Pianeta startup, come distinguerle (e sceglierle)

Pianeta startup, come distinguerle (e sceglierle)
13 Ottobre 07:00 2025

Esattamente come nel variegato mondo delle idee, anche nell’immenso universo delle startup ci sono quelle buone, quelle mediocri e quelle geniali. Come orientarsi e distinguere le migliori? In altre parole, come individuare quelle vincenti sul mercato? Osservatori.net, la piattaforma multimediale e multicanale degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano (di cui il nostro Annuario del Turismo è partner) ha realizzato una vera e propria guida che introduce il lettore, partendo dalle origini, nel mondo inesplorato delle startup che un big player come Alpitour World oggi contempla nel suo progetto Ainfinity.

PIANETA STARTUP

Come definita dall’imprenditore della Silicon Valley Steve Blank, la startup è “un’organizzazione temporanea alla ricerca di un modello di business scalabile e replicabile”.

La scalabilità indica la capacità di crescere senza aumentare proporzionalmente i costi, mentre la replicabilità si riferisce alla possibilità di applicare il modello in diverse località geografiche, settori o gruppi di clienti.

La crescita di una startup è molto legata all’ammontare dei finanziamenti che riesce ad attrarre, che si dividono in investimenti in capitale di rischio e investimenti in capitale di debito. Anche gli investitori non sono tutti uguali. Questi si differenziano per diversi fattori, ma una distinzione particolarmente rilevante riguarda il processo decisionale con cui portano avanti le proprie attività di investimento. La guida digitale di Osservatori.net offre una panoramica di questo ecosistema dinamico, fornendo strumenti utili per comprendere il mondo delle startup.

L’elemento di temporaneità suggerisce come un’impresa attraversi diverse fasi, dalla nascita alla crescita, fino a raggiungere una stabilità in termini operativi e finanziari. Spesso si tende ad associare l’etichetta di startup a imprese innovative con meno di cinque anni di vita o che abbiano registrato un fatturato al di sotto di una certa somma (la soglia più accreditata è di 20 milioni di dollari). Tuttavia, non mancano le aziende attive da più anni che vengono ancora classificate come startup per via della loro natura. È il caso, ad esempio, delle startup deep tech caratterizzate dalla presenza di un elevato rischio tecnologico e di mercato.

Il processo di consolidamento di queste realtà coincide con la validazione sul mercato del modello di business, ossia quel meccanismo attraverso il quale un’impresa crea valore per il cliente, lo distribuisce e ne cattura il ritorno economico. È importante sottolineare come, nella fase iniziale, il business model non sia definitivo, ma soggetto a evoluzioni grazie a test, sperimentazioni e ricerche di mercato.

LE NEWCO

In questo contesto è utile anche distinguere tra startup e newco (abbreviazione di new company). Mentre una newco è semplicemente una nuova entità giuridica appena costituita, indipendentemente da settore o ambizione di crescita, una startup è una newco con l’ambizione (e il potenziale) di innovare e crescere rapidamente grazie a un business model replicabile e scalabile. Non tutte le newco, quindi, sono startup.

Partendo dalla definizione startup di Steve Blank, possiamo affermare che scalabilità e replicabilità sono le due caratteristiche principali di queste giovani imprese. Vediamo più nel dettaglio a che cosa si riferiscono questi aspetti: la scalabilità è la capacità di crescere senza aumentare proporzionalmente i costi; piattaforme di social network o streaming, nate come startup, sono ancora oggi scalabili perché i loro costi non aumentano nella stessa proporzione dei ricavi generati. La replicabilità è invece ciò che permette di applicare il proprio business model in altre località geografiche, settori o gruppi di clienti, adattandolo senza necessità di modifiche sostanziali. Netflix, ad esempio, replica il suo modello in diversi Paesi adattandolo con lingue e contenuti locali.

LA LEGISLAZIONE ITALIANA

In Italia il ministero delle Imprese e del made in Italy ha stabilito la definizione di “startup innovativa” e ha previsto la possibilità di registrazione di tale status presso il Registro Imprese del Paese, al pari di quanto avviene per le Pmi innovative. Per ottenere lo status di startup innovativa, secondo il decreto legge 179/2012, articolo 25, comma 2, modificato dall’articolo 28 della legge 193 del 16 dicembre 2024 l’impresa deve essere una società di capitali che rispetta i seguenti requisiti: deve essere costituita da non più di 5 anni; è una microimpresa o una piccola o media impresa con residenza in Italia o in un altro Paese dello Spazio Economico Europeo (ma la sede produttiva o filiale deve essere in Italia); il fatturato non supera i 5 milioni l’anno; non è quotata in un mercato regolamentato, né in una piattaforma multilaterale di negoziazione; non distribuisce utili; deve avere come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di un servizio o prodotto ad alto valore tecnologico e non svolgere attività prevalente di agenzia e di consulenza; non proviene da una fusione, scissione o cessione di un’azienda preesistente; possiede una delle seguenti caratteristiche: sostiene spese in ricerca e sviluppo pari ad almeno il 15% del fatturato o dei costi di produzione; impiega personale qualificato (almeno 1/3 di dottori di ricerca, dottorandi o ricercatori, oppure 2/3 di laureati magistrali); è titolare, depositaria o licenziataria di almeno un brevetto o titolare di un software registrato.

Lo status di startup innovativa consente in Italia di presentare domanda per benefici fiscali, previsti con l’obiettivo proprio di promuovere l’imprenditorialità e lo sviluppo economico derivante da nuove imprese.

Il giornale ViaggiOff.it, edito dalla nostra casa editrice, ha raccontato nella sua sezione TravelUp storie di “astri nascenti” del travel.
Un progetto in collaborazione con l’Associazione Startup Turismo.

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Andrea Lovelock
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