Un pacco assai “pesante” sotto l’albero. È il regalo sgradevole che rischia di trovare Ryanair, con un biglietto firmato dall’Antitrust e una sanzione monstre che oscilla tra 500 milioni e un miliardo in relazione alla vendita dei biglietti.
È in dirittura d’arrivo, infatti, l’inchiesta nei confronti della low cost irlandese, accusata di abuso di posizione dominante, aperta nel settembre 2023: il 22 dicembre sembra il giorno designato per la sentenza. Oltre alla multa, verrebbe chiesto alla compagnia di adeguare le sue pratiche alle linee guida, quindi cambiare il modello di business.
Secondo l’Authority, la compagnia avrebbe adottato pratiche per ridurre la fetta di mercato dei siti intermediari e delle agenzie di viaggi. Secondo il Corriere della Sera, Ryanair – “che occupa dal 38 al 50% dei voli interni in Italia ed europei da e per l’Italia” – compie scelte strategiche precise per tenere ancor di più in pugno il mercato.
Tra queste la verifica facciale, cui i passeggeri devono sottoporsi se acquistano tramite agenzia online, e il sistema “Shield”, che blocca le prenotazioni anomale. Tutto questo, ipotizza l’Antitrust, per veicolare i consumatori direttamente sul sito ufficiale della low cost e limitando così la loro scelta.
Il 10 dicembre, peraltro, in un’audizione dedicata a Fiavet Confcommercio, i rappresentanti delle agenzie di viaggi avrebbero denunciato che il vettore continuerebbe a scoraggiare la vendita indiretta, nonostante gli accordi siglati ad aprile sulle vendite tramite piattaforma Tad (Travel Agent Direct).
«Abbiamo documentato – ha spiegato il presidente Fiavet, Giuseppe Ciminnisi, a Repubblica – che Ryanair non sta rispettando il principio del parity rate, la parità tariffaria: i prezzi più bassi sono riservati alla vendita esclusiva sul sito web del vettore, rendendole di fatto indisponibili tramite il canale Tad destinato alle agenzie».
RYANAIR AL CONTRATTACCO
La difesa di Ryanair è affidata a un dossier in cui respinge le accuse, sostenendo che la verifica di identità e Shield non servono a monopolizzare il settore, ma fungono da barriera anti-frode.
Inoltre, la compagnia ribatte che assegnarle la quota di mercato anche solo del 34% sarebbe una «grave mistificazione» della realtà dei fatti e accusa l’Antitrust di aver «artificiosamente ristretto» la sua definizione di mercato proprio per far uscire una quota così elevata.
Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004
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