Regno Unito, viaggi studio ko per Covid e Brexit

Regno Unito, viaggi studio ko per Covid e Brexit
11 Novembre 10:23 2022 Stampa questo articolo

È pari al -83% il numero di studenti (circa 37mila) che il turismo organizzato europeo ha fatto viaggiare nel Regno Unito nel 2022 rispetto al 2019. La percentuale arriva dall’ultimo report di Tourism Alliance condotto in collaborazione con Ukinbound, English Uk, Beta ed Etoa, che motiva il drastico calo in chiave incoming a causa dell’eliminazione del programma “List of Travellers” – avvenuto a ottobre 2021 – grazie a cui i ragazzi Ue potevano raggiungere il Regno Unito in gruppi scolastici organizzati accompagnati dagli insegnanti, utilizzando le loro carte d’identità nazionali anziché i passaporti.

Le statistiche pubblicate da Beta (British Educational Travel Association) mostrano che prima della pandemia di Covid e dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea (Brexit), il mercato dei viaggi studio contribuiva all’economia del Regno Unito per 28,6 miliardi di sterline, con 14,6 milioni di giovani studenti che ogni anno visitavano la destinazione. Tale fenomeno supportava ben oltre 265mila posti di lavoro.

Da quando il Regno Unito ha lasciato l’Ue, i visitatori – compresi gli studenti – devono utilizzare il passaporto anziché la carta d’identità nazionale per fare ingresso nel Paese. «Ma nell’Unione i giovani non hanno bisogno di un passaporto per viaggiare nella maggior parte dell’Europa, quindi non ne hanno uno. Le cifre variano da Paese a Paese ma, ad esempio, si stima che solo il 35% degli alunni italiani abbia un passaporto. Il costo, tra i 50 e i 120 euro, e l’onere amministrativo per l’ottenimento di questi documenti rappresentano un ostacolo importante per chi sta pensando di recarsi nel Regno Unito», ha dichiarato Richard Toomer, executive director di Tourism Alliance.

Il settore, stando alle previsioni, non si riprenderà nemmeno nel 2023: in Uk arriverà il 42% di studenti del 2019, ovvero 128mila. «L’uscita dall’Unione europea non significa che dobbiamo perdere il programma “List of Travellers”. Il governo deve ripristinarlo con urgenza, oppure lanciare un piano simile per salvare il mercato dei viaggi studio», ha aggiunto Toomer.

Oltre alla perdita di 875 milioni di sterline di entrate per l’economia britannica di quest’anno, ci sarà un’ulteriore perdita di 600 milioni di sterline del prossimo anno. Questo, fanno sapere dalla Tourism Alliance, “evidenzia l’urgente necessità di trovare una soluzione al problema”.

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Giulia Di Camillo
Giulia Di Camillo

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