada nonostante il sentiero verso la realizzazione del ponte che collegherà Sicilia e Calabria ogni giorno diventi più tortuoso. Salvini tira dritto, fiducioso del fatto che la società entro 30 giorni risponderà a tutte le richieste arrivate dal Mase e riuscirà ad avviare i lavori entro l’estate 2024. L’esponente leghista non molla la presa e resta incollato alla sua visione ottimista, fermo nella volontà di riuscire a mettere il suo cappello sulla realizzazione di quella che diventerebbe, volenti o nolenti, la più importante infrastruttura italiana.

Basteranno trenta giorni per presentare tutta la documentazione e rispondere alle istanze del ministero dell’Ambiente? Fra un mese il verdetto.

L'Autore

Francesca Cardia
Francesca Cardia

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