Parity rate, la partita è aperta: ora tocca all’Europa
La partita sulla parity rate, che vede contrapposti da un lato Federalberghi e dall’altro le piattaforme online come Booking ed Expedia, non è ancora chiusa. Il ddl Concorrenza, al cui interno alla Camera è stata aggiunta la norma che vieta la parity rate – e che dà agli albergatori la possibilità di offrire sul proprio sito i prezzi che ritengono più opportuni, con buona pace delle Olta – è ora all’esame della Commissione Industria del Senato.
I numeri per confermare il cosiddetto “emendamento booking” ci sarebbero, ma perché la norma possa essere applicata, anche dopo l’approvazione da parte del Parlamento, occorrerà il parere positivo della Commissione Ue. A dirlo chiaramente è la segreteria tecnica del Sottosegretario di Stato alle Politiche europee, in un parere espresso al ministero dello Sviluppo economico che L’Agenzia di Viaggi ha avuto modo di leggere.
Nel parere, in sostanza, si dice che siamo in presenza di una norma sui servizi e, come tale, prima di essere applicata va notificata alla Commissione europea.
È scritto testualmente nella missiva: “Le nuove regole, la cui osservanza è obbligatoria per la commercializzazione, la prestazione del servizio, lo stabilimento di un fornitore di servizi o l’utilizzo del servizio, appaiono configurare una regola relativa ai servizi, in quanto tale, soggetta a notifica alla commissione europea ai sensi dell’articolo 5, paragrafo 1 della direttiva 2015/1535, con applicazione di quanto previsto all’articolo 6, paragrafi 1 e 2”.
La direttiva prevede la comunicazione agli Stati membri, che devono essere informati delle regole tecniche progettate da uno di essi nel settore dei servizi, procedura necessaria per assicurare il buon funzionamento del mercato interno e garantire la trasparenza delle iniziative nazionali.
I gruppi parlamentari si sono già mossi in questa direzione: la senatrice Linda Lanzillotta (Pd) ha presentato un emendamento che prevede che “entro 15 giorni dall’entrata in vigore della legge, il ministero dello Sviluppo economico provvede a inviare la notifica alla Commissione Ue”. Altri senatori, tra cui Schifani (Ncd) e Fissore (Pd), ne hanno presentati altri in cui si dice che la norma che vieta la parity rate è applicabile “previo esperimento con esito positivo della procedura di comunicazione di cui all’articolo 5, paragrafo 1, della direttiva Ue 2015/1535 del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa alla procedura d’informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell’informazione”.