Ogni volta che parla della Slovenia, si capisce subito quanto la conosca e la ami, come se ogni parola fosse impregnata di quei paesaggi che spaziano dalle vette alpine al mare Adriatico, dai profumi dei boschi ai sapori della cucina tradizionale. Eppure, ciò che più colpisce di Aljoša Ota, direttore dell’Ente sloveno per il turismo in Italia, è la naturalezza con cui riesce a intrecciare questi due mondi: la Slovenia e l’Italia, due parti di sé che, a modo loro, sono sempre state una cosa sola.
Nato a Trieste e cresciuto nel cuore pulsante della minoranza slovena in Italia, il manager racconta e si perde tra i profumi e i suoni di una terra che, pur essendo piccola sulla mappa, è immensa nel cuore di chi la conosce davvero.
Doppia cittadinanza e un legame profondo con l’Italia e la Slovenia. In che modo tutto ciò ha influito sulla sua identità e la sua vita professionale?
«Sono nato e cresciuto a Trieste, una città di confine che per sua natura ha sempre accolto e mescolato culture diverse. Le mie radici sono saldamente ancorate alla minoranza slovena che vive in Italia, e questo mi ha dato fin da subito una prospettiva duplice. Ho imparato a muovermi con naturalezza tra due mondi, due lingue e due modi di vedere le cose. Questa dualità è una ricchezza che mi ha insegnato l’apertura e la capacità di cogliere il meglio da entrambi i lati. Credo che sia un elemento fondamentale per il mio lavoro, perché mi permette di capire le esigenze e le curiosità dei viaggiatori italiani e di tradurle nel modo migliore, offrendo loro la Slovenia autentica che conosco e amo».
A proposito di autenticità, si dice sia bravo ai fornelli…
«La mia passione per la cucina è nata in famiglia. Mia nonna è una cuoca eccezionale. Ogni domenica ci riunivamo tutti intorno a un tavolo imbandito, e la zuppa che preparava era il rito che dava il via al pranzo. Quei momenti mi hanno trasmesso il piacere di cucinare e la consapevolezza di quanto il cibo sia un veicolo di tradizioni e affetti. Io sono particolarmente bravo alla griglia, la mia specialità è il pesce, ma adoro tutta la cucina slovena. Dai piatti a base di tartufo, ai sapori robusti della carne tipici delle zone interne del Paese, fino ai dolci. Non potrei mai rinunciare a un pezzo di strudel o a una fetta di potizza, la regina dei dolci delle feste. È un dolce che risale addirittura al Medioevo, un impasto arrotolato e farcito con vari ingredienti, come miele, formaggio, semi di papavero e mille altre bontà. Ogni morso mi riporta a casa».
Quali sono i luoghi in Slovenia a cui è particolarmente legato?
«Il mio cuore, si può dire, ha due case. Una è il lago di Bled, un posto che per me è pura magia in ogni stagione. Lo scoprii da bambino, in gita con la scuola, e rimasi folgorato, nonostante io sia un amante del mare. Quel lago incantato, sospeso nel tempo, con il suo castello che domina l’isola e la chiesetta al centro, mi rapì completamente. Per raggiungere il castello si attraversa anche il misterioso bosco di Višce, ricco di sentieri. Uno di questi passa a fianco del monumento ad Adolf Muhr, che in passato fu proprietario del castello. L’altro luogo a cui sono legato è la valle di Bohinj, nel cuore del Parco Nazionale del Triglav, dove ho imparato a sciare da piccolo con la mia famiglia. Negli anni il posto è cambiato molto, ma per me resta il luogo dove la montagna mi ha accolto e mi ha insegnato a scivolare sulla neve».
La Slovenia è grande quanto la Puglia, ma offre una varietà incredibile di paesaggi. Cosa suggerirebbe a chi cerca luoghi meno battuti, oltre alle mete più conosciute?
