Cineturismo ai raggi X: fenomeno da 600 milioni in Italia

Cineturismo ai raggi X: fenomeno da 600 milioni in Italia
12 Luglio 07:00 2023 Stampa questo articolo

Ciak, si gira, si viaggia e si visita: vale quasi 600 milioni di euro il segmento del cineturismo, fenomeno in costante crescita nell’Italia della “Grande Bellezza”, scenograficamente ideale per cineasti italiani e stranieri.

La fotografia del settore è stata scattata dalla società di analisi Jfc che ha reso noto uno studio che ne analizza specificità e tendenze. Quello del cineturismo, inoltre, è un ambito a doppia valenza perché aggrega sia il valore economico generato dai turisti-visitatori delle location che han fatto da sfondo a famosi film o fiction, sia il valore derivante dal soggiorno prolungato delle troupes, come sintetizza l’autore della ricerca Massimo Ferruzzi, amministratore unico della Jfc.

I valori di mercato

«Le produzioni cinematografiche, straniere ma anche italiane, rappresentano un volano eccezionale per comunicare le bellezze ed i luoghi più significativi del nostro Paese. In Italia il cineturismo genera sui territori dove avvengono le riprese un beneficio economico pari a 597 milioni di euro. Di questi, la maggior parte (321 milioni) è il valore economico generato da coloro, italiani e stranieri, che scelgono di soggiornare e/o visitare in giornata i luoghi delle sceneggiature».

Nel complesso si tratta di un milione 344mila presenze turistiche (17,7% stranieri) e 11,6 milioni di cosiddetti day user (34,2% stranieri).

«Purtroppo ancora oggi l’Italia riesce a raccogliere solo il 2% dei soggiorni di movie tourists internazionali. L’altra quota è generata da quanto le case di produzioni ‘lasciano” sul territorio durante le riprese, che è pari ad ulteriori 276 milioni, la maggior parte dei quali (il 41,5%) è distribuito tra le maestranze/tecnici locali e le strutture alberghiere che ospitano le troupe», ricorda Ferruzzi.

Le tendenze sulle location

Ci sono poi aspetti molto interessanti che lo studio di Jfc pone all’attenzione di operatori ed osservatori del fenomeno, come ad esempio la netta differenza nell’approccio che hanno le case di produzione italiane rispetto a quelle straniere nella scelta della location.

Per quelle italiane la scelta di una destinazione rispetto ad un’altra si basa in prevalenza, sulla possibilità di abbattere i costi, grazie all’intervento delle Film Commission; mentre per le produzione straniere la scelta avviene per la location “palcoscenico Italia” senza badare più di tanto all’eventuale economicità dei servizi, sul risparmio o sui benefit che si possono ottenere, bensì sulla certezza di avere a disposizione luoghi di grande impatto.

Ma questi sono solo alcuni degli elementi di partenza nella fase di scelta di una location in Italia: infatti questa viene in prevalenza scelta sulla base della “bellezza, attrattività ed estetica del luogo” (14%) e anche in base alla “disponibilità di fondi regionali e/o comunali” (11,5%).

È comunque importante, nella fase di scelta da parte delle produzioni, anche la garanzia di trovare una “logistica funzionale” (9,1%), intendendo come tale gli spazi di manovra della troupe, parcheggi per mezzi, uffici, facilità di organizzare un campo base, spazi adibiti al facile trasporto di attori, troupe, produzione; come pure “l’attinenza tra l’ambiente e la sceneggiatura” (8,9%).

Altro elemento che incide notevolmente su tale scelta è la presenza di “professionisti e manodopera già formata presente in loco” (7,7%), in quanto ciò permette alle case produttrici di integrare la troupe e di fare la lavorazione senza dover pagare la diaria giornaliera, come pure il basso costo dei servizi” (7,3%) – dalla manodopera locale ai servizi di autonoleggio, da quelli di ristorazione all’alloggio, etc.) – e la “presenza di infrastrutture logistiche come porti ed aeroporti” (4,3%).

