Affitti brevi, Bergamo e Brescia: «Vogliamo le stesse regole di Venezia»

Affitti brevi, Bergamo e Brescia: «Vogliamo le stesse regole di Venezia»
24 Gennaio 12:54 2024 Stampa questo articolo

Da rivali storiche ad alleate in nome della cultura e adesso anche sul fronte Airbnb. Il 2023 vissuto in simbiosi da Bergamo e Brescia come Capitale della Cultura ha lasciato in eredità un incremento turistico ragguardevole: +40%, pari a 11,6 milioni di visitatori.

Un tesoro da non dilapidare, che a catena ha provocato il proliferare degli affitti brevi, soprattutto nel capoluogo orobico. Governo, abbiamo un problema, l’invocazione del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. «C’è stato l’aumento del 42% degli alloggi in affitto tramite Airbnb. Nei centri storici causa l’erosione dell’offerta di case in affitto per la residenza, perché c’è una maggiore convenienza economica per i proprietari. Questa cosa sta diventando un problema e ho più volte sollecitato parlamento e governo, chiedendo che i Comuni abbiano gli strumenti per arginare il fenomeno dove necessario. Purtroppo non c’è nessuna sensibilità».

Per scrivere l’ultimo capitolo del cahiers de doléances, Gori intinge la penna nell’ironia e volge lo sguardo a una “nuova” rivale con un pizzico d’invidia: «È curioso: il parlamento a luglio 2022 ha concesso questa possibilità di regolamentazione solo a Venezia». Il riferimento è all’emendamento al dl Aiuti sulle locazioni turistiche, che permette alla Serenissima di individuare i limiti massimi e i presupposti per la destinazione degli immobili residenziali ad attività di affitto breve.

Nel giro di poche ore, puntuale, è arrivata – in collegamento con Radio24 da Madrid – la replica pepata del ministro del Turismo, Daniela Santanchè, che della riforma sugli affitti brevi contenuta nel decreto Anticipiconvertito in legge il 14 dicembre – è stata l’ispiratrice: «Credo che il sindaco di Bergamo sia rimasto un po’ indietro, non avrà avuto tempo di leggere quello che abbiamo fatto sugli affitti brevi. Non è solo una questione fiscale di cedolare secca dal 26 al 21%, ma rientra in una più ampia cornice di regolamentazione che prevede il Cin – il Codice identificativo nazionale – senza il quale non ci si può registrare sulle piattaforme digitali. Inoltre, dal secondo appartamento in poi è prevista l’applicazione delle regole per le imprese, perché non si tratterebbe più di introiti a integrazione del proprio reddito».

Santanchè rivendica insomma il lavoro dell’esecutivo e spedisce un messaggio chiaro a Gori. «A me sembra che dopo dieci anni in cui nessun governo si è fatto carico di una tematica complessa, abbiamo portato un po’ di ordine in questo far west. Poi sicuramente si può fare di più, ma dobbiamo tenere insieme la proprietà privata, che per noi è sacra, la concorrenza sleale, ma anche la sicurezza e l’immagine dell’Italia. Anche se ci sono molte specificità le regole devono essere uguali per tutti: non ci può essere a Bergamo una normativa diversa rispetto a Treviso o a Palermo. Dobbiamo avere regole che uniformino, perché altrimenti ci sarebbe il caos d’informazione per il turista».

L'Autore

Fabrizio Condò
Fabrizio Condò

Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004

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