Crac Thomas Cook, Filippetti: «Un danno per tutta la filiera»

24 Settembre 13:27 2019 Stampa questo articolo

«Sono state fatte sopravvalutazioni o sottovalutazioni di prodotto, questo insieme alla crescita dei prezzi in Spagna e alla svalutazione della sterlina potrebbero essere tra i motivi del fallimento». Parola di Nardo Filippetti, presidente Astoi, che ha elencato le possibili cause del clamoroso crac di Thomas Cook durante la trasmissione “Focus Economia” su Radio 24.

Filippetti, ospite del programma di Sebastiano Barisoni, ha posto l’accento anche sul modello di business del Gruppo inglese (che ha insistito sul tenere le compagnie aeree dentro la holding, nonostante la forte concorrenza delle low cost, ndr).

«Se l’aumento delle tariffe in Spagna è stato frutto anche della recente crisi in Sudafrica, sulla svalutazione della sterlina Filippetti ha sottolineato come il tour operating sia molto sensibile a queste oscillazioni perché «seppure il settore registri importanti volumi di cassa,  la marginalità è sempre molto bassa e non va oltre i 2-3 punti percentuali».

Ma a preoccupare il presidente dell’associazione dei tour operator italiani è soprattutto il futuro. Il fallimento di Thomas Cook «è un danno enorme per tutta la filiera del turismo organizzato. C’è il rischio che gli albergatori e i fornitori pretendano sempre più garanzie e pagamenti anticipati dai t.o., soprattutto dai più piccoli. Stesso discorso anche per le agenzie di viaggi che si vedranno richiedere i  pagamenti anticipati dai tour operator. Le banche, infine, potrebbero essere meno disponibili ad aprire linee di credito», conclude Filippetti.

Laconico il commento dello stesso conduttore radiofonico, Sebastiano Barisoni, per il quale il rimpatrio di oltre 150mila turisti britannici costerà alle casse dello Stato inglese molto più di quanto avrebbe speso per il salvataggio di Thomas Cook (circa 200mila sterline).

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