Marriott, Sorenson: «Hotel Usa in sofferenza. La Cina riparte»

Marriott, Sorenson: «Hotel Usa in sofferenza. La Cina riparte»
29 Aprile 10:51 2020 Stampa questo articolo

Arne Sorenson non ha dubbi: «l’impatto del coronavirus è decisamente peggiore di quello dell’11 settembre e della Grande Recessione». Il ceo di Marriott International rilascia un’intervista a Bloomberg, e parla di quanto i suoi hotel stiano subendo la negatività del Covid-19, con la Cina che, dopo l’avvio del trend negativo a gennaio, prosegue con la sua ripartenza.

«Nel quarto trimestre del 2001, dopo l’11 settembre, il business di Marriott ha subito un calo di circa il 25% – racconta Sorenson – Il trimestre peggiore durante la Grande Recessione, invece, ha toccato il -18%. Ora, anche se non abbiamo i dati al completo, credo che, almeno negli Usa, a marzo si registri qualcosa come il -60%».

Ad oggi, il colosso americano ha 2mila strutture chiuse (il suo portfolio ne contiene 7.500 in tutto il mondo). «Dei 5mila negli Stati Uniti oltre mille sono chiusi – dichiara il ceo – Tendenzialmente sono quelli in città dove la crisi sanitaria è più diffusa, oltre a quelli business e di lungo raggio».

FOCUS SULLA CINA. Marriott International conta 11 alberghi a Wuhan e 350 nella Cina Continentale. «Qui gli effetti del coronavirus li abbiamo avvertiti già a gennaio – spiega Arne Sorenson – Tutto è accaduto molto rapidamente, e già nella prima settimana di febbraio il nostro business erà giù del 90%, non solo a Wuhan».

Ma, almeno in Cina, gli hotel stanno riprendendo la loro attività e le performance sembrerebbero «ragionevolmente migliori», afferma Sorenson. Nelle strutture aperte, conclude, «servizi come le piscine sono generalmente aperti seguendo ovviamente i protocolli sanitari indicati. Ma questo è un fattore che varia da mercato a mercato. Inoltre, circa il 70% dei ristoranti all’interno degli alberghi sono aperti».

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