«È proprio questo uno dei punti di forza della Slovenia. Nonostante le dimensioni ridotte, nasconde dei veri e propri gioielli inesplorati. Un esempio su tutti è la Logarska dolina, una delle valli alpine di origine glaciale più belle del Paese. Non è facile da raggiungere, bisogna lasciare l’autostrada dopo Lubiana e percorrere strade strette e tortuose, ma una volta arrivati ci si ritrova in un paradiso. Circondata da sorgenti e cascate di acqua cristallina, con piante bellissime e montagne maestose, ti fa sentire in pace con il mondo. A volte, le cose belle non sono facili da raggiungere, ma la ricompensa è impagabile».
Oltre alla natura, quali sono gli elementi che a suo avviso caratterizzano di più il Paese?
«Senza dubbio la musica e il vino. Da ex dj, amo profondamente la musica slovena, soprattutto i brani nazional-popolari. Mi rilassano e sono il mio sottofondo preferito quando cucino. Il rapporto degli sloveni con la musica, che sia da camera, jazz o etnica, è fortissimo. Basti pensare che il movimento dei festival musicali è nato qui oltre 60 anni fa. Oggi la Slovenia, soprattutto in estate, offre una varietà di festival accessibili a tutti, dai classici ai più duri del metal. E poi c’è il vino e l’enogastronomia. Abbiamo tre regioni vinicole, come il Litorale, il Bacino del fiume Drava e la Bassa valle del fiume Sava, famose per i loro vini che ricevono riconoscimenti a livello internazionale. Ma la vera perla sono i vini autoctoni come il terrano e lo cviček. E non possiamo non menzionare Maribor, dove si trova la vite più antica del mondo, con oltre 450 anni di storia, sopravvissuta a guerre, assedi e malattie».
La Slovenia è anche una destinazione ideale per il benessere e il turismo sportivo…
«Lo sport è un orgoglio nazionale e fa parte della nostra identità fin da bambini. Che sia fare una passeggiata in montagna, percorrere una pista ciclabile o sciare sulle nostre vette, siamo abituati a essere sempre attivi. Per questo il concetto di benessere è così importante. Abbiamo ben 18 centri termali, immersi nel verde della Pianura Pannonica, del Carso, delle Alpi o del Mediterraneo. In Slovenia, l’acqua, l’aria, le saline e le foreste sono tutti fattori curativi naturali che aiutano a migliorare la salute e il benessere. Si può fare un bagno nella torba o approfittare delle proprietà curative delle acque minerali. C’è un’ottima qualità della vita, le città sono sicure ed ecofriendly. È una terra dove il mondo delle Alpi e il Mediterraneo si fondono, permettendo di nuotare al mare la mattina e passeggiare in montagna il pomeriggio».
Un Paese piccolo, ma che offre esperienze intense. Quali sono quelle che un viaggiatore non dovrebbe perdersi?
«Le esperienze sono la vera forza che rapisce i viaggiatori. Il legame con la gente del posto è fortissimo, gli sloveni sono ospitali e legati alle loro tradizioni. Si può diventare carbonai per un giorno, imparando un mestiere antichissimo, oppure cimentarsi nella pesca a mosca con guide esperte. A Lubiana, cinque artigiani unici offrono laboratori per imparare mestieri tradizionali come la tessitura, l’arte orafa o la ceramica. E per gli amanti dell’adrenalina, c’è la discesa in mountain bike nelle gallerie della miniera di Mežica o un tour in kayak nel sottosuolo del Monte Pec. Sono queste esperienze, intense e autentiche, a rendere il viaggio in Slovenia indimenticabile».
Lei vive e lavora a Milano dal 2017 e quando può torna a Trieste. Come è nata la passione per il turismo?
«Mi sento nato per operare in questo settore. Ho iniziato prestissimo, come animatore, guida turistica e poi per un tour operator sloveno con sede a Lubiana. Poi mi sono ritrovato a lavorare in banca, avevo un contratto a tempo indeterminato e una carriera avviata, ma dopo sei anni ho capito che il mio posto non era lì. Mi sono licenziato perché mi mancava troppo il turismo. È stata una scelta coraggiosa, ma posso dire che non me ne sono mai pentito. Oggi, da direttore dell’Ente del Turismo, metto tutta la mia passione e la mia conoscenza al servizio del Paese».



