Balneari: l’Italia chiede tempo, spiragli dall’Ue

Balneari: l’Italia chiede tempo, spiragli dall’Ue
18 Gennaio 12:06 2024 Stampa questo articolo

Tempo. Altro tempo. L’Italia – riferisce l’Ansa – ha tradotto in 17 pagine inviate a Bruxelles questa ulteriore richiesta di dilazione sulla Direttiva Bolkestein relativa ai balneari, nonostante l’ultimatum dell’Ue e la spada di Damocle di una procedura d’infrazione che pende su Palazzo Chigi. Eppure l’Ue apre la porta al dialogo, anche se la scadenza del 16 gennaio – entro la quale Roma avrebbe dovuto chiarire alla Commissione Ue le modalità di applicazione – è passata in cavalleria.

Nella maggioranza, insomma, ha prevalso la linea di Matteo Salvini il “temporeggiatore”, che ha chiesto un ulteriore rinvio per aggiornare la mappatura delle spiagge, anche se questo significa, a sua volta, prorogare le licenze fino al 2025. A Bruxelles non faranno salti di gioia, ma le dichiarazioni concilianti di ieri a Forlì della presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, con Giorgia Meloni a fianco – «L’Italia è assolutamente in linea con la tabella di marcia per l’attuazione del Pnrr» – è un segno che la bufera, almeno per ora, si è attenuata. E che il redde rationem potrebbe slittare, forse non a caso, al post elezioni europee.

Resta, certo, la rilevanza politica del dossier, definito «molto sensibile» negli ambienti Ue. Nel memoriale, infatti, il governo chiede «collaborazione» per giungere a una soluzione condivisa e al riordino del comparto balneari. Un auspicio espresso anche dalla Commissione, che su un aspetto però non transige: il rispetto assoluto della Bolkestein, baluardo della libera concorrenza nel settore, come ha ribadito di recente anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

L’obiettivo di Palazzo Chigi è calendarizzare, entro maggio, «un primo confronto con gli enti locali per determinare la scarsità delle risorse e i relativi indirizzi di riordino del settore». E qui salta fuori la divergenza di vedute con l’Ue. Il governo, in base ai dati del tavolo tecnico interministeriale istituito ad hoc, rimarca come la scarsità non ci sia. Per Bruxelles, invece, il calcolo della quota del 33% riferito alle spiagge occupate da concessioni demaniali «non è corretto, perché non riflette una valutazione qualitativa delle aree e non tiene conto delle situazioni specifiche a livello regionale e comunale». Ecco perché rischia di scattare l’articolo 12 della direttiva sul divieto di rinnovo automatico e obbligo di procedure di gara.

«Sarà un esame accurato”, fanno sapere dall’Ue. Ogni cosa a suo tempo.

L'Autore

Fabrizio Condò
Fabrizio Condò

Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004

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