Se il turismo cresce come Big Pharma

29 Novembre 07:00 2017 Stampa questo articolo

Il settore del turismo, insieme al farmaceutico e a quello della cura della persona, avrà una «domanda in crescita sicura per i prossimi vent’anni». A dirlo è il capo degli economisti di Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice, intervenuto alla presentazione a Villa Erba (Cernobbio) dell’indagine della direzione studi e ricerche del Gruppo bancario sull’alberghiero lombardo, che ha registrato tra il 2008 e il 2016 un balzo delle presenze del 50,3%, contro il +23,3% dell’Italia, a quota 37 milioni.

«I dati in nostro possesso dimostrano che le aziende che hanno investito di più soprattutto nella qualità dei servizi e, in particolare, le attività alberghiere a più alto stellaggio hanno oggi una profittabilità più alta rispetto alla media e una dinamica del fatturato migliore. È la prova provata che investire è utile sia al territorio, sia all’attività stessa», ha sottolineato De a Felice.

«In Italia – ha aggiunto – c’è la fortuna che si può spingere su tanti tipi di turismo, per esempio quello lagunare, lacustre, balneare, enogastronomico, religioso e congressuale, e se ben gestito può dare la possibilità di far fruttare anche le stagioni meno vivaci dal punto di vista del tasso di occupazione delle stanze. Altro dato che emerge dalla ricerca è, infatti, che c’è fortissima differenza dei tassi di occupazione delle stanze tra alta e bassa stagione. Su questo aspetto si può lavorare».

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