Disastro Air India, tutta la colpa al comandante

Disastro Air India, tutta la colpa al comandante
17 Luglio 12:24 2025

Il comandante. E così – scrive il Wall Street Journal, confermando le anticipazioni del Corriere della Sera e rivelando quanto emerso dall’analisi della scatola nerail responsabile dello spegnimento dei motori del Boeing 787 di Air India, precipitato lo scorso 12 giugno, ha un nome e un cognome: Sumeet Sabharwal.

Il Journal, quindi, ricostruisce la dinamica citando funzionari statunitensi a conoscenza del contenuto dei file audio. Materiale ascoltato direttamente anche da Jennifer Homendy, numero uno dell’Ntsb, l’ente investigativo americano che indaga sugli incidenti nell’ambito dei trasporti.

In questo modo la ricostruzione solleverebbe completamente dalle responsabilità Boeing e Ge Aerospace, ma chiamerebbe in causa il rapporto preliminare degli investigatori indiani, che non avrebbero citato il dettaglio.

Ex funzionario del ministero dell’Aviazione civile indiano, 56 anni, Sabharwal aveva oltre 10mila ore di volo alle spalle e, soprattutto, nessun giudizio negativo a suo carico. Eppure le scatole nere rivelerebbero che è stato lui, pochi secondi dopo il decollo, ad arrestare il sistema che consente il flusso di carburante ai motori.

Un rapporto preliminare dell’inchiesta dell’Air accident investigation bureau indiano, diffuso la scorsa settimana, aveva riassunto a pagina 14 lo scambio di battute in cabina, ma non aveva specificato chi tra comandante e copilota avesse detto cosa: «Why did you cutoff?». «I didn’t». Cioè: «Perché hai spento i motori?». «Non l’ho fatto».

Riviviamo quegli istanti nella ricostruzione del Corriere: “Tre secondi dopo il decollo del volo Air India 171 il comandante Sumeet Sabharwal ha alzato la mano destra, l’ha portata verso due levette della console centrale del Boeing 787 e ha interrotto, in rapida successione, il flusso di carburante prima del motore sinistro e poi di quello destro. In quella fase così delicata, con l’attenzione dedicata a portare il velivolo il più in alto possibile, il primo ufficiale Clive Kunder, in quel momento il pilota responsabile delle attività principali, non poteva fare nulla: le sue mani erano impegnate a gestire il jet”.

Insomma, a rivolgere la fatidica domanda –«Perché hai spento i motori?» – sarebbe stato Kunder, che ha provato a salvare il salvabile. Ma ormai era troppo tardi.

Le ombre restano comunque tante. Soprattutto rimane in piedi la domanda più importante: perché? Cioè, quale movente avrebbe indotto – qualora la notizia fosse confermata – il comandante Sumeet Sabharwal a spegnere i motori dell’Air India 171?

Infatti il Wall Street Journal sottolinea che il rapporto preliminare delle autorità indiane non è giunto ad alcuna conclusione sulle cause dell’incidente o sul motivo per cui gli interruttori del carburante siano stati disattivati. Senza escludere possibili difetti di progettazione, malfunzionamenti o problemi di manutenzione.

Intanto, Campbell Wilson, amministratore delegato di Air India, ha invitato il personale della compagnia a evitare di trarre conclusioni premature sulla sciagura, osservando che l’indagine è «ben lungi dall’essere conclusa». Un portavoce del ministero dell’aviazione civile indiano, invece, ha definito la versione dell’articolo del Journal «unilaterale», senza aggiungere altro.

Di sicuro c’è solo una cosa: la partita non finisce qui.

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L'Autore

Fabrizio Condò
Fabrizio Condò

Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004

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