Taxi volanti, il futuro dell’Italia.
Intervista esclusiva all’Enac

Taxi volanti, il futuro dell’Italia. <br>Intervista esclusiva all’Enac
03 Aprile 09:59 2024 Stampa questo articolo

Enac fa da pioniere e traccia la rotta europea della mobilità aerea urbana. Un nuovo paradigma quello proposto dai vertical capable aircraft, vca, oppure evtol, veicoli elettrici a decollo e atterraggio verticale, che apre una “terza dimensione” innovativa per il trasporto locale nelle città europee.

Carmela Tripaldi, ingegnere aeronautico, direttore area di Regolazione e Ricerca Mobilità Innovativa Enac, illustra lo stato dell’arte della roadmap italiana per l’universo evtol e per la costruzione della rete nazionale di vertiporti.

Cos’è di preciso la advanced air mobility?
«Si tratta di una denominazione assunta in Europa per identificare questa mobilità che tiene conto dell’impatto ambientale, bassa emissione di rumore e gas inquinanti, che muove persone e cose sfruttando la terza dimensione, non in posti dove siamo abituati a vedere gli aerei, ma in ambienti congestionati urbani, le città. L’ambizione è migliorare la qualità della vita, ridurre i livelli di traffico, connettere le aree poco servite, più remote o con più difficoltà di trasporto in un’ottica di intermodalità».

Un cambio di visione, un nuovo paradigma?
«L’obiettivo è utilizzare la mobilità non più come un asset, ma come un servizio che ipotizza di muovere una persona o un bene da un punto all’altro utilizzando tutte le modalità di trasporto disponibili. Air taxi è una delle applicazioni della mobilità aerea innovativa, il servizio commerciale relativo allo spostamento delle persone».

Enac da tempo ha messo questo topic al centro della programmazione. L’autorità italiana ha aperto la strada in Europa?
«La prima autorità europea a pubblicare un Piano strategico sulla mobilità aerea siamo stati noi nel 2021, documento in cui abbiamo stilato una roadmap per individuare i gap tecnologici e un business plan. Nel 2022 c’è stato un forte interesse sia dal punto di vista del framework normativo che intendevamo sviluppare, sia dal punto di vista industriale perché si è creato un ecosistema nazionale che ha voluto recepire l’ambizione di questa nuova mobilità».

Da qui arriva l’avventura del progetto pilota Air taxi Roma?
«Sì, è stato lanciato con uno scopo: lo sviluppo di una tratta commerciale da Fiumicino a Roma città in vista del Giubileo 2025. La società UrbanV, in linea con il “Piano Strategico Nazionale per la Mobilità Aerea Avanzata 2021-2030” adottato da Enac, ha firmato un accordo con Ita Airways, Airbus ed Enel e ha l’ambizione di attivare servizi per il trasporto passeggeri tra l’aeroporto di Fiumicino e il Vaticano. Gli aeromobili vca sono costruiti da una startup tedesca, player che è in corso di certificazione con l’Agenzia europea per la sicurezza, Easa, inizialmente con un pilota a bordo e poi con la prospettiva futura di eliminare anche il pilota. Parallelamente è stato lanciato anche uno studio per identificare una rete di vertiporti sempre con il supporto di altri player istituzionali per le Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026».

Cosa serve ancora per l’avvio del progetto?
«L’immissione alla navigazione nei cieli di questi nuovi mezzi è importante, richiede un approccio graduale per permettere il lancio nei primi mesi del 2025. Ovviamente, in coerenza con la disciplina europea, l’aeromobile sarà certificato dall’Agenzia europea, e anche l’operatore avrà un certificato di operatore aereo, il servizio è assolutamente in linea con quelli che sono gli standard aeronautici».

Quando e dove vedremo i primi aerotaxi elevarsi nei cieli d’Italia?
«Le prime città impegnate in questa sfida sono sicuramente Roma e Milano, c’è molto interesse anche da parte di Bologna, Venezia e altre città. Le prime due, in particolare, sono state toccate dallo studio sull’accettazione sociale della mobilità aerea innovativa della Commissione europea del 2021 e hanno mostrato un grosso riscontro positivo in termini di aspettative. Ad oggi i progetti concreti sulla mobilità di persone, quindi air taxi, riguardano Roma e Milano, Venezia e Bologna ci stanno lavorando, molto avanti per il trasporto di beni anche il Veneto e la Campania».

