Cucina italiana nella storia: ora è Patrimonio Unesco

Cucina italiana nella storia: ora è Patrimonio Unesco
10 Dicembre 12:51 2025

La cucina italiana entra ufficialmente nella lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco. Il Comitato intergovernativo dell’organizzazione, riunito a Nuova Delhi, ha approvato l’iscrizione della candidatura della “cucina italiana fra sostenibilità e diversità bio-culturale“.

La proposta era stata presentata nel 2023 dal collegio culinario insieme a Casa Artusi, all’Accademia della cucina italiana e alla rivista “La cucina italiana“: l’obiettivo era la promozione dei valori centrali della tradizione gastronomica dell’Italia, dal contrasto allo spreco alimentare alla riduzione dell’impatto ambientale, fino alla tutela delle diversità territoriali.

Con questo ingresso, salgono a 20 gli elementi italiani inseriti nella lista, che oggi conta circa 800 riconoscimenti in 150 Paesi.

La notizia è stata accolta con entusiasmo dagli esponenti del governo italiano, a partire dal ministro del turismo Daniela Santanchè che definisce quello di oggi un traguardo «storico» – tra l’altro è la prima volta che viene premiata una tradizione culinaria nella sua globalità – che sottolinea come il valore dell’enogastronomia nazionale rappresenti non solo un simbolo culturale, ma anche una leva economica di primaria importanza per l’intero comparto turistico.

Il riconoscimento Unesco, secondo Santanchè, sancisce ufficialmente il ruolo dell’enogastronomia quale pilastro del sistema Italia, capace di generare valore diffuso lungo tutta la filiera: dalla produzione agricola all’ospitalità, dalla ristorazione alla promozione internazionale.

La gastronomia risulta già una delle principali motivazioni di viaggio verso l’Italia. Nel 2024 il settore ha generato oltre 40 miliardi di euro di fatturato, con una crescita del 12% sull’anno precedente, mentre nei primi quattro mesi del 2025 il turismo a tema food ha già raggiunto i 9 miliardi di euro di spesa.

Il ministro ha ricordato il progetto Enit “Italia Gourmet Bus”, iniziativa itinerante che ha portato nelle principali capitali europee le eccellenze culinarie e la cultura del cibo italiana come strumenti di attrattività turistica.

Oltre al valore economico, Santanchè evidenzia l’importanza culturale del risultato: la cucina italiana rappresenta infatti un elemento identitario non solo per i 59 milioni di residenti, ma anche per una vasta comunità di 85 milioni di persone di origine italiana nel mondo.

«La cucina italiana è ora ambasciatrice della Nazione nel mondo, un patrimonio che abbiamo il dovere di tutelare, promuovere e valorizzare ancora di più», ha concluso Santanchè, ringraziando operatori, associazioni, istituzioni e il governo per il sostegno alla candidatura.

IL VIDEOMESSAGGIO DELLA MELONI

Anche il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un videomessaggio ha voluto esprimere il suo compiacimento “per una notizia che ci riempie d’orgoglio. Siamo i primi al mondo a ottenere questo riconoscimento, che onora quello che siamo e la nostra identità. Perché per noi italiani la cucina non è solo cibo o un insieme di ricette. È molto di più: è cultura, tradizione, lavoro, ricchezza”.

“La nostra cucina – prosegue Meloni – nasce da filiere agricole che coniugano qualità e sostenibilità. Custodisce un patrimonio millenario che si tramanda di generazione in generazione. Cresce nell’eccellenza dei nostri produttori e si trasforma in capolavoro nella maestria dei nostri cuochi. E viene presentata dai nostri ristoratori con le loro straordinarie squadre.

“È un primato che ci inorgoglisce – sottolinea – e ci consegna uno strumento formidabile per valorizzare ancora di più i nostri prodotti e proteggerli con maggiore efficacia da imitazioni e concorrenza sleale. Già oggi esportiamo 70 miliardi di euro di agroalimentare, e siamo la prima economia in Europa per valore aggiunto dell’agricoltura. Questo riconoscimento imprimerà al Sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi.

CONFCOMMERCIO, SANGALLI: «RISULTATO STRAORDINARIO»

Il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio dell’Umanità è un risultato straordinario. Lo ripete anche il presidente di ConfcommercioCarlo Sangalli, secondo cui tale traguardo «valorizza un tratto profondo della nostra identità culturale e sociale. È un riconoscimento che permette al sistema Italia nel complesso – ma soprattutto nel turismo – di essere più competitivo sui mercati esteri e, allo stesso tempo, afferma il ruolo e il valore sociale di un comparto che rappresenta una componente fondamentale del Sense of Italy e dell’attrattività del Paese. Questo traguardo rafforza un ecosistema economico fatto di imprese, professionalità e filiere che generano sviluppo e occupazione. Un patrimonio vivo che, con questo riconoscimento, ci incoraggia a investire ancora di più nella qualità, nella sostenibilità e nella tutela delle nostre tradizioni, fondamentali per costruire il futuro del Paese».

FIEPET: RICONOSCIMENTO UGUALE PIÙ TURISTI

Secondo le associazioni, il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio Unesco potrebbe tradursi in un incremento delle presenze straniere compreso tra il 6% e l’8% nei primi due anni, per un totale di circa 18 milioni di presenze turistiche aggiuntive.

Nel 2024 i visitatori stranieri hanno speso 12,08 miliardi di euro in ristoranti, bar e pubblici esercizi, il 7,5% in più rispetto al 2023. Le anticipazioni per il 2025 indicano un ulteriore aumento, con un totale atteso di circa 12,68 miliardi di euro, pari a una crescita del 5%.

A questi si aggiungono i viaggi motivati dall’enogastronomia, che generano già oggi 9 miliardi di euro di spesa diretta: un dato che conferma il ruolo della cucina italiana come uno dei principali fattori di scelta della destinazione.

«Alcuni benefici saranno quasi automatici – osserva Giancarlo Banchieri, presidente nazionale Fiepet Confesercenti – Il riconoscimento Unesco della cucina italiana è una straordinaria leva di promozione: agisce da moltiplicatore per il turismo, per l’economia e per l’immagine del Paese. Perché questa spinta si traduca in sviluppo reale servono però politiche lungimiranti: semplificazione amministrativa, sostegno agli investimenti, formazione qualificata e regole stabili per le imprese che ogni giorno rappresentano l’Italia».

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