Professioni di montagna: guide ambientali contro la riforma

Professioni di montagna: guide ambientali contro la riforma
20 Febbraio 08:09 2024 Stampa questo articolo

Secca bocciatura della riforma in materia di professioni della montagna, attualmente in elaborazione presso il Parlamento dove si sta rielaborando il testo della Legge 2 gennaio 1989, n. 6, in materia di ordinamento delle professioni di montagna.

In una nota congiunta le quattro associazioni professionali maggiormente rappresentative delle Guide Ambientali Escursionistiche (Gae) a livello nazionale – Aigae, Lagap, Assoguide, Agae – esprimono forte preoccupazione sul tenore della riforma, in quanto la nuova figura di “Guida Escursionistica di Montagna” prevista dal disegno di legge metterebbe ingiustificatamente a rischio le qualità professionali e l’accesso all’attività di oltre 7.500 guide ambientali escursionistiche, che da ormai 30 anni operano su tutto il territorio nazionale.

E proprio per discutere questi temi le associazioni si riuniranno a Roma il 28 febbraio al fine di definire insieme una controproposta costruttiva. “Ricordiamo infatti che le Gae – si legge nella nota congiunta – sono una figura diversa dalle guide alpine, dagli accompagnatori di media montagna e dalle guide turistiche, e che prima di avviarsi alla professione affrontano centinaia di ore di formazione per poi accompagnare, nel complesso, milioni di persone in ogni tipo di ambiente (mare, pianura, collina, montagna, vulcani), senza alcuna limitazione territoriale, geografica od altimetrica, su sentieri e percorsi che non necessitano dell’utilizzo di tecniche e di attrezzature alpinistiche e che non presentano particolare difficoltà o pericolosità”.

Le associazioni evidenziano inoltre che la professione di Gae discende da numerosi regolamenti della Ue (l’ultimo il 1022/2009) e, in Italia, dalla legge n. 4/2013 che separa le professioni ordinistiche da quelle “non organizzate in ordini e collegi” o quelle “associative”. A conferma di questa distinzione ci sono state numerose pronunce che vanno dal Tar del Piemonte, al Consiglio di Stato e – prima di tutte – alla Corte Costituzionale.

Dalla pronuncia della Consulta si ricava che le professioni che possono essere “protette” in forza della Legge 6/1989 non possono esserlo per il solo fatto di svolgersi in montagna ma per il fatto di essere caratterizzate, quantomeno, da un aspetto sportivo, più o meno tecnicamente elevato, mentre la Guida Ambientale Escursionistica si concentra sull’illustrazione di aspetti ambientali e naturalistici, questo potrà svolgersi in diversi contesti ambientali, anche quello montano, senza fini sportivi ma di osservazione, studio e conoscenza del territorio. Inoltre, l’ipotesi della costituzione di un ordine professionale per le Gae andrebbe in contrasto con le direttive europee sulla libera concorrenza e l’accesso al mercato, già recepite in Italia.

«La preoccupazione delle nostre socie e soci è che, dopo anni di formazione continua e di esperienza nell’accompagnamento degli escursionisti, debbano ripartire da zero per poter accedere all’abilitazione di un ordine professionale che ha poco a che vedere con il loro lavoro – spiega Guglielmo Ruggiero, presidente di Aigae – Le nostre guide si riconoscono infatti nella capacità di offrire occasioni di turismo escursionistico “lento” che è molto lontano da quello tecnico-sportivo che ad esempio caratterizza l’alpinismo. Il disegno di legge, quindi, rischia di compromettere la libertà di esercizio della professione di Gae, garantita dai principi europei attraverso un iter abilitativo e autorizzativo che graverebbe in modo del tutto ingiustificato sulla continuità professionale di migliaia di professionisti dell’escursionismo culturale».

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