Enac collabora anche con la Francia al progetto dei taxi volanti per le Olimpiadi 2024?
«Sì, stiamo lavorando con l’autorità francese e con l’Unione europea proprio per portare avanti questi due pilot project che sono Roma e Parigi. La startup Volocopter ha realizzato l’aeromobile per entrambe le capitali, ma per motivi contingenti, legati all’approvvigionamento di alcune parti, avvenuto in ritardo, la certificazione che era prevista per i primi mesi del 2024 è slittata più avanti e per le Olimpiadi di Parigi la macchina non sarà completamente certificata. Il progetto francese non prevedeva il lancio di un servizio commerciale, ma delle dimostrazioni con passeggerie la costruzione di un vertiporto momentaneo sulla Senna. Nell’ambito delle consultazioni locali ci sono stati dei problemi. Per questi motivi sono previste solo delle dimostrazioni ma non si potranno trasportare passeggeri. Quindi, presumibilmente Roma potrebbe superare la ville lumière e partire per prima in Europa».

In Italia quali città ospiteranno i vertiporti e saranno operative nel trasporto aereo urbano?
«L’Enac dal 2021 ha stipulato accordi di cooperazione con le principali regioni Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Campania, Lazio, Piemonte, proprio per affiancare le istituzioni sulla pianificazione locale, in particolare per definire i criteri per l’introduzione nei piani di trasporto regionali e nei piani urbani di mobilità sostenibile di questo nuovo concetto di intermodalità che tenga conto anche di questa terza dimensione, proprio perché questi nuovi mezzi sono facilmente integrabili in ambiente urbano perché sono a basso impatto ambientale. Se immaginiamo un’esperienza di viaggio, un passeggero deve poter partire da un luogo con qualunque mezzo (treno, aereo), arrivare in un punto di snodo, come un aeroporto o una stazione, e da lì muoversi verso la città con un air taxi per evitare il congestionamento. Il vertiporto si innesca in una rete che connette i punti nevralgici del tessuto urbano, per questo è indispensabile portare a bordo nel processo di pianificazione i territori e le esigenze dei cittadini».

Quali sono i requisiti necessari per poter ospitare i punti di approdo dei taxi volanti?
«L’Enac ha fatto seguito alla Drone Strategy 2.0 della Commissione europea e ha pubblicato il 15 gennaio 2024 la prima bozza del Regolamento “Requisiti nazionali per aeromobili con capacità di decollo e atterraggio verticale (vca) e relative traiettorie e infrastrutture”, che è andato in consultazione pubblica, terminata il 5 febbraio 2024. Adesso stiamo rielaborando i commenti e parallelamente aspettiamo la pubblicazione del pacchetto da parte dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa) per integrarlo con quello nazionale per avere tutti gli strumenti regolamentari abilitativi per questa nuova mobilità. Il regolamento Enac contiene i criteri per operare con i vtol nei cieli italiani che riguardano le infrastrutture, i cosiddetti vertiporti, e gli standard operativi che devono seguire gli operatori aerei conformemente alla normativa Ue e il disegno dei corridoi di volo».

Cosa sono i corridoi di volo?
«Negli ambienti urbani congestionati e in prossimità degli aeroporti o dove lo spazio aereo è intasato, richiediamo che questi vertiporti siano connessi da corridoi aerei ben definiti per far sì che questi mezzi non volino ovunque, pur se abilitati dalla normativa europea, ma seguano le cosiddette “autostrade del cielo” che connettono delle infrastrutture di terra, perché questo concetto di intermodalità si realizzi anche a livello aereo. Quindi connessione a terra e in volo di queste infrastrutture che sono a protezione di questi mezzi che inizialmente, anche se sicuri e certificati, hanno dei limiti di autonomia: sono a batteria e richiedono un’attenzione particolare nell’immissione nei cieli italiani ed europei. In questa prima fase, il disegno di corridoi prestabiliti, all’interno del quale possano volare in sicurezza, garantisce anche maggiormente l’accettazione sociale da parte dei cittadini. Questo è il motivo per cui i vertiporti non nascono ovunque ma nascono all’interno di una pianificazione locale che include anche la verifica e l’integrazione dal punto di vista aereo nei cieli italiani. Per Milano c’è una rete di vertiporti che saranno verificati anche con i corridoi aerei proprio per identificarli a supporto di questa mobilità come dimostratore per le Olimpiadi 2026».

