L’era Douglas di Etihad: «Partnership mirate, anche con Emirates»

02 Maggio 11:33 2018 Stampa questo articolo

«Etihad non si ridurrà al ruolo di boutique airline». Parola del nuovo ceo del vettore, Tony Douglas, che durante il Global Aerospace Summit svoltosi in questi giorni ad Abu Dhabi ha sottolineato come l’obiettivo sia quello di rimanere uno delle più importanti compagnie aeree a livello globale, magari stringendo qualche partnership anche con i cugini di Emirates.

«Continueremo a considerare la possibilità di fare delle cose insieme», ha detto il manager ricordando come lo scorso gennaio le due compagnie hanno già sottoscritto un accordo relativo alla sicurezza aerea, oltre a lavorare insieme sull’handling in alcuni Paesi.

Porte sbarrate, invece, di fronte alle voci che avevano incominciato a girare tempo fa sulla possibilità di una vera e propria fusione tra i due vettori, giustificata dal fatto che sia Emirates che Eithad Airways soffrono di un mercato domestico di dimensioni contenute e si trovano a combattere con un bacino di potenziali passeggeri molto simile sui voli a lungo raggio.

«Guardiamo però sempre con ammirazione ai nostri vicini di casa, da parte nostra siamo ancora una compagnia con poca esperienza nel mondo dell’aviazione». Se Etihad, infatti, è stata fondata nel 2003, il vettore di Dubai lanciò i suoi primi voli 18 anni prima, e Qatar Airways nel 1994.

Per quanto riguarda il futuro, Douglas si è mantenuto su considerazioni generali. «Il primo passo è recuperare lo spazio perduto nel business globale (nel 2016 Etihad ha registrato una perdita netta di 1,87 miliardi di dollari) scegliendo i prossimi passi in modo oculato, anche attraverso alcune partnership, ma non come quelle del passato».

Ovvio, in questo caso, il riferimento agli investimenti pressoché fallimentari in airberlin e Alitalia decisi dalla gestione del precedente chief executive officer, James Hogan. «Ci hanno insegnato ad avere un approccio più strategico nella nostra crescita. E anche nelle partnership con altri vettori», ha concluso Douglas.

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Giorgio Maggi
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