Centri commerciali, strade, eco-lodge, resort di lusso e perfino una funivia. Per volere dell’Egitto, saranno presto costruiti ai piedi del Monte Sinai, luogo sacro, conosciuto anche come Monte Horeb o Montagna di Mosé, per tutte e tre le religioni monoteistiche e per questo motivo frequentato ogni anno da migliaia di pellegrini e turisti ebrei, cristiani e musulmani.
Qui, in questa terra desertica, si trovano i luoghi in cui la tradizione vuole che Mosè abbia ricevuto da Dio le tavole con i Dieci Comandamenti; ai piedi del Monte sorge Santa Caterina, il monastero cristiano più antico al mondo, fatto erigere dall’imperatore Giustiniano nel 527, meta di pellegrinaggio, ma anche luogo raggiunto da tanti turisti che arrivano a piedi.
Un’area carica di mistero e sacralità che rischia oggi di perdere tutto il suo fascino con la costruzione di un vero e proprio centro turistico voluto dal governo egiziano che sogna un altro modello Sharm El Sheikh per monetizzare.
Il progetto, avviato nel 2021 per rendere la zona un nuovo paradiso per il turismo di massa, si inserisce in un piano preciso del governo, che per attuarlo è pronto ad allontanare l’antica tribù beduina Jebeleya che abita questi luoghi. Chissà, forse Trump ha preso ispirazione proprio qui per il suo piano turistico sulla striscia di Gaza che prevede la deportazione dei suoi abitanti.
Secondo quanto riportato dalla Bbc, pare che questa comunità beduina sia già stata sfrattata dalle proprie case, in parte con risarcimenti quasi nulli. Sempre secondo l’emittente britannica, sembra che addirittura la tribù sia stata costretta a estrarre i corpi dei propri cari dalle tombe per far posto a un nuovo parcheggio.
La buona notizia è che, al momento, i lavori sono temporaneamente bloccati per mancanza di fondi, ma l’intenzione di trasformare il Monte Sinai in un’accogliente località ricettiva resta. Purtroppo.



