Turismo delle radici, tesoretto da 8 miliardi per l’Italia

Turismo delle radici, tesoretto da 8 miliardi per l’Italia
17 Ottobre 13:02 2023 Stampa questo articolo

Ora si chiama turismo delle radici e non è affatto un neologismo folcloristico; dopo averlo “evocato” negli anni passati come turismo etnico o di ritorno, comunque lo si chiami è un fenomeno che per l’Italia potrebbe rappresentare una nuova, incredibile opportunità di crescita per tutto il settore incoming. Tanto più che nel Pnrr c’è un esplicito riferimento a questo segmento per il quale val la pena avviare mirati investimenti.

Lo ha auspicato lo stesso presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nell’aprire un forum organizzato a Rimini proprio dalla confederazione: «Dal momento che ormai viviamo in una “permacrisi”, ovvero una crisi permanente con gli effetti dirompenti del Covid, dell’inflazione, eppoi della guerra in Ucraina e ora delle tragedie in Israele e Gaza, credo che nel turismo sia indispensabile cercare di cogliere tutte quelle opportunità che ci possono consentire di mantenere certi primati. E l’Italia, con una stima di 80 milioni di “italici”, ovvero persone di origine italiane diffuse nelle Americhe, in Canada e in Australia, è uno dei pochi Paesi che può giocare la carta del turismo di ritorno».

Ed evocando una frase del Dalai Lama (“Dona a chi ami ali per volare, radici per tornare e motivi per rimanere”) ha sottolineato: «Dal momento che i numeri possono spiegare da soli l’importanza strategica di indirizzare politiche dedicate di attrattività turistica su questo target di mercato, come Confcommercio abbiamo stimato che, ben attivando il “turismo italiano delle radici”, l’impatto sull’indotto turistico del nostro Paese sarebbe di circa 8 miliardi di euro, in più, all’anno. E il 2024 è proprio l’Anno delle Radici italiane promosso dal ministero degli Affari Esteri, ovvero l’occasione perfetta per lavorare su questo mercato».

Un mercato analizzato con la lente d’ingrandimento da ben due ricerche, una della Swg sul profilo degli “italici” e un’altra dalla Tra Consulting sull’impatto economico del turismo delle radici. Ebbene, è emerso che in questa vasta comunità l’84% conosce bene l’italiano e 9 su 10 lo parlano in famiglia. L’82% mangia abitualmente cucina italiana. Solo il 12% non è mai venuto in Italia, 6 su 10 sono venuti o tornati più volte nel corso degli anni; 3 su 10 dedicano al viaggio in Italia 1 o 2 settimane per visitare parenti e luoghi di origine.

La maggior parte arriva con la famiglia preferendo i mesi di giugno e settembre. Il 27% prevede di pernottare a casa di parenti e amici, mentre il 35% punta su alberghi e un ulteriore 16% su altri tipi di strutture turistico-ricettive; 2.300 euro per persona il budget che il turista mette a disposizione, che diventano 3.700 per chi si allunga fino a un mese.

E c’è anche un identikit dell’italiano/turista delle radici che permette di identificare quattro cluster ben precisi: il nostalgico, migrante di prima generazione. Legame con l’Italia strettissimo, parla italiano e si sente italiano all’estero e per lui il viaggio delle radici è un must: sa dove andare e come muoversi.

Poi c’è l’ambassador: viene spesso in Italia per motivi lavorativi. Si sente italiano. Organizza da solo i propri viaggi anche con la famiglia. È una persona che ha una buona influenza nella propria comunità di adozione.

A seguire c’è l’italo…: italiano di seconda generazione, che non si definisce solo italiano ma italo-americano-argentino-brasiliano e approfondisce le sue radici come ricerca di identità. Il viaggio in Italia significa rivedere i luoghi di origine, i borghi, le case, i cimiteri dove sono sepolti i propri antenati.

Infine il curioso: è il giovane italiano nato all’estero che vuole vivere l’italian style e desidera venire in Italia per fare esperienze immersive non necessariamente legate alla volontà di riscoprire le proprie radici genealogiche. È un target con profilo più turistico, che non si sente italiano, ma che desidera fare esperienza di italianità che gli sono state veicolate tramite anche filmografia e social.

Potenzialità, dunque, moltiplicate per quattro e con ricadute anche trasversali come ha osservato l’ad dell’Enit, Ivana Jelinic: «Sono tanti gli italiani all’estero che, tornando in Italia, investono nel ristrutturare le vecchie case, e di fatto riqualificano un borgo, un territorio. Si tratta quindi di un turismo anche “costruttivo”, dettato dall’emotività, dalla memoria. E dal momento che oggi i turisti nel mondo hanno bisogno di molteplici motivazioni, i protagonisti del turismo delle radici, hanno peculiarità preziose: sono veri e propri ambasciatori del brand Italia che col passaparola possono convincere altri connazionali o altri stranieri a visitare il nostro Paese».

Dalle cifre e dall’analisi del contesto bisogna però passare ai fatti concreti, ovvero a pacchetti turistici ad hoc, allestiti secondo le esigenze degli “italici” che vogliono tornare, scoprire e magari ricostruire la loro storia familiare allungando la permanenza, i soggiorni con benefiche ricadute sulle economie locali.

L'Autore

Andrea Lovelock
Andrea Lovelock

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