Ponte sullo Stretto, semaforo rosso della Corte dei Conti

Ponte sullo Stretto, semaforo rosso della Corte dei Conti
17 Dicembre 12:28 2025

Sul (teorico) Ponte sullo Stretto si viaggia a senso unico alternato. Un giorno stop, l’altro disco verde, poi nuova bocciatura, griffata ancora Corte dei Conti: l’iter messo in piedi dal governo non rispetta le norme europee. Eccola qua la novità del giorno sulla struttura che sta tanto a cuore al ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che ha lanciato il guanto di sfida inaugurando le nuove fermate della Metro C a Roma: «Ci sono metro che uniscono e ponti che dividono, non capisco perché».

Ecco, il perché lo hanno spiegato i giudici contabili nelle motivazioni della sentenza emessa il 17 novembre scorso: “Criteri modificati, va fatta una nuova gara. Costi a carico dello Stato indefiniti e incerti“.

La sezione centrale di controllo di legittimità aveva bocciato il decreto del Mit, relativo al terzo atto aggiuntivo della convenzione tra il Mit stesso e la società Stretto di Messina, sulla modifica dei contratti in corso di validità. Nello specifico, il provvedimento non rispetta la direttiva sugli appalti, con il rischio di apertura di una procedura di infrazione e contenziosi civili a cascata.

Il provvedimento è arrivato, con una coincidenza clamorosa, proprio mentre il governo rivedeva con un emendamento il cronoprogramma di finanziamento dell’opera all’interno della Manovra. In prima istanza la Corte dei Conti aveva respinto la delibera Cipess, che stanziava 13,5 miliardi di euro per il Ponte.

IL TESTO DELLA CORTE

La Corte sottolinea, in particolare, l’incertezza sul costo complessivo: “La valutazione degli aggiornamenti progettuali in misura pari a euro 787.380.000, in quanto frutto di un’attività di mera stima, rende possibile il rischio di ulteriori variazioni incrementali, incidenti – in disparte i problemi di reperimento di nuove coperture – sul superamento della soglia del 50% delle variazioni ammissibili, anche in considerazione dei dati offerti dalla stessa amministrazione”.

I magistrati contabili affrontano anche il tema dei finanziamenti. In origine era prevista una quota, pari al 60%, di risorse private, mentre oggi l’opera è sovvenzionata interamente con fondi pubblici. “Una simile differenza di finanziamento dell’opera – si legge nelle motivazioni – è tale da modificare sostanzialmente la natura del contratto. Infatti, la circostanza che l’opera sia completamente finanziata con fondi pubblici cambia la natura del contratto perché libera la concessionaria dalla necessità di reperire altrove risorse finanziarie e modifica, conseguentemente, anche il rapporto tra questa e il contraente generale”.

“Tale circostanza – conclude la Corte – concreta un’ipotesi di modifica sostanziale del contratto in quanto introduce una modifica dell’assetto contrattuale che non solo cambia l’equilibrio economico del contratto a favore dell’aggiudicatario in modo non previsto nel contratto iniziale ma crea una condizione che, se fosse stata conosciuta al momento della procedura d’appalto iniziale, avrebbe potuto attrarre candidati diversi ed ulteriori rispetto a quelli inizialmente selezionati, in considerazione della più favorevole condizione di finanziamento dell’opera”.

Ponte sullo Stretto atto terzo. A breve il ciak del quarto.

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L'Autore

Fabrizio Condò
Fabrizio Condò

Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004

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