Ocse, la sfida di Garibaldi: «Il turismo generi lavoro»

Ocse, la sfida di Garibaldi: «Il turismo generi lavoro»
04 Gennaio 09:45 2023 Stampa questo articolo

La sua prima uscita pubblica in veste di vice presidente dell’Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, dove è stata nominata dopo un anno da amministratore delegato dell’Enit, è stata la partecipazione al Wttc Global Summit di Riyadh. Roberta Garibaldi, esperta di turismo enogastronomico, era tra i pochi italiani presenti e partecipa spesso a questa come ad altre iniziative del World Travel and Tourism Council. In questa intervista esclusiva a L’Agenzia di Viaggi Magazine, spiega il senso di questi eventi internazionali, dicendo la sua su come l’Italia potrebbe trarne vantaggio.

L’assenza di italiani, soprattutto politici, in eventi internazionali che richiamano persone da tutte le parti del mondo, penalizza il nostro turismo?
«Personalmente trovo queste occasioni molto stimolanti e utilissime per creare delle buone relazioni. Comunque, a parte alcuni imprenditori presenti all’evento saudita, come Gabriele Burgio (leggi qui l’intervista) o Paolo Barletta, la presenza italiana nelle istituzioni internazionali c’è. Abbiamo adesso Alessandra Priante come direttore Europa dell’Unwto e io stessa nell’Ocse sono italiana».

All’evento Wttc A Riyadh si sono conclusi diversi accordi per un valore di 50 miliardi di dollari. L’Italia ne ha beneficiato?
«È stata un’occasione di networking e io stessa ho passato tre giorni facendo un incontro dietro l’altro. Naturalmente, il mio non è l’approccio dell’azienda privata, che deve concludere dei contratti; ma con molti interlocutori ci conosciamo ormai da tempo e si dà vita a progetti congiunti. Quello che posso dire è che l’Italia viene vista come un benchmark di riferimento. All’estero vogliono conoscere il modello Italia per applicarlo a tante realtà diverse».

Proprio i sauditi, però, che non hanno mai avuto turismo prima d’ora, sembra che si stiano ispirando a un modello anglosassone. I responsabili dei progetti più importanti vengono da Usa, Australia, Canada, Uk…
«Ci sono anche italiani, come Marco Balice, conosciuto per aver organizzato la cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici, che adesso sta lavorando per loro alla mostra su Andy Warhol che si aprirà in primavera. E teniamo conto anche del fatto che non tutti accettano di andare a vivere per due o tre anni in un contesto abbastanza difficile come quello, dove c’è da iniziare a fare formazione per creare le risorse da impiegare. L’abbiamo visto anche con il Global Summit: loro sono molto bravi e hanno organizzato tutto in maniera spettacolare, ma nonostante questo le pecche non sono mancate».

Sembra comunque che stiano puntando solo sul turismo extra usso, di alta gamma. Fino al punto da progettare un boutique hotel all’interno della città vecchia di AlUla, che ha 2.600 anni. Ben lontano dal modello italiano, ma direi anche europeo.
«È vero, a volte si spingono un po’ troppo. Però stanno realizzando dei progetti veramente di altissimo livello. Dopo l’evento di Riyadh, ho visitato AlUla dove c’è un resort di Habitas (www.ourhabitas.com), la catena di alberghi molto esclusivi creata da Eduardo Castillo».

Sì, un musicista che fa soprattutto musica d’ambiente e sperimentale, in linea con le atmosfere dei suoi resort. Lo slogan della catena è “Luxury for the soul”, lusso per l’anima.
«Quando sono andata, lui era lì e ha fatto un concerto all’aperto che lasciava senza fiato. Lì vedi proprio l’arte nella natura. È la perfezione dell’esperienza turistica: di giorno escursione con il Land Rover e la sera si parte sulla biga con i cavalli. Un viaggio si può definire una experience completa quando coinvolge tutti e cinque i sensi. Qui vedi il paesaggio, gli arabi con abiti da antichi guerrieri, l’incenso che ti accoglie con il profumo, 1.000 candele accese, la degustazione di cucina locale. Insomma, l’olfatto, la vista, il gusto, il suono…».

Anche il tatto, se vogliamo, perché poi si toccano oggetti, porte e così via. Ma non c’è il rischio di scivolare nel parco a tema, sullo stile americano?
«Ci sono sicuramente delle cose che hanno un sapore un po’ finto. Ma si può anche andare nei posti frequentati dagli stessi arabi. Posti semplici e per questo affascinanti. Per rispondere alla domanda sul turismo d’élite, credo che loro stiano partendo con questo target alto, ma non credo che vogliano mantenere esclusivamente su questo mercato. Penso che in seguito creeranno una diversificazione. Stanno seguendo la strategia di marketing di posizionare la destinazione esclusivamente sulla fascia del lusso solo per la fase di lancio».

Non pensa che questa scelta possa anche avere un impatto sulla popolazione locale, creando degli scompensi di tipo sociale?
«Il collegamento tra le attività turistiche e la comunità locale è uno dei temi dei quali dovremo occuparci nel prossimo futuro. Ho lavorato tanto con l’Unwto che sull’argomento si sta impegnando molto. Sono convinta che anche i sauditi se ne stiano occupando».

Tornando al Wttc, per il prossimo Global Summit è stato scelto il Rwanda. È un esempio di come una scelta del genere possa incidere anche sugli equilibri internazionali: si tratta di un Paese che deve rilanciare il turismo dopo vicende belliche dalle quali non si è del tutto ripreso. E questo evento può sicuramente dare un contributo decisivo.
«Gli eventi internazionali sono importanti per incentivare il turismo. Ma è importante organizzarli lavorando bene prima, ma anche dopo che si è concluso. Personalmente, ho diversi contatti con i quali sto dialogando per tentare di portarne in Italia alcuni di una certa importanza. Individuando, prima di tutto, un piano strategico che abbia come obiettivo la promozione dei prodotti turistici che vogliamo far conoscere; perché è inutile far vedere Roma o Napoli, che sono già molto conosciute. Queste occasioni, invece, possono essere preziose per un nuovo posizionamento che valorizzi il territorio meno conosciuto. Certo, non sono eventi delle dimensioni di quelli del Wttc, ma negli incontri che abbiamo organizzato con l’Unwto abbiamo avuto delle partecipazioni importanti. A Sorrento c’erano una decina di ministri stranieri».

Ultima domanda: cosa fa un vicepresidente dell’Ocse? Qual è il suo mestiere?
«Il compito di quest’ente è di creare sinergie a livello internazionale tra i vari Paesi per agevolare una crescita economica sostenibile nel settore economico e del turismo. A gennaio presenteremo proprio in Italia il nuovo Trend & Policies, il rapporto annuale dell’Ocse sul turismo che serve a individuare i temi da approfondire e divulgare nel mondo per stimolare le azioni positive. Un argomento caldo in questo momento è proprio quello del lavoro. E il turismo è uno dei settori che porterà a una crescita importante, anche in Italia. Il problema nasce nel momento in cui non è abbastanza attrattivo per i giovani e, quindi, non riusciamo ad avere personale qualificato. Oggi è importante rendere questo settore allettante per i giovani e invogliarli a seguire percorsi formativi: in questo modo si riuscirà a fare incontrare domanda e offerta».

L'Autore

Giampiero Moncada
Giampiero Moncada

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