CoStar e Tourism Economics hanno rivisto al ribasso le proiezioni di crescita del settore alberghiero statunitense, nel nuovo rapporto sulle previsioni per il periodo 2025-26, presentato al Nyu international hospitality investment forum. Durante il forum, però, sono emersi anche i motivi per cui, nonostante tutto, i top manager delle catene alberghiere restano ottimisti.
OUTLOOK IN RIBASSO
A causa della performance insoddisfacenti del primo trimestre e delle crescenti preoccupazioni macroeconomiche, i tassi di crescita previsti sono stati abbassati per tutti i principali indicatori: offerta (-0,1 punti percentuali a +0,8%), domanda (-0,6 punti percentuali a +0,5%), Adr (-0,3 punti percentuali a +1,3%) e Revpar (-0,8 punti percentuali a +1%). L’Adr corrisponde alla tariffa media giornaliera di un hotel, il Revpar ai ricavi per camera disponibile. Analogamente, sono stati apportati aggiustamenti per il 2026: offerta (-0,5 punti percentuali a +0,8%), domanda (-0,3 punti percentuali a +1,1%), Adr (-0,7 punti percentuali a +1,3%) e RevPar (-0,6 punti percentuali a +1,5%).
Dopo la debolezza di marzo e aprile, comunque, sono arrivati nuovi segnali di stabilità. «Il fatturato continua a crescere anche nel contesto attuale», ha affermato Amanda Hite, presidente di Str, parte del gruppo CoStar. «Tuttavia, finché la fiducia dei consumatori non migliorerà, la domanda rimarrà debole, soprattutto nelle fasce di prezzo medio e basso», ha aggiunto. Si prevede, poi, che l’Adr continuerà a crescere, ha affermato Hite. «I nostri dati prospettici continuano a supportare le osservazioni di molti stakeholder del settore, secondo cui le finestre di prenotazione si sono accorciate. Questo aumenta le difficoltà che gli albergatori dovranno affrontare nei prossimi trimestri», ha aggiunto Hite.
«Guardiamo a una seconda metà dell’anno con i consumatori che si trovano ad affrontare prezzi più elevati e un mercato del lavoro più debole, con le aziende che frenano gli investimenti e un calo dei volumi di visitatori internazionali», ha affermato Aran Ryan, direttore degli studi di settore di Tourism Economics. «Sebbene i rischi di recessione si siano attenuati, l’economia – e il settore dei viaggi – cammineranno sul filo del rasoio in questo periodo».
I MOTIVI PER RESTARE OTTIMISTI
Nonostante tutto, i top manager di Wyndham Hotels & Resorts, Accor, Hilton, Hyatt Hotels, IHG Hotels & Resorts e Marriott International hanno espresso ottimismo sul futuro del settore alberghiero, durante il forum.
«Se un anno fa vi foste seduti qui con noi e aveste detto: ‘L’anno prossimo la fiducia dei consumatori statunitensi raggiungerà il minimo degli ultimi 52 anni’, non credo che molti di noi si sarebbero scagliati contro la forza della domanda», ha dichiarato Anthony Capuano, ceo di Marriott, secondo quanto riportato da Hotel Dive. “Quindi, il fatto che ci siano una tale resilienza e forza nelle nostre attività, di fronte a un dato che in genere avrebbe segnato la fine del settore dei viaggi, è piuttosto incoraggiante».
«[Viaggiare] è diventato più un bisogno umano. Non è un bene voluttuario che va e viene», ha affermato Mark Hoplamazian, ceo di Hyatt. Ora, poi, c’è la possibilità di sfruttare la silver economy: «I viaggiatori più anziani sono in aumento a livello globale», ha detto Elie Maalouf, ceo di Ihg Hotels & Resorts. Già in pensione, questi viaggiatori non devono aspettare i periodi di vacanza per partire. «Possono viaggiare 12 mesi all’anno, in qualsiasi settimana, a metà settimana, il che è positivo per la nostra attività», ha dichiarato. «Ma hanno esigenze diverse quando viaggiano – richieste diverse, priorità diverse – e pagheranno anche per questo».



