Stati Generali affitti brevi: business da 42 miliardi l’anno

Stati Generali affitti brevi: business da 42 miliardi l’anno
23 Settembre 16:10 2025

Sfiora i 42 miliardi di euro l’anno il giro d’affari degli affitti brevi. Il dato è stato analizzato nel corso degli Stati Generali degli affitti brevi 2025 promosso e organizzato a Milano da Aigab, l’associazione italiana gestori affitti brevi con il patrocinio dei ministeri del Turismo e delle Infrastrutture e Trasporti e con la presenza della ministra del Turismo, Daniela Santanchè.

Ammontano a 8,2 miliardi di euro le prenotazioni dirette, l’indotto è di 33 miliardi e il volume d’affari per le ristrutturazioni è pari a oltre 600 milioni di euro.

Ma il trend dell’anno in corso, seppur in presenza di vistosi incrementi in introiti e prenotazioni, segnala una riduzione dell’1% degli immobili – circa 499mila – immessi nel mercato online, che nei mesi estivi tocca anche un -7%.
Numeri che emergono dallo studio “Overview su normative, impatti, numeri e trend di mercato”, presentato dal presidente di Aigab Marco Celani che al Sole 24 Ore ha dichiarato: «La burocrazia di Regioni e Comuni ha reso più difficile mettere online gli appartamenti, questo ha comportato una minore capacità di vendere notti e un rialzo dei prezzi».

E uno dei temi centrali degli Stati generali è stato la frammentazione delle regole sul territorio: nonostante l’introduzione del Cin (Codice Identificativo Nazionale), infatti, persistono attualmente normative differenti da regione a ragione e addirittura da comune a comune che non facilitano l’evoluzione di questo segmento ormai vitale per il turismo.

Aigab chiede una legge quadro nazionale che limiti l’autonomia interpretativa delle amministrazioni locali e faccia chiarezza sui diritti dei proprietari che sono poi la maggioranza dei player: il 96% delle case promosse online appartiene infatti a proprietari singoli e nella maggioranza dei casi si tratta di integrazione al reddito.

«Le amministrazioni locali spesso identificano gli affitti brevi come causa dello spopolamento dei centri storici, quando i dati dicono il contrario – ha poi evidenziato Celani – Poiché soltanto l’1,4% delle abitazioni è destinato agli affitti brevi, contro il 26-28% di immobili vuoti in Italia. A dimostrazione che il settore non genera crisi abitativa, ma rappresenta una soluzione per mettere a reddito patrimoni inutilizzati. Inoltre, le città italiane sono piene di immobili vuoti di proprietà pubblica che potrebbero essere desinati all’emergenza abitativa, prima di restringere i diritti del privato».

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Andrea Lovelock
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