Parchi divertimento, appello al governo: «Ci ascolti»

03 Gennaio 10:23 2023 Stampa questo articolo

Più ascolto e più attenzione per i parchi di divertimento. È l’appello lanciato al governo dal presidente dell’Associazione parchi permanenti italiani di Confindustria, Luciano Pareschi, in un’intervista rilasciata all’Adnkronos/Labitalia e ripresa da Il Tempo.

«Il nostro è un settore sottovalutato – sottolinea Pareschi – Un Paese a vocazione turistica dovrebbe valorizzare i parchi divertimento, che arricchiscono l’immenso patrimonio culturale e naturalistico italiano e sono particolarmente apprezzati dagli stranieri».

Peraltro il bilancio 2022 registra un ritorno ai livelli del 2019: 20 milioni di visitatori italiani e 1,5 milioni di stranieri, pari a 1,1 milioni di pernottamenti in hotel. I costi però sono lievitati di molto. E Pareschi rimarca: «Se i fatturati del settore dei parchi permanenti sono ai livelli di tre anni fa, lo stesso non si può dire degli utili: pesa soprattutto il forte aumento del costo dell’energia. I parchi sono imprese energivore, non possono limitare i consumi e non possono intervenire sul prezzo dei biglietti, pena la perdita immediata degli ingressi».

Nel 2022 il prezzo dei biglietti è cresciuto in media del 5%, a fronte di aumenti percentuali a tripla cifra nelle bollette. Il resto sono perdite secche. E in futuro l’approvvigionamento energetico avrà un valore strategico rilevante, avverte Pareschi, che chiama in causa lo Stato: «Molte realtà stanno accelerando i processi di efficientamento energetico, valutando il fotovoltaico per diventare autonomi, ma per raggiungere questo obiettivo serve l’aiuto dello Stato, con una politica di incentivazione mediante fondi e finanziamenti a lungo termine a tasso agevolato».

L’ultimo capitolo dei cahiers de doléances riguarda gli aiuti Covid. «Tra ritardi e cavilli burocratici, le aziende del comparto hanno ricevuto aiuti risibili se rapportati ai volumi di fatturato e alle perdite subite: negli ultimi due anni questo ha significato un progressivo impoverimento. Per cui, senza considerare quelle strutture sostenute da fondi di investimento o multinazionali dell’intrattenimento, la maggior parte dei parchi è composta da piccole e medie realtà imprenditoriali che hanno subito perdite tra il 100% e il 75% nel 2020 e del 50% nel 2021, ripianate con risorse private».

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