Bed & Breakfast, le presenze in Italia crollano al -95%

20 Aprile 12:00 2020 Stampa questo articolo

Oltre 12,7 milioni di presenze in meno pari a un -95,8%: è il drammatico bollettino del settore b&b in Italia per i mesi di marzo e aprile: lo ha emesso il Centro Studi Turistici (Cst) di Firenze per Aigo-Confesercenti (Associazione Italiana Gestori Ospitalità).

Lo stop pressoché totale del comparto è costato finora 966 milioni di euro in termini di spesa turistica e le prospettive non sono per nulla rassicuranti. A fronte di questo scenario, Aigo chiede al governo l’istituzione di un fondo di emergenza per il turismo, a cui attingere come strutture ricettive registrate – e liquidità da concedere a fondo perduto per far sopravvivere l’intero settore extraalberghiero – che secondo i dati Istat, in Italia sarebbero circa 42mila.

«Un comparto cresciuto velocemente negli ultimi anni, che negli ultimi due mesi ha praticamente azzerato il suo fatturato – spiega il presidente dell’associazione Claudio Cuomo – E la maggior parte dei gestori si sentono lasciati indietro: nel 50% dei casi si tratta di soggetti senza partita Iva, che hanno trovato nell’affitto di casa l’unico lavoro. Indennità non sono previste in quanto non sono soggetti iscritti all’Inps. Così come non è praticabile l’accesso al credito perché non sono imprese; così come le stesse imprese che gestiscono attività ricettive, sono rimaste escluse dalle indennità».

A tutto questo si aggiunge «il danno causato dalle Ota che intermediano i contratti di soggiorno con le strutture, che non rispettano l’emissione di voucher, prevista dal decreto, limitandosi a risarcire i turisti a semplice richiesta – evidenzia Cuomo – Restano poi senza soluzione le morosità sulle utenze. Inoltre i privati si vedono negare dalle banche la sospensione dei mutui. Chiediamo misure che non necessitano di copertura finanziaria ma che darebbero respiro. I crediti di imposta sono stati riconosciuti sugli affitti di locali commerciali di negozi e botteghe, mentre le strutture ricettive ne sono escluse. Inoltre, si prevede un versamento ai proprietari delle mura. Ma la maggior parte dei gestori non avrà liquidità, in quanto a marzo ed aprile non c’è stata attività lavorativa».

Anche l’imminente Fase 2 «preoccupa i gestori che dovranno sostenere costi formativi ed esecutivi per la sanificazione delle strutture come richiesto dall’Oms e dall’Istituto Superiore della Sanità – aggiunge – Condividiamo la priorità alla salute e alla garanzia sulla sicurezza degli ospiti e nazionale. Purtroppo, però la maggior parte dei gestori non ha beneficiato delle agevolazioni all’accesso al credito e dell’indennità: per molti dunque non ci sarà la possibilità economica di adeguarsi. Una vera e propria condanna alla chiusura».

L’istituzione di un fondo di emergenza per il turismo e la liquidità immediata sono dunque le condizioni minime per far ripartire questo settore che nel 2019 aveva registrato un fatturato di circa 3 miliardi di euro. «Il prossimo decreto Aprile – conclude Cuomo – dovrà contenere misure per tutelare le significative opportunità di lavoro e di valorizzazione immobiliare che l’extralberghiero sta offrendo a tutta l’economia del Paese. Altrimenti rischiamo che centinaia di migliaia di famiglie avranno a breve un problema di occupazione maggiore di quello che abbiamo conosciuto negli ultimi anni».

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