La tassa di soggiorno raddoppia: dura reazione degli hotel

22 Dicembre 13:15 2022 Stampa questo articolo

Una brutta sorpresa di Natale subito stigmatizzata dalle associazioni l’emendamento alla legge di Bilancio, presentato dall’opposizione e approvato dalla maggioranza, con il quale di fatto si facilita, a partire dal 1º gennaio 2023, il raddoppio del valore massimo dell’imposta di soggiorno portandolo da 5 euro a 10 euro a notte per persona.

La misura interessa i capoluoghi di provincia in cui la media delle presenze turistiche nei tre anni precedenti è di venti volte superiore al numero dei residenti.

“È un pessimo regalo di Natale – si legge in una nota di Federalberghi – per le imprese e i lavoratori del turismo delle destinazioni interessate, che con grande fatica si stanno risollevando dal baratro in cui erano sprofondate durante la pandemia e sono ancora oggi alle prese con la stangata del caro energia”.

Dello stesso tenore la reazione di Federturismo che in una nota del suo presidente, Marina Lalli, ha evidenziato come «Ci lascia sorpresi la tempistica di questo emendamento alla Manovra. È un provvedimento che in una fase di riavvio del turismo rischia di compromettere il delicato recupero di destinazioni che stavano appena rialzando la testa, di caricare di ulteriori costi i turisti e di burocrazia gli albergatori. I Comuni non possono pensare di continuare a far cassa a colpi di tasse che colpiranno la fascia di turisti che pernotta nelle strutture ricettive e che non toccherà invece quella enorme platea di soggetti che a vario titolo e non sempre legalmente offre alloggio nelle destinazioni turistiche».

«Tassare i turisti non ci sembra una buona strategia, proprio in un momento di ripresa come questo. Si rischia di scoraggiare i visitatori, soprattutto le famiglie, offrendo loro un incentivo per ridurre la durata del soggiorno, e di spingere fuori mercato le città d’arte. L’esatto contrario di quello che dovremmo fare», ha concluso Vittorio Messina, presidente nazionale di Assoturismo Confesercenti.

«L’imposta di soggiorno, ha detto Messina – è già una gabella poco gradita, anche perché avrebbe dovuto essere un’imposta di scopo destinata agli investimenti per lo sviluppo del turismo, ma le risorse sono arrivate al comparto con il contagocce, e solo in alcuni territori. Con questo nuovo intervento, poi, l’imposta diventa un vero e proprio esborso, da 280 euro a settimana per una famiglia con due figli. Una stangata da evitare assolutamente anche in considerazione del fatto che l’imposta di soggiorno già costa agli ospiti delle strutture ricettive italiane più di mezzo miliardo di euro l’anno».

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