Ecommerce, l’effetto Covid incorona i marketplace B2B

18 Giugno 10:23 2020 Stampa questo articolo

È arrivata l’ora dei marketplace e dei nuovi rivenditori nati apposta per il canale digitale. Se per il mondo del turismo si tratta ancora di una suggestione per gli anni a venire (ma attenzione, la rivoluzione post Covid-19 rischia di accelerare i tempi in modo significativo, ndr), in Italia tre imprese B2B su quattro, con fatturato superiore a due milioni di euro, utilizzano i canali digitali in qualche fase o per qualche scopo del processo di acquisto (era il 65% nel 2015).

A dirlo sono i risultati dell’Osservatorio Digital B2B della School of Management del Politecnico di Milano, che sottolineano anche come il 52% delle aziende B2B (o B2B2C) con più di 20 milioni di fatturato, dispongano di un canale ecommerce attivo (+10% rispetto alla ricerca condotta a fine 2015).

Inoltre, prosgue l’Osservatorio, il 40% delle aziende B2B ha attivato un ecommerce con sito proprio, mentre il 18% vende con marketplace; il 26% di aziende B2B, poi, non ha nessuna attività di digital commerce (era il 37% nel 2015), ma buona parte prevede di iniziare a farlo entro un anno. Per tutti, la principale barriera a un uso più intenso degli strumenti digitali è rappresentata dagli attuali rapporti con i fornitori tradizionali.

«I marketplace B2B stanno conquistando una quota di mercato importante e crescente. Il fenomeno è già rilevante in Usa e dominante in Asia, molto meno in Europa e in Italia dove la diffusione dei marketplace B2B è solo agli inizi – spiega Roberto Liscia, presidente di Netcomm – Il livello di conoscenza dei nomi dei principali marketplace B2B è cresciuto significativamente, passando dal 38% nel 2016 al 95% nel 2019, segno che l’interesse degli attori verso questi canali sta aumentando in modo rilevante». Dalle ricerche emerge chiaramente come i buyer italiani sono oggi combattuti tra i forti legami con i fornitori tradizionali, che magari non hanno ancora sviluppato servizi e modelli digitali adeguati, e l’enorme opportunità di fornitura costituita dai canali digitali.

Il 33% delle aziende buyer, infatti, ha attivato rapporti commerciali con fornitori che sono stati individuati per la prima volta grazie a una ricerca online o altri strumenti digitali e il 15% dei buyer intervistati usa già i marketplace B2B per fare acquisti. «Il digitale non è più solo un elemento utile per essere competitivi – aggiunge Paola Olivares, direttore Osservatorio Digital B2B, Politecnico di Milano – Sta diventando un fattore chiave per la sopravvivenza stessa delle imprese. E questo nonostante la quintultima posizione occupata dall’Italia nella classifiche europee dello sviluppo digitale».

Ma quali sono i player più importanti del mercato? Si può immaginare, aggiunge l’indagine, che i grandi marketplace B2B giocheranno un ruolo chiave nello sviluppo dell’ecommerce, ma anche che la frammentazione e specificità dei diversi comparti del “business to business” potrà consentire lo sviluppo di molti player generalisti e settoriali.

È così che, ad oggi, in testa alla classifica dei primi 25 marketplace solamente B2B c’è il cinese Alibaba.com. Il portale passa, invece, al 9° posto complessivo della classifica se si includono anche i marketplace B2C; un ranking, quest’ultimo, che vede nei primi 25 posti per stima del traffico anche colossi come Ebay, Amazon.com, che include anche le funzionalità di Amazon Business, lo statunitense Etsy, seguito dall’indiano Flipkart.

L'Autore

Giorgio Maggi
Giorgio Maggi

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