Toscana batte governo 1-0 sul testo unico del turismo. L’assist decisivo arriva dalla Corte Costituzionale, che il 16 dicembre ha legittimato le norme della Regione su affitti brevi e overtourism, approvate nel 2024, respingendo così il ricorso dell’esecutivo e dichiarando infondate le questioni di legittimità sollevate nello scorso marzo.
Il testo introduce, tra le altre cose, una cornice normativa specifica per i Comuni maggiormente esposti agli effetti della diffusione di bed & breakfast, affitti brevi e affittacamere, riconoscendo agli enti locali strumenti di regolazione e governo del fenomeno.
LE RAGIONI DELLA CONSULTA
Il testo – sottolinea la Consulta – “conferma la generale funzione comunale di regolare gli insediamenti sul proprio territorio e fa salva la possibilità per il singolo Comune di temperare l’espansione delle attività alberghiere, tenendo conto delle esigenze del proprio territorio”.
Per quanto riguarda i limiti che i Comuni possono imporre agli affitti brevi, la Corte ha escluso “l’invasione della materia ‘ordinamento civile’: la norma detta una disciplina amministrativa che interseca in via prevalente le materie del governo del territorio e del turismo, in quanto prevede un potere regolatorio comunale – che riguarda un’attività economica di tipo turistico e si riflette sull’assetto del territorio – e istituisce un (possibile) regime amministrativo autorizzatorio”.
In base a questa disposizione, i Comuni ad alta densità turistica e i comuni capoluogo di provincia “possono, con proprio regolamento, individuare zone o aree in cui definire criteri e limiti specifici per lo svolgimento, per finalità turistiche, delle attività di locazione breve esercitate anche in forma imprenditoriale“.
In relazione, invece, agli articoli che stabiliscono che le strutture ricettive turistiche extra-alberghiere con le caratteristiche della civile abitazione devono essere gestite in forma imprenditoriale, essi determinano – scrive la Consulta – “un’ingerenza nelle libere scelte dei proprietari che però è giustificata, in quanto volta a perseguire una funzione sociale in modo proporzionato, in particolare la finalità di limitare la proliferazione delle strutture ricettive extra-alberghiere e gli effetti negativi dell’overtourism”.
GIANI ESULTA: «VITTORIA SU TUTTA LA LINEA»
Il verdetto della Corte Costituzionale è un regalo di Natale in anticipo per il governatore della Toscana, Eugenio Giani, che non trattiene la propria soddisfazione: «È una vittoria su tutta la linea della Regione Toscana, sono estremamente contento perché rivela la correttezza del nostro operato. Molte altre Regioni aspettavano l’esito del giudizio della Corte Costituzionale, a questo punto diventiamo caposcuola rispetto a leggi sul turismo che riconoscono questa disciplina e questa possibilità di autodeterminazione delle Regioni in una materia che di per sé la Costituzione riconosce a livello locale».
Concorda con Giani la sindaca di Firenze, Sara Funaro: «Un punto fermo importante per continuare nel nostro lavoro per un turismo sostenibile. Siamo sulla strada giusta e andiamo avanti. Come amministrazione siamo sempre stati convinti della necessità di una regolamentazione delle locazioni brevi in grado di garantire un’adeguata qualità della vita per i residenti e non appena abbiamo ne avuto la possibilità abbiamo approvato un regolamento, primi in Italia. Il diritto dei Comuni di introdurre limiti specifici in aree ad alta densità turistica è una importante strumento per città come Firenze che devono affrontare l’impatto del sovraffollamento turistico, preservando al contempo l’accesso al mercato per chi vuole intraprendere attività turistiche in maniera regolamentata e imprenditoriale. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di conciliare l’accoglienza dei turisti con la qualità della vita dei fiorentini».
LA REAZIONE DI SANTANCHÈ
Non si è fatta attendere la reazione del ministro del Turismo, Daniela Santanchè, che precisa: «L’intervento normativo statale sugli affitti brevi esiste già e il merito va interamente al governo Meloni, che nel 2023 ha affrontato un tema su cui il Pd, pur avendo governato per anni, ha sempre sonnecchiato. Ora, sembrano svegliarsi tutti insieme, come se avessero scoperto un problema che per decenni hanno ignorato. La sentenza della Consulta non fa altro che confermare la bontà della recente normativa del governo sulla regolamentazione delle locazioni turistiche che ha contemperato tutti gli interessi in campo e ha dato solo frutti positivi».
«Con l’introduzione dei Codici Identificativi Nazionali (Cin) e il censimento delle strutture ricettive – ricorda Santanchè – le relative sanzioni e misure di sicurezza degli appartamenti, è stata avviata una seria lotta contro l’abusivismo e il sommerso e per la tutela dei consumatori, fenomeni che hanno caratterizzato il settore per troppo tempo».
Infine l’affondo: «Lascia sconcertati il passaggio della Consulta in cui si sostiene che la regolamentazione delle locazioni turistiche sia regionale perché rientra tra le materie del turismo e del governo del territorio, conferendo poteri regolatori a livello regionale e locale, distinguendo gli aspetti turistici da quelli negoziali che restano statali. Questa carta velina, con l’aggiunta della visione semplicistica del fenomeno basata su accenni approssimativi ad altri Stati come Spagna e Francia o addirittura all’home sharing ignora un aspetto fondamentale: ogni limitazione a queste attività è un’ingerenza nella disciplina della proprietà privata e alla libertà di impresa e certamente determinerà alterazioni del mercato e l’innalzamento dei prezzi nelle periferie. Ci sfugge qualcosa, o siamo di fronte a un tentativo di sovvertire le regole fondamentali dello Stato prendendo lo spunto da Spagna e Francia dove queste aberrazioni hanno già prodotto i propri frutti nefasti nei confronti del ceto medio?».