Di interesse anche la parte dello studio che prende in esame gli altri fattori che possono ostacolare le produzioni cinematografiche: si passa dalla “mancanza di maestranze locali” (9,5%) alla “carenza di strutture per l’accommodation” (8%), dalla “mancanza di infrastrutture” (6,8%) alla “mancanza di professionisti locali” (6,8%), fino ad arrivare agli “uffici comunali con orari impossibili” (2,2%). Si segnala, ad esempio, come nei piccoli borghi vi siano uffici che aprono una sola giornata a settimana, rendendo impossibile gestire pratiche e permessi.

Il fattore troupe

Altro ambito analizzato dallo studio Jfc è quello della permanenza delle troupe, e di conseguenza delle presenze generate. Per quanto riguarda i film italiani, la realizzazione dei medesimi comporta il soggiorno dello staff di produzione per una media di 40,5 giorni con uno staff mediamente composto da 74 persone; mentre per i film stranieri, la loro realizzazione comporta il soggiorno dello staff di produzione per una media di 82,2 giorni: staff mediamente composto da 181 persone.

Altro capitolo di grande interesse è quello legato alle location ed il loro futuro: molto forti sono le chances di Roma e della Riviera d’Ulisse nel Lazio, come per la Carnia in Friuli e ancora per il Delta del Po e a Bologna (Emilia Romagna), per il GranSasso in Abruzzo, il Lago di Como e Mantova (Lombardia),le Dolomiti in Trentino alto Adige,  Venezia e Cortina d’Ampezzo (Veneto),  e l’entroterra sardo ed Alghero(Sardegna), i borghi dell’entroterra nelle Marche ed a Genova in Liguria.

Il caso Puglia e le regioni top

Ma la più elevata predisposizione ad ospitare set ed attrarre maggiormente le case di produzione è ancora una volta ad appannaggio della Puglia, che rimane come per gli ultimi anni, la regione italiana col più forte appeal e le maggiori richieste da parte di case di produzione sia italiane che estere. Subito dopo vi sono le due province autonome dell’Alto Adige e del Trentino, il Veneto, la Basilicata ed il Piemonte.

L’ultima parte della ricerca Jfc meritevole di sottolineature è sicuramente quella dove vengono valutati i valori economici del cineturismo. Ebbene nell’anno 2023 si può già delineare un  quadro della situazione: si registrano infatti circa 1.215 produzioni di vario genere in Italia. Q

uindi film italiani e stranieri sia i documentari, le fiction, ma anche le pubblicità, i video clip ed i servizi fotografici professionali, per un volume di investimenti effettuati dalle case di produzione  di 589 milioni di euro; mentre 276 milioni euro risulta essere il valore di quanto resterà sul territorio italiano nell’anno in corso – nei luoghi dove si realizza la produzione – in termini economici, con la seguente “allocazione” per quanto riguarda le diverse tipologie di produzione.

I flussi turistici

I dati sinora illustrati indicano il valore economico che le case di produzione generano nel momento in cui scelgono una destinazione e vi si fermano per girare un film, una serie Tv o più semplicemente una pubblicità. Ma vi è l’altro elemento che “compone” il fenomeno del cineturismo, ed è quello legato ai flussi turistici di coloro che visitano e soggiornano in una località proprio perché l’hanno vista in un film e, pertanto, desiderano ripercorrere quei luoghi.

In questo ambito, i cineturisti negli ultimi sette anni sono decisamente aumentati di numero, passando dai 42 milioni del 2016 ai 50,8 milioni del 2023, con un incremento del +21%. Di questi, solo una quota effettua un soggiorno “tematico”, mentre la maggior parte decide di visitare una location legata ad un film come escursione giornaliera durante un soggiorno di altro tipo.

Sugli 8,38 milioni di movie tourist internazionali – però – coloro che scelgono l’Italia per visitare i luoghi dei grandi cinema sono 150.935 (contro gli 86.400 del 2016), con una permanenza media di 1,5 notti e complessive 226mila presenze ed un valore economico del soggiorno, nel suo complesso, pari a 23 milioni di euro circa.

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Andrea Lovelock
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