Stelle degli hotel, un minestrone tutto italiano

Stelle degli hotel, un minestrone tutto italiano
01 Settembre 06:40 2023 Stampa questo articolo

Il mio regno per una stella. Addirittura? Beh, ricordatevi di Anton Ego, il temutissimo critico gastronomico del film d’animazione disneyano “Ratatouille”, che ha il potere di aumentare o togliere una stella ai ristoranti. Ecco, ora mettetevi nei panni di un albergatore italiano che attende con ansia la verifica della valutazione della sua struttura, che di fatto spetta al Comune, anche se la competenza è della Regione. Quindi, da noi ci sono 21 sistemi di classificazione: evviva la decentralizzazione, che però non ha sempre risvolti positivi spiega il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara.

«Dobbiamo aggiornarci – spiega Nucara – Il sistema italiano è pubblico, ma non è così in tutto il mondo. Da noi è obbligatorio, quindi tutti gli alberghi devono essere classificati, ed è territoriale, dunque di competenza delle Regioni. Io credo invece che il sistema debba essere unico e più chiaro, perché ogni Regione ha le sue peculiarità. In pratica funziona così: l’albergatore comunica i suoi parametri e il Comune, di solito, procede al controllo e ha il potere di dare o togliere le stelle. Se rileva difformità, le fa notare all’hotel».

In altri Paesi, però, il discorso è diverso e qui apriamo subito una digressione. «Esiste un sistema europeo che coinvolge 17 Paesi, la Hotelstars Union – prosegue Nucara – apprezzata e sostenuta anche dalla Commissione Ue. È stata fondata nel 2009 dalle associazioni alberghiere di Austria, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Paesi Bassi, Svezia e Svizzera con il patrocinio di Hotrec – Hospitality Europe. Mano a mano si sono aggiunti Estonia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Belgio, Danimarca, Grecia, Liechtenstein, Slovenia, Azerbaigian, Georgia e Polonia.

I membri della Hotelstars Union vanno verso un sistema unitario di stelle alberghiere in Europea sulla base dei “21 principi Hotrec” per l’introduzione e/o la revisione di sistemi di classificazione nazionali e regionali in Europa. La classificazione alberghiera comune costituisce un sistema dinamico, norme e direttive vengono riviste a cadenza regolare e adeguate alle esigenze in continuo cambiamento degli ospiti».

Grande flessibilità, dunque. «Direi innanzitutto semplicità – precisa Nucara – Faccio notare che tra i 17 Paesi della Hotelstars Union c’è la Germania, vale a dire il nostro principale cliente estero. Ebbene, quando il turista tedesco viene in Italia si trova invece di fronte 21 sistemi diversi e magari resta un po’ disorientato. Chiarezza e trasparenza, invece, sono elementi fondamentali del marketing e dovremmo tenerne conto. Per cui se aderissimo a un sistema internazionale, questo favorirebbe i flussi turistici e ci faremmo apprezzare di più sul mercato. Peraltro faccio notare che il numero delle stelle è uno dei criteri principali di scelta dei clienti».

Insomma, è il momento di cambiare. «C’è poco da fare: serve un sistema riconoscibile all’estero, in grado di riprodurre lo schema dell’Euro: non dover più cambiare valuta ed esibire il passaporto dopo gli accordi di Schengen è un vantaggio rispetto al passato e così dovremmo ragionare anche noi. Invece non riusciamo a mutare pelle, così come Francia e Spagna: la Francia è centralista per tradizione e fino a qualche anno fa non aveva neppure la classificazione, la Spagna ha il nostro stesso difetto, noi abbiamo le Regioni loro le Comunidad».

Veniamo allora al nocciolo della questione: cosa chiedete? «Che gli alberghi italiani possano aggiungere alla classificazione regionale quella privata facoltativa internazionale. Il decreto Pnrr prevedeva che l’aggiornamento avvenisse già quest’anno, ma al momento tutto tace. L’idea di metterlo nel Pnrr aveva un senso per legarlo alla riqualificazione, considerando anche che chi ha realizzato progetti lo ha fatto sulla base della legislazione attuale. Nei fatti, ripeto, in Italia abbiamo 21 modelli di classificazione regionale, un sistema di standard minimi, opera dell’allora ministro Brambilla, che era un tentativo di conciliare il principio costituzionale – cioè che il turismo è competenza delle Regioni – con una logica di mercato, per far capire ai turisti cosa gli si sta proponendo. Ci aspettiamo che tra qualche mese ci convochino per comunicarci la modifica degli standard minimi, fermo restando che ogni Regione avrà il potere di fare le sue migliorie».

E quindi uscimmo a riveder le stelle…

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L'Autore

Fabrizio Condò
Fabrizio Condò

Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004

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