Il giornale com’è (e come lo vorremmo). L’Editoriale del direttore

Il giornale com’è (e come lo vorremmo). L’Editoriale del direttore
19 Dicembre 07:00 2023 Stampa questo articolo

roberta riannaL’uomo è un essere perfettibile. Tanto più lo è un giornale, per sua natura incline alla sintesi e dunque alla semplificazione. Costretto, talvolta, a banalizzare meccanismi complessi. Modalità che chi storce il naso deve comprendere. Perché noi, ogni santo giorno, ci proviamo. Ci proviamo – con massimo impegno, limitate risorse e totale buona fede – a compiere al meglio la nostra missione: fare un buon giornalismo di servizio.

Benedetto, maledetto trade, verrebbe da dire. Troppo spesso deprecato nell’incauto confronto con la stampa consumer: blasonata, sebbene non di rado più approssimativa di noialtri. Sai com’è, la faccenda è delicata se hai un lettore medio che di turismo spesso ne sa più di te, che quella circolare forse l’ha già letta, che il caso dei passaporti-lumaca lo vive sulla pelle, che di un titolo a effetto sul “caos voli” non sa che farsene, se a fronte non gli offri spunti di analisi e soluzioni concrete.

Perfettibili, si è detto. Ebbene, lo siamo. E continueremo a tarare ingredienti per migliorare il sapore e la qualità della nostra informazione. La ricetta da cui partiamo? Verifica delle fonti, sempre. A costo di “non arrivare primi”. Accuratezza nella scrittura, con buona pace di Google che ci vorrebbe proni ai suoi trend, alla reiterazione di parole chiave, al “semaforo verde” del seo, che nel nostro caso è quasi sempre arancione. Investimento sul capitale umano: giornalisti, la gran parte professionisti, che nessun robottino o content creator potrà mai scalzare.

Tra le testate generaliste che più apprezziamo c’è Il Post di Luca Sofri, autore della recente pubblicazione “Voltiamo decisamentecopertina 17 20 dicembre 2023 pagina”, a cui fa eco il seguente catenaccio: “Sta cambiando tutto nei giornali di carta e non, salvo la loro importanza”. Un simil-aforisma che vale anche per noi, capaci (seppur piccini) di influenzare i guadagni di un’azienda con una virgola fuori posto.

Vorremmo scrivere tutto e di più, è vero; abbattere quando necessario la diga del politically correct; rimodulare quell’indole commerciale che contraddistingue il trade. Ma i tempi non sono maturi. Il coraggio non ci manca, ma le spalle non sono ancora abbastanza larghe.

E poi, sempre citando Sofri, diciamolo: abbiamo «paura di sbagliare». In che senso? «Il giornalismo è un grande inganno, per definizione – scrive nel suo editoriale – Anche se ci riferiamo alle sue applicazioni più corrette e affidabili, stiamo sempre parlando di una grande e condivisa finzione che ammette che sia possibile ridurre a sintesi, semplificazione, e spietata selezione una cosa che è invece fatta di enorme complessità. Per ben fatto che sia, sono molte più le cose che trascura, tace, esclude, di quelle che dice, mostra e spiega. Il giornalismo è di solito una persona che racconta una cosa».

Così e con una certa dose di pudore, introduciamo i nostri “Fatti dell’Anno”. Senza alcuna ambizione di assolutezza, ma con l’intento di offrire ai lettori un prodotto godibile, ma prima di tutto utile al loro lavoro.

SFOGLIA LA DIGITAL EDITION DEL MAGAZINE “I FATTI DELL’ANNO 2023”

  Articolo "taggato" come:
  Categorie

L'Autore

Roberta Rianna
Roberta Rianna

Direttore responsabile

Guarda altri articoli