Da “ct del turismo italiano” si sente un po’ come Gennaro Gattuso e invita tutti a «vestire la casacca della Nazionale». Indossa invece un completo nero con maglietta bianca Daniela Santanchè quando sale sul palco riminese per aprire ufficialmente Ttg Travel Experience, ribadendo che «il turismo è un ponte di pace e fra i popoli».
Reduce dai fasti capitolini del Wttc Global Summit – «Il premier Meloni ha promesso 8 miliardi di investimenti nei prossimi anni» – il ministro del Turismo invoca «maggior senso di appartenenza, perché mi ha fatto male in estate sentire tutti quei discorsi legati a un travel giù di tono. Dobbiamo cambiare storytelling, perché gli ultimi dati snocciolati da Enit raccontano altro».

Vediamoli subito: il turismo in Italia, nel 2025, vale 240 miliardi di Pil, nei primi sette mesi dell’anno le presenze turistiche sono state 268,4 milioni, in crescita del +5,7%. Gli stranieri che hanno visitato il nostro Paese – il secondo più scelto in Europa – sono 151,8 milioni (+10,4%) e gli italiani 116,6 milioni.
Entro fine anno, è la stima, il comparto genererà 3,2 milioni di posti di lavoro, che diventeranno 3,7 in 10 anni. La spesa turistica – un pallino di Santanchè – a fine 2025 raggiungerà i 185 miliardi di euro (124,6 generati da turisti italiani e 60,4 miliardi da visitatori internazionali).
Rispetto al 2024 la spesa degli stranieri aumenterà del 9,4% (era di 55,2 miliardi) e dell’1,6% quella degli italiani (che ammontava a 122,6 miliardi). Positiva anche la bilancia della spesa turistica del primo semestre 2025: gli stranieri hanno speso 24,9 miliardi, gli italiani all’estero 15,7 miliardi, per un saldo totale di +9,2 miliardi.
Tanto basta per far ribadire a Santanchè che l’obiettivo «è far lievitare l’industria turistica, che è la prima del nostro Paese. Siamo di fronte al cambiamento di un’era: ora il settore ha un piano industriale e una visione. Ma ancora non è sufficiente: L’Italia deve essere una Nazione di qualità e non di quantità, dobbiamo alzare lo status dei servizi e fare in modo che il nostro turismo si accessibile a tutte le tasche».
La scalata sembra inarrestabile, quindi, ma c’è un fattore da evitare come la peste: «Il turismo mordi e fuggi – avverte il ministro – È fondamentale invece portare qui le grandi catene alberghiere e allargare gli orizzonti degli stranieri nella scoperta del nostro Paese. Il 75% va solamente nel 4% del territorio, ecco perché noi dobbiamo occuparci dell’altro 96% che non riceve attenzione. Tutti devono essere messi in condizione di esporre in vetrina il meglio».
E alla fine si torna al punto di partenza: l’importanza di fare squadra. «Il governo – ricorda Santanchè – può creare le migliori condizioni possibili perché le aziende prosperino e producano ricchezza. I protagonisti assoluti, però, sono e saranno sempre gli imprenditori, che hanno già fornito una prova eccezionale di resilienza durante e dopo il Covid».
Occhio allora a chi raccoglierà l’eredità perché, sottolinea, non sarà leggera: «Chi verrà dopo di me dovrà dimostrare di essere più bravo a fare squadra». Quasi come un ct.
Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004
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