Astoi, il piano anticrisi del presidente Ezhaya

16 Ottobre 10:39 2020 Stampa questo articolo

«Compattare la filiera, creando due grandi poli associativi a difesa dell’organizzazione e della distribuzione». Su questo insiste Pier Ezhaya, neo presidente Astoi che, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Ttg Travel Experience, ha presentato i principali punti del suo mandato e il ruolo dell’associazione nella gestione della crisi da Covid-19, coadiuvato dal vice presidente Marco Peci e dal vice presidente vicario Andrea Mele.

Con l’insorgere della pandemia, «Astoi si è mossa subito sul fronte istituzionale-politico – dichiara Ezhaya – Abbiamo dialogato, e continuiamo a farlo, a tutti i livelli, non solo con il Mibact. Quanto ottenuto finora è anche merito nostro, dalla difesa dello strumento del voucher, che ha dato sostegno alla liquidità delle imprese, alla costituzione del fondo ad hoc per agenzie di viaggi e tour operator, che nonostante sia nettamente insufficiente ai bisogni in essere rappresenta il primo aiuto economico titolato al turismo organizzato».

Nella partita “anti Covid”, determinante la collaborazione con le altre associazioni soprattutto in termini di supporto tecnico agli uffici legislativi, «su tutte Fto. Ma c’è un problema serio da risolvere: ci siamo presentati ad alcuni incontri con le istituzioni in 45-50 associazioni – racconta il numero uno di Astoi, subentrato al posto di Nardo Filippetti – Il turismo organizzato è polverizzato, sul fronte della distribuzione, poi, stanno nascendo ulteriori realtà associative», e di conseguenza la questione si complica ulteriormente.

Tutti devono avere diritto di parola, Ezhaya però non si stanca di ripetere che il settore è debole quando si è in tanti a parlare. «Siamo perdenti se sediamo ai tavoli governativi in troppi e, spesso, diciamo anche cose non concordate e comuni. Bisogna presentarsi a governo e istituzioni in maniera univoca, e per farlo bisogno fare stando dalla stessa parte e con il coraggio di fare magari un passo indietro laddove necessario: da questa crisi non ci si salva a pezzi. O tutti insieme o nessuno – aggiunge il presidente – Ho un sogno: due grandi poli associativi, uno dedicato all’organizzazione e uno alla distribuzione. Se ci rendiamo credibili e ci presentiamo bene il dialogo diventa più fluido».

Detto ciò, il piano salva turismo continua, perché non può e non deve fermarsi. «Le nostre imprese sono al collasso e all’esterno non c’è la percezione di urgenza di sostegno – prosegue Pier Ezhaya – I 245 milioni di euro del fondo ad hoc stanziato, ad esempio, non sono ancora arrivati nelle casse delle aziende. C’è una distanza enorme tra pubblico e privato».

«Sul tavolo abbiamo già nuove proposte da presentare al governo – interviene Andrea Mele – Tra queste chiediamo una redistribuzione delle risorse non utilizzate con il Bonus Vacanze, che dovrebbero aggirarsi a circa 2 miliardi di euro. Sappiamo che non possiamo tradurre la cifra in soldi, ma anche la forma del tax credit per noi sarebbe un sostegno incredibile. Le ultime dichiarazioni del ministro Franceschini parlano addirittura di un’estensione di questo bonus, noi siamo assolutamente contrari».

Altro tema caldo, anzi caldissimo, la cassa integrazione: «Chiaramente stiamo lavorando a una sua estensione. Abbiamo la necessità di aiuto a lungo termini. Difensivamente direi che abbiamo bisogno di ammortizzatori sociali fino a giugno», conclude Mele, che coglie l’occasione per ribadire il lavoro parallelo sulla direttiva pacchetti che, ad oggi, risulta «a senso unico», e su cui l’associazione intende intervenire.

Così come bisognerà lavorare sul fondo da 6 milioni di euro per i rimborsi dei voucher non utilizzati. «I nostri fondi di garanzia non sono nati per far fronte a casi eccezionali e simultanei – sostiene Peci, che ha aperto una parentesi sul peso della campagna di sensibilizzazione fatta con il Manifesto del turismo italiano che tra articoli, tv e radio ha collezionato oltre 2mila uscite e sul progetto legalità con la piattaforma Adv Overview – Le nostre coperture potrebbero non essere sufficienti, quindi, l’aiuto pubblico risulta imprescindibile».

Infine, Ezhaya parla della riattivazione dei flussi turistici verso l’estero: «sono due le strade. Il nostro settore va sostenuto da un lato con il supporto a fondo perduto, dall’altro con la possibilità di poter tornare a svolgere la propria attività. Vanno aperti corridoi sicuri sulla scia di quanto fatto in Paesi come la Francia. Vorremmo adottare il modello crociere, con doppio tampone, uno alla partenza e uno all’arrivo. Noi siamo pronti, e alla fiera di Rimini abbiamo dato la dimostrazione di avere fiducia, oltre la paura». Anche perché, lo sappiamo, «i velieri forti si vedono quando il vento è forte».

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Giulia Di Camillo
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