Voli, la spina nel fianco
della ripresa turistica

Voli, la spina nel fianco <br>della ripresa turistica
04 Aprile 10:23 2023 Stampa questo articolo

I buoni motivi per essere ottimisti ci sono tutti. A dirlo, dal MarketHub di Hotelbeds, è Olivier Ponti, vice presidente Insights di ForwardKeys, parlando del 2023 del turismo.

Tuttavia, spiega il manager, «ci sono alcune forze dirompenti che potrebbero finire per incidere sulla ripresa del settore. E non sono, come si potrebbe pensare, la debolezza dell’euro nei confronti del dollaro, che è quasi arrivata al momento giusto, rendendo più competitive le destinazioni europee per il mercato statunitense; o l’inflazione, che c’è ma non sta incidendo negativamente sulla voglia di viaggiare dei consumatori».

INCOGNITE. Il pericolo maggiore, dice Ponti, arriva «dall’incapacità degli aeroporti e delle compagnie aeree di reggere la ripresa della domanda, per mancanza di personale. E la preoccupazione cresce per i prossimi mesi, visti gli scioperi in Germania e le proteste che si stanno svolgendo in Francia».

C’è da dire, ricorda il vice presidente, che «la guerra in Ucraina ha provocato un aumento del 20% delle tariffe aeree nel 2022 rispetto a quelle del 2019, aumentando anche le ore di volo per evitare la zona di conflitto. Inoltre, non è stata recuperata pienamente la capacità aerea pre pandemia».

Eppure, aggiunge il manager, «finora il 2023 ci dimostra che anche le conseguenze delle peggiori catastrofi naturali per il turismo possono essere alleviate con un’adeguata strategia di comunicazione della crisi. È quello che è successo con i terremoti in Turchia e Siria, dove la comunicazione ha avuto un ruolo fondamentale, insieme alla collaborazione tra amministrazioni e imprese del settore, oltre al fatto che l’epicentro era localizzato lontano dalla capitale e dalle principali destinazioni turistiche».

TENDENZE. I pericoli ci sono, ma ForwardKeys ha dettagliato quali segmenti, destinazioni e tendenze stanno guidando la ripresa quest’anno, a partire dal turismo balneare, le cui cifre adesso sono solo l’8% al di sotto dei livelli del 2019; seguono natura (-16%), business travel e turismo nelle città, in entrambi i casi al -21%.

Nel segmento premium, poi, gli arrivi internazionali in Europa superano già del 4% i dati pre pandemia nei primi mesi di quest’anno, mentre l’economy resta inferiore del 19%. E, come sottolinea Ponti, «gli altospendenti viaggiano molto e acquistano di più, perché stanno trascorrendo più tempo di prima nelle destinazioni».

Anche nel mercato cinese si è consolidato il segmento altospendente, passando dal 10% della domanda al 23%; così come sono aumentati i viaggiatori individuali dal 28% al 41%. Mentre, anche per effetto del Covid, i viaggi di gruppo dei cinesi sono scesi dal 30% al 9%.

Bene anche il mercato premium degli Stati Uniti verso l’Europa: +22% rispetto al 2019, con il 14% in più di soggiorni di lunga durata e il 25% in più di gruppi di almeno tre persone e di famiglie. «Più turisti che trascorrono più tempo generano più reddito», dice Olivier Ponti.

Un altro trend che arriva dagli Usa è la preferenza per i viaggi multidestinazione, guidata dalle combinazioni Portogallo-Francia, con un rialzo del 125% rispetto ai livelli pre pandemia; seguono Grecia-Italia (+118%) e Danimarca-Norvegia (+27%). Complessivamente c’è un incremento medio del 12% per questo tipo di vacanza rispetto al dato 2019.

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