La pianificazione integrata è quindi fondamentale?
«La pianificazione è all’interno delle linee guida che abbiamo rilasciato al ministero dei Trasporti per la revisione. Il piano nazionale per gli aeroporti prevede dei vertiporti nell’area milanese e romana e una serie di altri punti a integrazione della rete nazionale valorizzando anche le infrastrutture minori esistenti. Nelle città sono meno, ma nelle zone limitrofe ci sono una serie di elisuperfici o di aeroporti minori che possono essere utilizzate per questa nuova mobilità. Condizioni indispensabili per inserire i vertiporti in una città o regione sono l’introduzione della intermodalità nella rete dei trasporti, quindi all’interno dei Piani urbani della mobilità sostenibile, Pums e Sum, Sustainable urban mobility, poi sono necessari i requisiti di safety e security previsti nel futuro regolamento dell’Enac e l’accettazione sociale, che è la cosa più importante. Non si può prescindere dal riscontro da parte dei cittadini ed è fondamentale che i territori comprendano i vantaggi. Inizialmente può sembrare un servizio appannaggio di pochi, ma nella realtà come tutte le innovazioni che hanno dei costi che vengono ammortizzati nel corso del tempo, poi sarà fruibile da un numero sempre più elevato di persone».

Una tecnologia innovativa che va a decongestionare il traffico urbano. Quanto è sostenibile in termini di costi di produzione e tariffe per i viaggiatori?
«Nella prima fase di startup i costi saranno alti. Ma i vtol possono dare un risparmio sui costi manutenzione ed energia, che sono i maggiori fattori di costo per classe confrontabile. Prendiamo ad esempio un elicottero monomotore, mezzo leggero di dimensioni simili include i costi del pilota, ammortamento, assicurazione, infrastrutture e operazioni dell’eliporto: il costo orario supera il migliaio di euro, tra i 1.200 e i 1.500 arrivando anche duemila euro. I taxi volanti sono apparecchi molto più semplici, leggeri, con motori elettrici, per i quali si stima che i costi manutenzione siano molto inferiori dei mezzi con motori a turbina: si stima che il costo per un’ora di volo di questi vtol sia 150-180 euro».

Il costo con l’andare del tempo diminuirà?
«Saranno sempre più sostenibili, in modo particolare, quando entrerà in gioco il volo autonomo o con pilota remoto, i costi del pilotaggio si abbasseranno molto. Tutto l’ecosistema sia normativo che scientifico a livello mondiale ed europeo, sta lavorando per l’introduzione dell’intelligenza artificiale, abbiamo anche una road map a livello di aviazione civile europea, e questo abbatterà enormemente i costi».

Che tipo e che volume di traffico sarà in grado di catturare questa nuova mobilità?
«Questa nuova mobilità aiuterà a connettere luoghi, città, borghi dove ad oggi non è sostenibile pensare di costruire un aeroporto o dove, per difficoltà orografiche, non arrivano mezzi di terra ma solo d’aria. Inizialmente catturerà una mobilità regionale, locale, perché, proprio per i limiti tecnologici legati alle batterie, non possiamo immaginare di avere grosse capacità di riserve di energia. Ovviamente dipende anche dal modello: alcuni hanno prestazioni più elevate legate proprio all’aerodinamica. Il Volocopter che opererà a Roma è in realtà un piccolo elicottero con 18 motori elettrici e quindi non ha una capacità aerodinamica di autosostenersi, il limite dell’energia elettrica c’è. Altre fonti sostenibili arriveranno e sono più praticabili per tratte brevi. L’evtol dell’altra start up europea Lilium è stato progettato per arrivare a percorrere tratte regionali quindi in futuro l’autonomia arriverà a 300 chilometri».

C’è una corsa fra le compagnie per produrre gli aerei più evoluti e tecnologici?
«I mezzi arriveranno, l’industria è in fermento: in tutto il mondo ci sono più di 140 progetti, alla fine arriveranno a una decina di prodotti. La vera grossa sfida è quella dell’energia. L’obiettivo che stiamo affrontando adesso in Italia e in Europa è costruire l’ecosistema normativo, degli stakeholder e delle capacità industriali. I prodotti arriveranno, Airbus, Leonardo, Boeing, Embraer, i grandi player stanno a osservare e immaginiamo che da qui a dieci anni avremo dei volumi rilevanti e vedere sui cieli delle città questi mezzi sarà la norma».

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Francesca Cardia
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