Anche la Norvegia si difende dal turismo di massa e imporrà una tassa di soggiorno per i turisti che visitano alcune zone del Paese. Non è stata una decisione semplice per la nazione del Nord Europa, dove esiste da decenni un principio che riconosce la possibilità di accedere a qualsiasi area naturale, pubblica o privata, per escursioni o attività sportive amatoriali, da parte di tutti.
Ma l’incremento esponenziale dei turisti degli ultimi anni, attirati dalla bellezza del Paese e dal clima favorevole in estate – nel 2023 sono stati 5,6 milioni, pari all’intera popolazione norvegese – ha convinto anche la Norvegia ad applicare un balzello di entrata, contrariamente ai suoi principi etici, per difendere in particolare alcuni ambienti invasi dai turisti, come le isole Lofoten, nel nord del Paese, dove la situazione sta sfuggendo di mano, per colpa anche dei soliti social e dei paesaggi instagrammabili.
La tassa di soggiorno, in vigore dall’estate 2026, è un compromesso piuttosto articolato e arriva dopo che il Parlamento norvegese ha respinto una proposta per una tassa nazionale sugli alberghi, scegliendo di applicarla a livello locale. È fissata al 3% della spesa per ogni pernottamento, ma non si applicherà a tutti i turisti.
I singoli comuni che vorranno attivarla dovranno fare richiesta al governo centrale e dimostrare di dover gestire un ingente flusso di turisti. Una volta entrata in vigore, dovranno pagarla i turisti che dormiranno in hotel e a bordo delle navi da crociera, ma non quelli che pernotteranno in campeggio o in camper. Le prime città che dovrebbero applicarla già nel 2026 sono Bergen, Tromsø e forse Oslo, oltre alle isole Lofoten.
I proventi della tassa andranno a beneficio dei servizi legati al turismo: tra questi, la manutenzione dei sentieri, i servizi igienici pubblici, la gestione dei rifiuti e i sistemi di informazione per i visitatori.



