Ucraina, operazione turismo:
«Così ripartiremo post guerra»

Ucraina, operazione turismo:<br> «Così ripartiremo post guerra»
16 Novembre 09:54 2023 Stampa questo articolo

RWANDA – Mentre si celebrava il lancio del Rwanda e di tutta l’Africa subsahariana come destinazione turistica dei prossimi decenni, tra le migliaia di partecipanti al Global Summit del Wttc che si è tenuto quest’anno a Kigali, tanti chiedevano di incontrare chi promuove una località ben diversa e su tutt’altra latitudine: l’Ucraina. Mariana Oleskiv è responsabile dell’agenzia di promozione turistica del Paese, che da quasi due anni combatte contro l’invasione da parte della Russia di Vladimir Putin e dal quale arrivano solo notizie di tragedie e di eroismi. Legittimo, quindi, chiedersi come si possa lavorare per promuovere il turismo proprio in quella terra. L’Agenzia di Viaggi Magazine lo ha chiesto direttamente a Oleskiv in questa lunga intervista, realizzata a margine del summit.

Mariana Oleskiv ucraina

Mariana Oleskiv

Mariana Oleskiv, lei ha partecipato all’ultimo evento Wttc e ha incontrato moltissime persone, tanto che ha quasi finito i biglietti da visita che si era portata. Ma qual è la domanda che le rivolgono più di frequente?
«”Come ha fatto ad arrivare qui dall’Ucraina?”; “Si può prendere un volo da Kiev per qualche destinazione?”. Credo che siano queste le domande più frequenti. E allora devo spiegare che non ci sono voli, dato che lo spazio aereo è chiuso. Quindi, andiamo in treno in Polonia o in Ungheria o in Moldova e poi prendiamo un aereo da lì. Un’altra cosa che mi chiedono è se si fa turismo in Ucraina. In effetti, siamo un Paese molto esteso ed è logico che ci sia del turismo. Grazie a Dio, le forze armate si sono spostate a est e a sud. Non abbiamo più le minacce da nord intorno a Kiev, che avevano reso la vita della gente nella capitale più complicata e quasi impossibile durante il primo mese dell’invasione. Adesso nella capitale la gente lavora, va in ufficio, al ristorante, nei centri commerciali. I bambini vanno a scuola e le persone, vivendo la guerra per così tanto tempo, cercano di normalizzare. Tutti hanno bisogno di tempo per recuperare un equilibrio mentale; ed ecco perché viaggiano e vanno in posti che sono più tranquilli, dove c’è più natura. Sui monti Carpazi, per esempio, che si trovano in quella parte dei confini che gli stessi ucraini considerano più sicura».

Lo scorso anno ci ha sorpreso vedere le cifre sul turismo in Ucraina. Come ha fatto il turismo ad andare bene nell’estate del 2022, quando ci arrivavano solo notizie sui bombardamenti? Erano tutti turisti o c’erano anche persone che venivano da voi per altre ragioni, non per vacanza?
«Sì, all’inizio della guerra gli alberghi nelle grandi città sono diventati il posto dei giornalisti, dei diplomatici, dei funzionari delle ambasciate evacuate da Kiev. Diciamo che hanno occupato gli alberghi a ovest. Anche molte aziende hanno evacuato il loro personale da Kiev e si sono trasferiti a ovest. Perché non è vicino al fronte e in quel momento erano occupati da chi fuggiva dalla guerra. In più, erano luoghi dove le persone potevano fermarsi in attesa di trovare un posto più stabile in cui trasferirsi, come un appartamento. Gli alberghi hanno lavorato così fin quando la regione di Kiev è stata liberata, tra marzo e aprile. L’estate successiva è stata un po’ difficile per gli hotel, dato che non c’era molta gente che andava lì in vacanza: ognuno era troppo sconvolto dalla guerra per poter pensare alle vacanze. Ma alcuni hanno mandato le loro famiglie negli alberghi che erano un posto più sicuro. L’inverno 2023 è stato ancora più complicato perché i russi stavano bombardando le nostre centrali elettriche e tutti gli alberghi hanno dovuto comprare i generatori per avere un’altra fonte di elettricità. Da noi c’è un resort sciistico molto grande, Bukovà. E loro non sapevano se aprire l’impianto. Tanti dicevano che non era il caso, visto che c’era una guerra e non c’era desiderio di andare a sciare. Poi loro hanno comprato dei grossi generatori elettrici, perché negli alberghi c’erano continue interruzioni, e hanno cominciato a lavorare. Non tanto per guadagnare, ma più che altro per coprire i costi. E comunque la gente poteva andare a sciare durante l’inverno. Anch’io sono andata per due giorni perché sono appassionata di sci e mi era mancato tanto. Quando sono andata non c’erano tantissime persone, ma ce n’erano. Questa estate si è iniziato a discutere e a lavorare con i giornali, gli influencer, in modo normale. Quindi abbiamo lanciato questa campagna in sordina per dire che viaggiare “è una cosa normale”. E la gente ha cominciato a farlo. Non condividono molto dei loro viaggi; quindi non esistono tanti contenuti come quelli che vengono normalmente prodotti sui media. Ma la gente continua a viaggiare e a ovest dell’Ucraina, la scorsa estate gli alberghi erano quasi pieni».

E turisti stranieri ce n’erano?
«Non tanti. Quando sono stata in Carpazia, che è al confine con la Slovacchia, ho visto un paio di famiglie slovacche in un resort. Ma è un’eccezione. Però abbiamo ancora giornalisti, organizzazioni internazionali, diversi tipi di volontari, gente che fa qualcosa per aiutare l’Ucraina».

