Fs, decollano i ricavi ma l’affare Alitalia è in stand-by

27 Marzo 10:38 2019 Stampa questo articolo

Non c’è ancora nessuna novità sul piano industriale di Alitalia. Confermato quindi lo slittamento rispetto alla data prevista del 31 marzo. Chi si aspettava qualche notizia di rilievo dalla presentazione di ieri dei risultati 2018 del Gruppo Fs è rimasto, quindi, deluso. «Il dossier su Alitalia è in corso di valutazione e quando saremo pronti lo diremo», non si è sbilanciato l’amministratore delgato Gianfranco Battisti, che solo pochi giorni fa aveva parlato di Pasqua come deadline per mettere la parola fine almeno al nodo delle alleanze. «Aspettiamo la definizione di cosa fare con Alitalia. Per la parte ferroviaria siamo pronti», ha detto durante la presentazione dei risultati finanziari di Fs.

«Ci sono due condizioni fondamentali: facciamo un’operazione se c’è un ritorno sull’investimento e deve essere un operazione di carattere industriale», ha ribadito il manager, non dando particolare peso all’ultima ipotesi che vedrebbe China Eastern interessata ad entrare nel capitale della newco. «L’importante è che facciamo operazioni che contribuiscano a creare valore. Questa è la condizione essenziale perché si possa definire un progetto».

Intanto, sul fronte dei conti di Fs, il 2018 ha fatto registrare alcuni risultati record. Nel corso dell’anno appena terminato, infatti, Ferrovie dello Stato ha registrato una crescita dell’1,3% dell’utile netto, balzato a 559 milioni di euro (migliore performance nella storia dell’azienda). Ottimi anche i numeri dei ricavi, aumentati del 30% fino a sfondare il tetto dei 10 miliardi. Migliorato infine di 7 punti percentuali l’Ebitda, attestatosi a 2,5 miliardi.

Di tutt’altro segno, invece, i conti in casa Alitalia. Dopo avere perso oltre 500 milioni di euro nel 2018, sottolinea Il Giornale, l’ex vettore di bandiera avrebbe totalizzato fino ad oggi “una perdita secca di un milione e 200 mila euro al giorno”, rendendo di fatto pressoché impossibile la restituzione del prestito ponte di 900 milioni prevista per giugno.

Senza contare il difficile rebus delle alleanze, che dopo l’abbandono della partita da parte di easyJet (come già avevano fatto in precedenza Air France-Klm, ndr) vede adesso come unico potenziale partner del vettore italiano quella Delta Air Lines interessata a potenziare il proprio network transatlantico. «Alitalia è una parte importante della nostra joint venture transatlantica. Se decideremo di supportarla oppure no, non lo abbiamo ancora deciso, stiamo valutando i numeri», ha detto poche settimane fa il ceo del vettore americano Ed Bastian, dopo la missione di Battisti ad Atlanta.

Come si ricorderà, la quota che Delta sarebbe chiamata a sottoscrivere nella nuova Alitalia non sarebbe inizialmente superiore al 10%, per poi eventualmente salire al 20% in caso di risultati positivi dell’azienda.

 

L'Autore

Giorgio Maggi
Giorgio Maggi

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