Il Giubileo e l’elezione del primo Papa statunitense. Ovvero, un evento programmato da tempo e un fatto storico, inaspettato. Il 2025 sembra nato sotto i migliori auspici per il turismo inbound dagli Stati Uniti, non solo quello religioso. Ma sarà davvero un anno da ricordare? Il turismo è un settore sensibile a fattori che possono influenzare le scelte di chi si mette in viaggio. E chi, più degli statunitensi, può aver deciso di rivedere i propri piani, nel 2025?
DATI DIVERGENTI
Se in Italia, molte associazioni, tour operator e piattaforme di prenotazioni mostrano ottimismo e dati in rialzo sui flussi turistici dagli Stati Uniti, la fotografia che arriva dagli States è diversa.
I dati elaborati a maggio da Cirium, sui mesi da giugno ad agosto, raccontano altro. Secondo l’indagine condotta dalla società di analisi di dati aeronautici – che si basa principalmente su dati provenienti da agenzie di viaggi online (Ota) – la bolla Usa in Italia è destinata a sgonfiarsi. Giudizio lapidario, ma basato sui numeri: le prenotazioni estive dal Nordamerica risultavano in calo di quasi il 10% rispetto al 2024, addirittura del 17% su Roma.
I PERCHÉ DI UN RIPENSAMENTO
In realtà, sottolinea Cirium, non è affatto una sorpresa, ma la conferma di quello che molte compagnie aeree hanno già spiegato illustrando le proprie previsioni sui conti: i voli transatlantici stanno rallentando. Perché?
Per l’instabilità del mercato, per la guerra commerciale scatenata dall’amministrazione Trump, perché gli americani non si percepiscono ben voluti – a causa del loro presidente – e per il ritorno del last minute. E ancora: per la preferenza per i viaggi interni – anche per risparmiare – per il dollaro indebolito e, infine, per la decisione del presidente Donald Trump di aumentare l’allerta sull’Italia, passata dal livello 1 al livello 2, invitando i turisti statunitensi a «esercitare maggiore prudenza» a causa del «rischio di violenza terroristica».
TURISMO ALTOSPENDENTE IN SALUTE
C’è poi da fare un distinguo: in calo appare più che altro il turismo mainstream, per intenderci quello delle fasce medie, non quello altospendente, che invece sembra, nel mondo, in ottima salute, e su cui compagnie aeree e operatori stanno puntando sempre più per generare profitti.
L’OTTIMISMO DI CARRANI TOURS
Roberto Pannozzo, ceo di Carrani Tours, è tra quelli meno preoccupati: «È ben chiaro ed evidente a tutti che il calo delle presenza statunitense derivi dalla diminuzione del potere di acquisto del dollaro rispetto all’euro, che tra l’altro non lascia ben sperare visto l’andamento peggiorativo degli ultimi mesi, basti pensare che a maggio per comprare un euro servivano 1,14 dollari, che oggi ce ne vogliono 1,17, mentre nel luglio 2024 “solo” 1,08».
«Gli americani, però – ha aggiunto Pannozzo – sono, con i tedeschi, sempre lo zoccolo duro delle presenze straniere in Italia. Malgrado il calo, quindi, noi di Carrani siamo fortemente convinti che sia comunque il momento di tenere duro e continuare a investire sul mercato».
«Abbiamo, infatti, appena siglato una importante collaborazione con una delle principali società di rappresentanza statunitense – ha spiegato il ceo di Carrani Tours – abbiamo sviluppato prodotti specifici per il mercato high-end americano e siamo fiduciosi che questo segmento non farà mancare la sua presenza come, in realtà, successo anche quest’anno. Preciserei che il calo delle presenze dagli Stati Uniti riguarda il mercato mainstream e non quello altospendente, dove noi siamo ben posizionati con la nostra marca Premium Italy».