Adesso, comunque, voi state promuovendo il turismo per famiglie, per gente comune, non i viaggi per lavoro o volontariato.
«Per adesso promuoviamo il turismo interno, solo per gli ucraini. Non spingiamo gli stranieri a venire in Ucraina. Perché lo sforzo sarebbe sproporzionato rispetto al risultato che ci potremmo aspettare. E poi non vogliamo tante persone perché in Ucraina c’è ancora la guerra ed è importante che la gente lo tenga presente. Inoltre, non abbiamo collegamenti aerei, il che rende ogni viaggio molto complicato. Però ci stiamo preparando per il momento in cui potremo invitare i turisti internazionali».

In questo momento abbiamo nel mondo diversi punti di conflitti. Ma per quanto possa sembrare strano, possiamo dire che molta gente nel mondo scopre che certi Paesi esistono quando lì scoppia una guerra. Quando è iniziata l’invasione russa noi certo non abbiamo scoperto che l’Ucraina esiste, ma abbiamo scoperto quanto è estesa! Nonostante non siamo così lontani, non sapevamo nulla sull’Ucraina. Il prezzo che si sta pagando è veramente un prezzo altissimo, ma possiamo dire che la guerra sta promuovendo il vostro Paese?
«Sì, stiamo pagando un prezzo davvero troppo alto per la promozione di un brand. Ma è importante essere pronti al momento in cui questa guerra finirà. Noi saremo nuovamente sotto i riflettori per invitare la gente ad andare in Ucraina. È per questo che il ministro delle Infrastrutture sta già lavorando intensamente per fare accordi per il ritorno nel Paese delle compagnie aeree. Stiamo anche già provando a capire come gli aeroporti potranno riprendere l’attività e studiando rotte per prodotti alternativi che consentano alle persone di atterrare in Romania o Polonia, per poi arrivare in Ucraina più facilmente e in tempi più brevi. I ministri stanno lavorando sulla logistica e noi lavoriamo sugli accordi per organizzare le attività promozionali da fare in futuro, quando vorremo far vedere alle persone un’altra immagine dell’Ucraina. Stiamo lavorando per creare una domanda di viaggi verso l’Ucraina in modo che la gente già adesso possa dire: “Ok, quando la guerra sarà finita, voglio andare lì. Dev’essere un bel posto”. Oggi si vede principalmente la guerra, ma noi vogliamo che l’immagine delle nostre bellezze faccia dimenticare la realtà triste e orribile che stiamo vivendo adesso. Non è ancora il momento di mostrare quella parte dell’Ucraina. Ma vogliamo farlo progressivamente ed è per questo che siamo qui al Wttc Global Summit. Anche per stringere i rapporti con l’industria turistica, per trovare partner. Così potremo divulgare queste informazioni con i canali appropriati e arrivare al pubblico giusto».

Come stanno reagendo le compagnie aeree e le altre società di trasporti?
«Bene. Per esempio, Ryanair si è impegnata a far partire i voli verso tutti gli aeroporti ucraini. Si sa che loro vogliono sempre essere i primi. Ma un po’ tutti vogliono volare in Ucraina. Solo che c’è un problema di assicurazioni e di sicurezza. E questo è un problema per tutti. Nessuno potrà pianificare nulla finché il Paese non sarà davvero sicuro. Inoltre, bisogna fare ripartire l’operatività degli aeroporti. Ci vorranno almeno sei mesi per lo scalo di Leopoli. Perché bisogna ottenere tutte le certificazioni, bisogna far tornare il personale, compiere tutti i passi necessari perché l’aeroporto venga considerato sicuro per le compagnie d’assicurazione e possa così riprendere i voli. Prevediamo che ci sarà almeno un semestre in cui non potremo avere questi collegamenti. E per questo pensiamo a delle alternative. Gli aeroporti ai confini con l’Ucraina, ad esempio Romania e Polonia, da cui poi spostarsi in autobus o proporre prodotti combinati, ovvero viaggi in entrambi i Paesi».

Sembra una buona strategia. Ma la Romania è in Unione europea, l’Ucraina non ancora.
«Sì, i controlli alla frontiera potrebbero essere un po’ un problema. Ma per la maggior parte dei Paesi non c’è bisogno di visto per l’ingresso da noi. Tutti i Paesi europei, naturalmente, la gran Bretagna, gli Usa, il Canada, i Paesi del Golfo, come gli Emirati arabi, il Qatar, l’Arabia Saudita, e così via».

In quali mercati state investendo? Dove intravedete migliori opportunità?
«I primi sono quelli attorno all’Ucraina. Quindi, la Polonia, i Paesi baltici, la Cechia. Perché loro capiscono la situazione molto meglio che altrove. Per loro non è qualcosa di tanto inconsueto. Poi, come abbiamo visto, il resto dell’Ue, perché non è troppo lontano e i viaggi aerei sono brevi. La Gran Bretagna, ovviamente, e alcune regioni del Canada dove ci focalizzeremo sulla diaspora, lì tante persone hanno radici ucraine. E lavoriamo bene anche con i Paesi del Golfo».

La nostra testata è letta dalle agenzie di viaggi. Cosa vorrebbe dire agli adv italiani?
«Provate a scoprire qualcosa in più sull’Ucraina, vedete quello che noi abbiamo che possiamo offrire. E incontriamoci in Ucraina dopo che avremo vinto e la guerra sarà finita. Saremo felici di ospitarvi e mostrarvi quanto è bella l’Ucraina e come potrete vendere il nostro prodotto turistico ai vostri clienti».

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Giampiero Moncada
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