Sos consegne lumaca:
l’aviazione perde 11 miliardi

Sos consegne lumaca: <br>l’aviazione perde 11 miliardi
14 Ottobre 11:53 2025

Nel trasporto aereo il vintage non paga. Anzi, costa. E pure parecchio. Secondo lo studio che Iata ha commissionato alla società Oliver Whyman (Reviving the Commercial Aircraft Supply Chain) le sfide all’interno della catena di fornitura del settore aerospaziale stanno ritardando la produzione di nuovi aeromobili e componenti, costringendo le compagnie aeree a rivalutare i piani di flotta e, in molti casi, a mantenere in volo gli aeromobili più vecchi per periodi di tempo prolungati. Il tutto con costi non indifferenti: il lento ritmo di produzione costerà al settore aereo oltre 11 miliardi di dollari nel 2025 (pari a circa 9,5 miliardi di euro).

A incidere considerevolmente sono quattro fattori chiave. Innanzitutto i costi eccessivi del carburante che quest’anno si attestano sui 4,2 miliardi di dollari: utilizzando aerei più vecchi e meno efficienti in termini di consumi, i vettori devono pagare conti salatissimi a ogni rifornimento. C’è poi l’aumento dei costi di leasing dei motori che ammontano a 2,6 miliardi di dollari: infatti le compagnie aeree devono noleggiare più motori poiché le loro macchine rimangono a terra più a lungo durante la manutenzione. Anche i canoni di leasing degli aeromobili sono aumentati del 20-30% dal 2019.

Ci sono infine i costi di giacenza delle scorte in eccesso (1,4 miliardi di dollari) in quanto i vettori stanno accumulando più pezzi di ricambio per mitigare imprevedibili interruzioni della catena di approvvigionamento, aumentando i costi di inventario.

Ed oltre alle spese crescenti, le sfide della catena di approvvigionamento impediscono alle compagnie di impiegare aeromobili sufficienti a soddisfare la crescente domanda dei passeggeri. Nel 2024, tale domanda è aumentata del 10,4%, superando l’espansione della capacità dell’8,7% e spingendo i coefficienti di carico a un record dell’83,5%. Una tendenza che trova conferma anche nel 2025.

A conti fatti, l’attuale modello economico dell’industria aerospaziale, le perturbazioni dovute all’instabilità geopolitica, la carenza di materie prime e le tensioni del mercato del lavoro, sempre secondo il rapporto Oliver Whyman, contribuiscono ad acuire le criticità nel trasporto aereo.

«Le compagnie aeree – commenta Willie Walsh, direttore generale Iata – dipendono da una catena di fornitura che deve essere affidabile per operare e far crescere le proprie flotte in modo efficiente. Ora abbiamo tempi di attesa senza precedenti per aeromobili, motori e ricambi, e tempi di consegna imprevedibili. Non esiste una soluzione semplice per risolvere questo problema, ma ci sono diverse azioni che potrebbero fornire un po’ di sollievo. Per iniziare, l’apertura del mercato dei ricambi aiuterebbe le compagnie aeree offrendo loro maggiore scelta e accesso a ricambi e servizi. Parallelamente, una maggiore trasparenza sullo stato della catena di fornitura fornirebbe alle compagnie aeree i dati necessari per pianificare le interruzioni, aiutando al contempo ad alleviare i colli di bottiglia che i vettori devono subire».

Tutto questo a fronte di un portafoglio ordini commerciali mondiale che ha raggiunto un massimo storico di oltre 17.000 aeromobili nel 2024, significativamente superiore al portafoglio ordini del periodo 2010-2019, il decennio che ha preceduto la pandemia, che era stato di circa 13.000 aeromobili all’anno.

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Andrea Lovelock
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