Da ancillary a esperienze: il vero bottino dell’etravel

28 Gennaio 12:12 2019 Stampa questo articolo

Non chiamatele spese ancillari: trasporti locali, ristoranti, shopping, parcheggi e cultura rappresentano il 26% del budget per la vacanza (su una spesa media di 725 euro). Spesso sono il motivo stesso del viaggio (come lo shopping, per esempio, nell’11% dei casi) e c’è una parola oggi molto in voga che le accomuna tutte: esperienze.

Come le acquistano i turisti italiani e sopratutto quanto le acquistano online? Si è concentrata anche su questo l’ultima ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel turismo della School of Management del Politecnico di Milano.

DESTINAZIONI E STARTUP. Le attività esperienziali più richieste sono lo shopping e i ristoranti, a pari merito con il 73% delle preferenze, seguono le attività culturali, 57%, mentre i trasporti locali sono il servizio più acquistato, al 46%, seguito dalle card turistiche, 35%, e dai parcheggi, 30%.

Come vengono acquistate le “esperienze”? La situazione è abbastanza divisa: nel 65% dei casi di persona, il 55% dei turisti invece ha scelto il web. Ed è ancora molto forte l’acquisto a destinazione, con le dovute eccezioni: i servizi legati a relax e benessere vengono prenotati anche prima dell’alloggio.

Tra chi punta a migliorare l’esperienza sulle attività a destinazione ci sono anche le startup: il 42% delle settantasette realtà prese in considerazione dalla ricerca hanno proprio questa come area di business, soprattutto nello sviluppo di piattaforme di contenuti digitali e sistemi di prenotazione.

I PUNTI DEBOLI: MANCA L’AGGREGAZIONE. Ci sono però delle criticità, ed è Nicola Gasperini, general manager e group Cfo Destination Italia per Intesa Sanpaolo, a evidenziarle: «A differenza di altri comparti, come quello aereo e ricettivo, c’è ancora un’estrema polverizzazione nel mondo delle esperienze. Occorre una politica di spinta all’aggregazione sia sul fronte societario che dal punto di vista tecnologico delle piattaforme».

E dove latita l’attore pubblico si muovono i privati: «Stiamo cercando di percorrere questa strada da operatori, per esempio con il Destination Master Program a cui si può affiliare chi abbia un’offerta di esperienza nel Paese».

EXPERIENCE AL CONVEGNO O IN CROCIERA. Il concetto di esperienza si allarga anche al Mice e al business travel, «inserendo la tecnologia e lo sharing all’interno di un convegno o un evento business o programmando un evento all’interno di un altro, come una convention aziendale inserita nel contesto di un appuntamento come il Palio di Siena, giusto per fare un esempio», racconta Isabella Maggi, direttore marketing e comunicazione Gattinoni Travel Network.

E la tecnologia può tornare protagonista anche durante una crociera, come succede in casa Costa dove, spiega il country manager Italia, Carlo Schiavon, «una volta a bordo l’ospite ha a disposizione un’app per prenotare servizi, ricevere notifiche e scoprire tutte le informazioni della giornata».

L’ESPERIENZA DOPO IL VIAGGIO. E poi c’è un aspetto spesso sottovalutato e che invece vale la pena ricordare: il viaggio non finisce una volta tornati a casa, perché l’esperienza può continuare con l’acquisto online di prodotti legati alla località visitata (enogastronomia in primis): attualmente lo fa il 9% dei viaggiatori smart. La sfida è quindi quelli di intercettarli lavorando per far crescere questa percentuale.

L'Autore

Mariangela Traficante
Mariangela Traficante

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